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Detroit vuole riaccendere i motori ma quanti dubbi

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Nba

Riavvolgiamo il nastro. Di questi tempi l’anno scorso i Detroit Pistons avevano: trovato un allenatore migliore che nel recente passato, abbastanza spazio salariale e tanta speranza dopo annate grame. Finì che quello spazio salariale fu colpevolmente dilapidato con mosse come il contratto monstre a Jodie Meeks o con la scelta di continuare con tre lunghi che, oltre a pestarsi i piedi clamorosamente, mangiavano pure buona parte del salary cap. Gli aggiustamenti in corsa migliorarono la situazione per quanto possibile ma non abbastanza, tanto che oggi oltre ad avere comunque ancora la possibilità di un mercato tra il buono e il buonissimo è arrivata pure una discreta scelta numero 8 al prossimo draft, che se da una parte fa felici dall’altra certifica una stagione fallimentare.

 

Stavolta sarà coach Van Gundy però a potersi costruire, nel doppio ruolo di coach-presidente la sua squadra. Fatto fuori Smith l’anno scorso per il bene di tutti il primo nodo da sciogliere è quello della coesistenza Drummond-Monroe. Rinunciare a quest’ultimo parrebbe la scelta più logica. Nonostante il lungo da Georgetown abbia pur sempre avuto le sue cifre migliori proprio a fianco di Drummond due stagioni fa questo non basta a eliminare i palesi problemi di spacing che vanno a costituirsi quando entrambi sono in campo con la tendenza a attaccare continuativamente il canestro. Nonostante Monroe abbia allontanato le ultime voci, soprattutto quelle che lo volevano a Ny dove Monroe evoca subito bei ricordi, la separazione parrebbe la scelta più giusta.  Van Gundy non passerà un altro anno ad adattare il suo basket ai giocatori che ha ma cercherà giocatori adatti al suo gioco. Oggi i Pistons sono un’incongruenza nella Nba del run & gun di Golden State ma presto potrebbero adattarsi aggiungendo tiratori alla batteria. Vedendo anche gli Orlando migliori della gestione Van Gundy il 4 ideale era rappresentato da un ala capace di aprire il campo e costruire all’occorenza pure un tiro affidabile. Queste sono doti che non paiono appartenere come detto a Monroe quindi gli sforzi potrebbero essere dirottati su un Dreymond Green o un Paul Millsap o, quantomeno, verso un giocatore con quelle caratteristiche.

Per arrivare a questo tipo di giocatore si potrebbe rinunciare a quella numero otto arrivata dal draft ma anche qui la scelta non preclude rischi. Rinunciare alla scelta significherebbe rinunciare alla possibilità di aggiungere a roster subito un’ala piccola credibile, che è stato un altro dei problemi macroscopicamente accorsi in stagione. Prima dei Pistons però sceglieranno Sacramento e Denver, pure loro orientate a scegliere qualcuno con cui coprire quello spot. Da ciò si evince che se Wislow pare irragiungibile Herzonja o Stanley Johnson parrebbero nei radar dei Pistons, stando almeno alle previsioni ad oggi. Herzonja però pare ancora portarsi dietro troppi dubbi e non sembrerebbe adatto troppo a una squadra che ha bisogno di impatto subito. Oggi Herzonja non ha neanche il fisico che gli permetta di essere subito un fattore, non come ala grande almeno. In una squadra che non può permettersi di far fare un’altra stagione ad alto minutaggio ai vari Butler e Prince la scelta migliore sarebbe probabilmente la creatività pffensiva del prodotto di Arizona.

Tutto passerà in realtà da Andre Drummond. Atteso al quarto anno nella lega ora ci si aspetta il definitivo salto di qualità, anche perchè quel contratto firmato al massimo salariale lo implica in maniera più o meno implicita. Oggi la gente a Detroit lo ama, anche grazie a misure di marketing bizzarre come solo in America, vedi a proposito la scelta di accompagnare al prom (il gran ballo del liceo nei filmacci americani) una fan, ma presto gli sarà richiesto di più. E’ l’intera Detroit che aspetta che il suo principe la riporti finalmente al gran ballo dei playoff.