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Home Serie A Basile: “Voglio la conferma di essere bollito. Reggio da finale scudetto. Nazionale? Un bel gruppo, Hackett ci serve come il pane”

Basile: “Voglio la conferma di essere bollito. Reggio da finale scudetto. Nazionale? Un bel gruppo, Hackett ci serve come il pane”

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Basile-OrlandinaGianluca Basile è sicuramente uno dei personaggi simbolo della pallacanestro italiana. Il suo palmares parla per lui con due scudetti in Italia e due in Spagna, un’Eurolega col Barcellona, l’oro europeo nel 1999 e l’argento olimpico nel 2004 in azzurro, oltre a una storica vittoria, dieci anni fa, contro il Dream Team, Gianluca Basile, 40 anni il prossimo 24 gennaio, ha ancora voglia di deliziarci con la sua classe e ironia, sganciando, anche a parole, qualche tiro ignorante. Da due anni il Baso milita nell’Orlandina Basket e dopo la conquista della promozione è pronto a disputare il suo 13° campionato nel massimo campionato italiano. Protagonista di una lunga intervista a cura de La Gazzetta dello Sport Basile analizza il campionato che sarà, i suoi propositi e tanto altro, inclusa una parentesi sulla squalifica di Daniel Hackett.

Basile, è pronto per il suo 13° campionato di Serie A?«Più che pronto sono curioso. Mentalmente mi sento quello di dieci anni, ma il fisico non perde occasione per dirmi che non è più così. L’ultimo vero campionato di A l’ho giocato a Cantù, Milano è stata una parentesi infelice, l’anno scorso in Gold mi sono divertito, ora vediamo che succede. Dipenderà da come sarò sfruttato».

Dopo le prime amichevoli che idea s’è fatto? «Il livello fisico e atletico è devastante rispetto alla Gold. L’anno scorso ogni squadra aveva due americani, ora, in precampionato, abbiamo affrontato Caserta che ne ha cinque e sono delle belve. E parliamo di una squadra che ha come obiettivo i playoff, figuriamoci quelle di vertice».

Capo d’Orlando che obiettivo ha? «Salvarsi sarebbe un grande successo. Le prime uscite non sono state un granché, ma possiamo migliorare tanto. Abbiamo americani di talento e una panchina con quattro veterani e un giovane. La squadra c’è, sono fiducioso»

Allargando il discorso. Milano davanti a tutti e poi…? «Reggio Emilia. Ha un budget di prim’ordine, probabilmente il secondo dopo Milano. Drake Diener e Darjus Lavrinovic sono giocatori che fanno la differenza. Dopo Milano non vedo una squadra più forte di Reggio: è da finale scudetto e non può sbagliare. Dietro metto Sassari che però ha appena aperto un nuovo ciclo ed è quindi un’incognita».

Milano come la vede?«Senza rivali in Italia, anche perché non ha più il pensiero di Siena, e con un organico che può lottare per la Final Four di Eurolega».

Andiamo sui singoli: il miglior straniero e un italiano su cui puntare. «Drake Diener è una certezza. Mi hanno parlato benissimo di MarShon Brooks, uno che attacca come Langford ma difende meglio. Gli italiani? Vorrei rivedere il Polonara di due anni fa».

In panchina un solo nome: Pozzecco. «Tornando a Varese ha alzato l’asticella ed è quello che voleva. Come coach non assomiglia a nessuno, è unico anche in questo. Allena la squadra come avrebbe voluto essere allenato lui: in attacco dà carta bianca e spazio alla fantasia. La difesa la cura molto, finalmente ha capito…».

I 6 mesi di squalifica ad Hackett sono troppi?«Direi di sì. Quella regola va rivista, anche perché se un giocatore non se la sente di stare in Nazionale non deve essere obbligato o punito. Daniel ha chiesto scusa e poi, per avere un’Italia competitiva, lui ci serve come il pane».

Un’Italia al completo che Europeo può fare?«Sulla carta è una delle più forti di sempre. Si sta creando un grande gruppo. Certo, con Hackett, Belinelli, Gallinari e Bargnani diventano tanti. Se poi i big si sentono in obbligo di dover decidere la partita da soli, allora un pallone potrebbe non bastare…».

Petrucci dice che gli stranieri sono troppi e gli italiani giocano poco. E’ d’accordo?«E’ un dato di fatto: l’anno scorso in Gold, con due soli Usa, gli italiani sono emersi. Un esempio su tutti: Pascolo, che è finito in Nazionale. Vediamo quest’anno quanto giocherà. Ma capisco anche le esigenze economiche dei club».

Dal basket che regalo vorrebbe per i suoi 40 anni?«La conferma che sono bollito e che è ora di andare in pensione».