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Revoca Scudetti Siena, continua la battaglia: depositati i ricorsi al Collegio di Garanzia del Coni

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Non si ferma la battaglia giudiziaria della Mens Sana Basket per difendere gli Scudetti 2012-2013, la Coppa Italia 2012-2013 e la Supercoppa 2013, revocati dal Tribunale Federale della Fip in seguito al processo sportivo con l’accusa di frode sportiva nei confronti degli ex vertici della Montepaschi Siena. Fallita la possibilità di ribaltare il verdetto in Corte di Appello, che ha ribadito la sua pozione confermando le sentenze iniziali di condanna agli imputati di cancellazione dei titoli, gli avvocati delle difese hanno completato in questi giorni il deposito dei ricorsi al Collegio di Garanzia del Coni, ultimo grado a livello sportivo dove poter provare a rovesciare le scioccanti decisioni del Tribunale Federale. Il primo a presentare il ricorso attraverso i suoi legali, ovvero Riccardo La Cognata, Francesco Montone e Gian Piero Biancolella, è stato l’ex Gm Ferdinando Minucci, poi alla spicciolata sono state presentate le istanze dell’ex amministratore Luca Anselmi (in questa serata), assistito dallo studio De Martino, l’ex segretaria Olga Finetti (avvocato Madia), la ex vice presidente Paola Serpi (avvocato Fusco), Cesare Lazzeroni (Perrone Compagni) e Polisportiva Mens Sana e Mens Sana Basket 1871, difese rispettivamente da Bruno Fassone e Daniele Nardo. Ad uscire dal procedimento, l’ex ds Jacopo Menghetti, che già non era comparso in sede di appello.

Speranza Coni – Le istanze saranno ora valutate dal Collegio di Garanzia del Coni, che generalmente viene considerato più morbido e votato alla mediazione rispetto alla linea durissima e intransigente utilizzata dalla Fip: gli avvocati intendono dunque far valere le loro ragioni alle sezioni unite, data l’importanza e la rilevanza delle questioni di diritto sollevate. La discussione avverrà presumibilmente entro un mese, massimo due, se verranno rispettati i tempi finora adottati dalla Fip: in caso di rigetto, le difese dovranno studiare nuove vie, magari a livello amministrativo o addirittura internazionale. Molto poi dipenderà anche dall’esito del procedimento penale in corso, che in caso favorevole agli imputati, potrebbe riaprire tutti gli scenari.

Accusa errata – Entrando nello specifico dei ricorsi, si cercherà nuovamente di dimostrare la nullità dell’accusa di frode sportiva formulata, attraverso la dimostrazione dell’erronea interpretazione e applicazione dell’articolo 59, che avrebbe portato la conseguente “carenza” e “manifesta illogicità” delle motivazioni rese note dalla Fip. Come già vanamente si cercò di affermare nei precedenti gradi di giudizio, le asserite condotte di falsificazione del bilancio non sarebbero state volte a permettere la tanto contestata iscrizione al campionato, ma si configurerebbero solo come dirette ed oggettive conseguenze di altre azioni (ovvero le detrazioni di risorse societarie per arricchimento personale, che anzi, avrebbero depauperato il potenziale economico). Il tutto quindi, non porterebbe a far sussistere frode per gli amministratori e la revoca dei titoli: “Anche se vi sono ovvie differenze tra il procedimento penale ed il procedimento sportivo – specifica il ricorso di Anselmi – così come sui precetti di natura sostanziale disciplinati dalla normativa nazionale e da quella sportiva, è pur vero che deve comunque essere individuabile un atto di frode (che si ha con la perpetrazione di artifici e raggiri) diretto a conseguire un vantaggio ingiusto all’atleta o altro tesserato per modificare il corretto e leale svolgimento di una competizione. In poche parole, non tutti i presunti comportamenti illeciti possono comportare automaticamente la configurazione dell’illecito di frode sportiva”. Oltre a ciò, il ricorso di Minucci, ribadirà la sostanziale differenza tra finti costi e falsi crediti, lamentando inoltre l’assenza di atti idonei all’assicurazione di vantaggi sul campo e alcuni vizi di notifica delle decisioni del tribunale.

Il grimaldello – Il cavallo di Troia che si spera possa far breccia fra i giudicanti del Coni, considerati più “neutrali” di quelli della Federazione, riguarderà però anche il contenuto delle altre motivazioni addotte. Come si legge sempre nel ricorso di Anselmi, i motivi dell’annullamento della revoca degli Scudetti e della condanna andrebbero ricercati nuovamente nella violazione del giusto processo (in quanto la Fip ha condotto le indagini, istruito il processo e scelto i giudici internamente) nel mancato contraddittorio e nella violazione del diritto di difesa: le tempistiche e i modi della Fip non sono piaciuti affatto agli avvocati, l’auspicio è quindi che in terzo grado si possa giungere a un giudizio più terzo e ragionevole. La patata bollente passa al Coni, che dovrà quindi decidere se accettare il teorema, finora assolutamente inedito, per cui da reati puramente contabili si sia giunti a provati illeciti di campo.

 

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