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Beli, ma ‘ndo vai? Prospettive future di un persicetano in America

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belinelliQuando ho visto la foto dei nuovi acquisti dei Kings, tra cui spiccava il nostro Beli le mie sensazioni sono state contrastanti. All’inizio mi ha preso un insana euforia e per un attimo ho immaginato che squadra meravigliosa potrebbe diventare Sacramento se Rondo e DMC si integrassero.

Ho immaginato Belinelli con la sua insindacabile cazzimma (dote sempre più evocata sui campi da basket di tutto il mondo anche in America, dove è più o meno traducibile nella mia interpretazione con il termine “Swag”), sudare nella maglietta che fu di quella sorta di Beli 1.0 a nome Peja Stojakovic e mi sono detto che Kosta Koufos è un buon rincalzo e che il primo da sinistra nella foto era un eccellente centro di riserva alla sua età. Poi mi sono ricordato che il primo da sinistra non è più un centro da un po’ e che ora sarebbe quello che dovrebbe mettere ordine dove ordine non ce n’è mai stato: i Sacramento Kings. Lo sconforto è cresciuto vedendo l’improbabile abbigliamento di Rondo (da turista ancora in ferie) e l’aereo dietro la

gioiosa truppa, che mi ha fatto pensare che i Kings avessero la Ryanair tra gli sponsor.

A completare il quadro un Cousins con poca voglia (eufemismo) di restare nella capitale californiana e quella mancanza oramai cronica che i Kings si trascinano da una vita nel ruolo di 4, accentuata dal rifiuto in extremis di Andrea Bargnani e non risolvibile con il buon Kosta Koufos, firmato con un triennale da 44 milioni su cui si può discutere. Eppure i Kings hanno il fascino maledetto che ti fa arrivare a convincerti che qualcosa di buono ne potrebbe uscire. E allora ecco che ti convinci che rispetto ad altre dirette concorrenti, come Portland o Dallas, loro un centro vero ce l’hanno se smette di ricordarci con tweet criptici che la sua simpatia per George Karl è pari a quella di un fan dei Pantera per il tizio dei One Direction. Tra i ritorni poi ci sarebbe pure l’ottimo Omar Casspi mentre dal draft parrebbe essere arrivato un lungo con i fiocchi come Cauley-Stein già pronto soprattutto in difesa. A completare il tutto è rimasto quel Rudy Gay da cui tutti ci aspettiamo ogni anno l’ultimo passo per portare a termine una maturazione che forse non avverrà mai.

Essendo tifosi di Marco poi, facciamo fatica a credere che il nostro sia volato in California solo per il bel tempo e i soldoni e quindi riponiamo fiducia nella sua scelta e speriamo che dividere spazio e minuti con lui faccia crescere ancora Ben McLemore passato da “next big thing” all’anonimato forse troppo in fretta. Nessuno ha accolto Beli a Sacramento con il “welcome to hell” che Spud Webb (cuoricino) riservò a Ritchmond ma l’emiliano è il primo a sapere che la sfida è difficile, pur restando molto affscinante.