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Draft Prospects – Frank Kaminsky: The Tank è pronto a stupire ancora una volta

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Prosegue a tappe forzate la marcia di avvicinamento al Draft del prossimo giugno e con essa anche il viaggio di Draft Prospects alla scoperta dei suoi protagonisti; in questa edizione spazio al miglior giocatore della stagione collegiale appena conclusa: Frank Kaminsky.

CHI E’. Kaminsky è originario dell’Illinois, dove nasce a Lisle il 4 Aprile 1993, all’interno di una famiglia numerosa: Frank III è infatti il secondo di sette fratelli, due maschi e cinque femmine. Lo sport è da sempre una parte integrante della vita della popolosa famiglia Kaminsky: mamma Mary è stata un’ottima giocatrice di pallavolo alla Northwestern University, mentre papà Frank Jr ha vestito la maglia della squadra di basket della Lewis University. Non stupisce dunque l’immediata attrazione che la palla a spicchi esercita nei confronti del nostro, che, oltretutto, grazie all’impiego degli zii nelle facilities dei Chicago Bulls, cresce con la possibilità di assistere dal vivo agli allenamenti di Michael Jordan e degli altri suoi idoli d’infanzia.

I suoi inizi a livello giovanile lo vedono vestire la maglia della locale Benet Academy, con la

quale non tarda ad attirare l’attenzione di osservatori, reclutatori e college. L’anno decisivo per lasua esplosione è quello da senior, nel quale guida i Redwings ad una stagione da 29 vittorie a fronte di una sola sconfitta, fino alle Sectional Semifinals, dove Benet cade sotto i colpi dell’ex campione NCAA con Uconn Ryan Boatright, ai tempi stella degli East Aurora Tomcats. Nonostante l’assenza di titoli di squadra per Frank fioccano i riconoscimenti individuali: a fronte di un’annata da 14.2 punti, 8.7 rimbalzi, 4.2 stoppate e  2.8 assist, viene inserito nel primo quintetto statale da una giuria composta dagli allenatori dell’Illinois e dal Chicago Sun-Times, nel secondo dall’Associated Press ed oltre ad essere annoverato tra i migliori prospetti di area e conference, viene nominato “East Suburban Catholic Conference Player of the Year.”

 

A dispetto dell’incetta di riconoscimenti Scout, Rivals, 247Sports ed ESPN gli attribuiscono tutte una valutazione di 3 stelle ed infatti nessuno dei college di prima fascia si interessa concretamente a lui: a spuntarla sugli atenei locali (DePaul, Bradley, Northern Illinois, Northwestern and Southern Illinois) è Wisconsin, grazie a coach Bo Ryan, che si dichiara entusiasta del suo reclutamento prevedendo anni di soddisfazioni per se’ ed il suo staff, il numero 44 e tutti i tifosi dei Badgers.

La sua avventura in “Cardinal and White” parte in sordina, ma si caratterizza per un costante e progressivo miglioramento. Nei primi due anni mette insieme pochi minuti in campo e numeri tutt’altro che roboanti (1.8 punti e 1.4 rimbalzi in poco meno di 8 minuti da freshman, che salgono a  4.2 punti e 1.8 rimbalzi in 10′ da sophomore), ma affina ogni aspetto del suo gioco e pone con pazienza le basi per la sua definitva crescita.

All’alba della stagione da junior coach Ryan, che non ha scordato nemmeno per un attimo le parole pronunciate due anni prima, decide che è arrivato il momento di costruire la squadra intorno a lui; lo spazio in campo triplica, così come tutte le sue cifre, l’impatto è immediato e devastante: inizia la stagione stabilendo il nuovo record di punti nella storia dei Badgers con 43 e la finisce trascinando Wisconsin al torneo NCAA. Al termine di regular season da 14 punti, 6.3 rimalzi e 1.7 stoppate in 27 minuti viene inserito nel miglior quintetto della Big Ten ed il 29 marzo 2014, dopo aver affossato la #1 Arizona con 28 punti e 11 carambole nella partita che vale l’accesso alle Final Four, viene insignito del riconoscimento di Most Outstanding Player del West Regional; l’annata termina con la sconfitta in semifinale contro Kentucky, ma resta da incorniciare, tanto che si parla già di approdo tra i Pro, voci che il diretto interessato spegne dicendo di preferire giocare davanti ai 17000 scatenati del Kohl Center piuttosto che all’annoiato pubblico NBA.

Nel suo anno da senior è chamato a ripetersi, così come Wisconsin, da tutti data per favorita nella Big Ten. Anche in questo caso il pronostico è centrato: i Badgers vincono regular season e torneo.

La finale del regional li vede nuovamente opposti ad Arizona, che viene battuta grazie ad un super Sam Dekker da 27 punti: si torna alle F4 per il secondo anno consecutivo. Il calendario tuttavia non ha ancora finito di scherzare col destino e ripropone l’imbattuta Kentucky come ostacolo verso la finale: il pronostico è dalla parte dei ragazzi di Calipari, forti del 38-0, ma Wisconsin dimostra un valore ben superiore a quello attribuitogli sulla carta e batte i Wildcats per 71 a 64, sospinta dai 20+11 della sua stella.

Ancora una volta il risultato finale non sorride a Frank: a tagliare la retina è Tyus Jones, che conduce Duke al titolo, ma la stagione di Kaminsky rappresenta un unicum per continuità e solidità; la sua carriera collegiale si conclude con un’annata da 19 punti, 8.2 rimbalzi, 2.6 assist e 1.5 stoppate, con il 42% da 3 punti in 34 minuti di impiego medio.

A fare da cornice a queste cifre una vera e propria incetta di riconoscimenti unanimemente conferitigli: viene nominato giocatore dell’anno da tutti gli allenatori e da Associated Press, oltre che Naismith College Player of the Year, riceve l’Oscar Robertson Trophy, il John Wooden Award ed il Kareem Abdul Jabbar Award, come miglio centro.

PROFILO TECNICO. Frank Kaminsky è un 7 piedi (2 metri e 11) decisamente atipico. Il suo punto di forza sono senza dubbio l’ampio raggio di soluzioni offensive, specialmente la sua pericolosità fronte a canestro, data l’ottima capacità di attaccare dal palleggio e l’affidabilità del tiro, da qualunque distanza venga esso preso. La capacità di finire al ferro con entrambe le mani e la lunghezza delle braccia ne fanno una minaccia offensiva completa, in grado di costruirsi il tiro come di essere pericoloso nei giochi a due, sia nel pick&pop che nel pick&roll.

Difensivamente l’ex numero 44 dei Badgers è un giocatore nella media: giocano a suo favore i piedi veloci e le già citate braccia lunghe che lo aiutano in fase di intimidazione, così come nel catturare i rimbalzi.

D’altro canto quello che davvero manca a Kaminsky riguarda proprio il suo fisico: diffetta assolutamente infatti di atletismo ed esplosività, così come di “peso” per essere un fattore nell’area pitturata, sia dal punto di vista offensivo che difensivo, oltre che nei rimbalzi. Inoltre, proprio la sua varietà offensiva potrebbe rappresentare un limite alla sua carriera NBA, data la difficoltà di inquadrarlo in un ruolo ben preciso ora che verrà meno la libertà di creare gioco per se’e per gli altri che gli era concessa da coach Bo Ryan al college.

MOCKDRAFT BASKETITALY.IT. Come avvenuto nel passaggio dalla high school al college, anche in quello dall’università alla NBA, ciò che caratterizza le aspettative sul futuro di Kaminsky è il pessimismo circa le sue potenzialità, nonostante gli unanimi riconoscimenti per le qualità finora dimostrate.

E’ davvero possibile che il miglior giocatore del college basket oscilli nelle previsioni tra la decima e la quindicesima chiamata, agli estremi limiti delle scelte di lotteria? Quello che è sicuro è che Frank “The Tank” (soprannome preso in prestito dal personaggio interpretato da Will Ferrel nella commedia Old School) è un grande attaccante, un giocatore maturo ed intelligente, per il quale non si intravede certo chissà quale potenziale su cui lavorare, ma che se valorizzato potrebbe davvero rappresentare una grande scelta.

Il rischio altrimenti è quello di diventare uno dei tanti, uno di quei lunghi determinanti nel college basket che hanno però mancato il salto di qualità sul palcoscenico NBA.

Di una cosa tuttavia si può stare certi: Kaminsky è pronto a far ricredere tutti ancora una volta.