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Doncic il baby fenomeno che promette 99 problems..per gli altri

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madridEtimologicamente “nove” e “nuovo” pare che siano di uguale radice. In nove mesi nasce una creatura nuova. In Europa la massima accezione di nuovo porta il nome di Luka Doncic, che guarda caso, nell’anno di nascita di nove ne ha tre. La nuova “joya” del Real Madrid nasceva infatti nell’anno del lockout Nba, l’anno in cui gli Spurs campioni erano una novità assoluta e non una credibile possibilità annuamente. In Italia Pistoia annaspava all’ultimo posto mentre Varese festeggiava il titolo numero dieci con Pozzecco che probabilmente aveva per parrucchiera una drag queen e con i suoi capelli color fragola faceva impazzire un bambino di cinque anni, che ne scrive oggi a ventuno.

Doncic nasce in Slovenia ma ormai è difficile non considerarlo spagnolo, arrivato giovanissimo in Spagna e precisamente al Real. Origini balcaniche e esordi fulminanti tirano fuori il nome Mirotic ma il potenziale di Doncic è ancora più impressionante. Doncic è sotto i riflettori infatti già da anni come solo Ricky Rubio in Spagna fu ai suoi tempi, generando un hype discreto da anni. In Italia il nome di Doncic gira tra gli appassionati già da un paio di anni quando, con la selezione under 13 dell’Olimpia Lubiana si presentò a Roma mettendone 54-10-11. Che non si trattasse solo di un exploit si è capito presto. Doncic è stato il terzo più precoce ad esordire nella Liga l’anno scorso dopo aver vinto tutto il vincibile con le giovanili. L’esordio non è stato banale, citofonare all’Uncaja Malaga, avversario che banale non è e che si è beccato la tripla del ragazzino. Alla fine della scorsa stagione le apparizioni con la squadra campione d’Europa saranno cinque per un totale di ventiquattro minuti, abbastanza per non uscire più dalla testa di qualunque appassionato. A Madrid Lazo non  è l’ultimo arrivato e per non bruciarlo questa stagione lo sta inserendo gradualmete, facendogli pure assaggiare l’Eurolega.  Intanto la crescita è impetuosa anche a livello fisico visto che il nostro minorenne ad oggi è 1,98 e promette di crescere ancora. A differenza dell’altra “next big thing” europea Bender, un nonno dall’alto dei suoi due anni di più, però Doncic sembra non avere nel fisico la sua qualità migliore ma in una qualità di passaggio e una visione che lo rendono potenzialmente devastante sia da uno che da due se non anche da tre. Il prototipo del giocatore moderno.

Che Docic sia qualcosa di più di un progetto dalle grandi potenzialità già da ora lo hanno capito anche gli scettici in una giornata di fine novembre di quest’ anno. Una serata di cui i posteri racconteranno tra qualche anno con la lacrimuccia ed il tono enfatico di chi sa di essere stato spettatore di qualcosa di speciale. In quel ventinove novembre in una Bilbao Arena che non sapeva di cosa sarebbe stato teatro Doncic ha messo quindici punti e 22 di valutazione. Ci saremmo stropicciati gli occhi anche se fossero stati numeri gonfiati dal garbage time quelli del neanche diciassettenne ma sono numeri veri. Se uno che qualcosina lo ha visto come il veteranissimo Reyes si complimenta con te i presupposti per montarti la testa ci sarebbero anche. Il gioco dei paragoni anche giustificherebbe un atteggiamento poco centrato ma a scongiurare il rischio è lui stesso, almeno a sentire il suo coach. Lazo lo ha paragonato al serbo Bodiroga per quanto sia capace di fare qualunque cosa. Il soprannome di Bodiroga era “il Magic Johnson bianco”, poteva andare peggio. Le sue dichiarazioni dopo il match sono state di confortante ovvietà, di quella che trasmette un carattere umile. Doncic ha detto cose del tipo. “senza la mia squadra non avrei mai fatto questi progressi. Sono in una grande squadra, ne approfitto per migliorare..bla, bla, bla”.

Intanto si prepara pure per la Nba a cui è senza dubbio destinato e già in estate ha fatto tappa in California per migliorare il tiro, con quel Mike Penberthy che già ha avuto in dote la mission impossible di migliorare il tiro di Ricky Rubio in Minnesota qualche tempo fa.

Quando Doncic saluterà a Madrid magari con l’altro enfant prodige Hernangomez a Madrid non si fermeranno a piangere. Il prossimo a spingere è Usman Garuba che, nella stessa settimana del “Doncicazo” a Bilbao ne metteva 36 di media con 36 di valutazione nelle tre partite del VI Torneo Fundación y Linfoma, vinto dal Madrid con exploit in finale col Barcellona. Vabbè ora non è che son tutti fenomeni si opinerà. Certo, peccato che Garuba di anni ne abbia solo tredici e sia già sui 2 metri. L’aria di Madrid fa bene.