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Napoli e il Palasport: una vergogna senza fine

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Maurizio Balbi, Azzurro Napoli BasketAspettando il PalaSport. Parafrasando la più famosa piece teatrale di Samuel Beckett, nella quale i due protagonisti consumano la propria esistenza attendendo in eterno un signor Godot che non arriverà mai, questa è la condizione che attende chiunque voglia impegnarsi nel costruire e gestire una squadra di pallacanestro nella città di Napoli. Ultimo, in ordine di tempo, Maurizio Balbi, presidente della Expert Napoli che ha lanciato il suo grido d’allarme nei confronti delle istituzioni. “Non possiamo utilizzare il PalaBarbuto per svolgere le nostre attività con le modalità che occorrono ad una società che fa pallacanestro a questi livelli” ha detto il numero uno della Expert.

Il PalaBarbuto è un impianto che viene assegnato a domanda individuale e, di fatto, abbiamo solo una priorità rispetto ad altre società perché partecipiamo ad un campionato nazionale. Non possiamo utilizzarlo per il nostro settore giovanile o per le nostre consociate, come accade invece per altre realtà che operano nella nostra categoria. Come se non bastasse, la domenica abbiamo il problema legato all’agibilità che viene rilasciata partita per partita“. Comprensibile lo sfogo di un imprenditore che, dalle istituzioni locali, vorrebbe vedersi garantite condizioni che in altre città rappresentano la normalità: disporre di un impianto così da poter programmare le attività sportive ed economiche del proprio club. Le parole di Balbi, purtroppo, alle orecchie di chi segue il basket napoletano suonano come un disco dimenticato sul giradischi da venti anni, o meglio, visto che siamo nel nuovo millennio come un file mp3 mandato in loop sul proprio device. Una storia lunga e dolorosa nella quale il PalaBarbuto, ricordiamo, avrebbe dovuto ricoprire un ruolo transitorio. La struttura, infatti, era nata dieci anni fa esatti solo per poter ospitare temporaneamente il basket, in attesa della ristrutturazione del Mario Argento. E quando si pronunciano le parole Mario Argento, la vicenda assume davvero i toni del teatro dell’assurdo cari a Beckett. Giriamo indietro le lancette dell’orologio fino al 6 giugno 1998 quando, con la chiusura per inagibilità, si conclude la lenta agonia del palasport iniziata negli anni ’80. Da allora è cominciata l’attesa di vedere realizzata la ristrutturazione della struttura edificata in occasione dei Giochi del Mediterraneo del 1963. Si sono susseguite le squadre di basket, a partire dalla Nuova Pallacanestro Napoli di Lubrano, alla quale l’assessore allo sport Giulia Parente, interpretando il ruolo del giovane messaggero di Godot, garantisce il rientro nella storica struttura per l’anno 2001. Arriva il turno del Napoli Basket di Maione, che almeno è riuscito ad ottenere la costruzione di un palazzetto provvisorio – il PalaBarbuto appunto – dopo un esilio di due stagioni a Pozzuoli. Nel periodo di splendore della palla a spicchi partenopea si assiste ad un cambio di interprete, con il ruolo di messaggero stavolta rivestito da Alfredo Ponticelli, ma sempre con la promessa di procedere alla ricostruzione del Mario Argento nel giro di qualche anno. Il progetto prevedeva infatti la consegna della struttura principale, con 6.500 posti a sedere, per agosto del 2007; poi grazie a un’integrazione dei lavori la capienza sarebbe salita ad oltre 8.000 spettatori. I lavori iniziati nel giugno 2005 con la demolizione della vecchia struttura, si sono interrotti poco tempo dopo, lasciando i ruderi delle due vecchie tribune esposte alle intemperie, rovine ora diventate simbolo di una vergogna che marchia tutte le amministrazioni comunali succedutesi in questi anni. Compresa quella dell’attuale sindaco De Magistris, pronta ad annunciare una ripresa dei lavori per il 2012. Intanto, in un 2013 che si avvia a conclusione, addetti ai lavori e appassionati aspettano un palazzetto che non arriverà mai, proprio come il celebre signor Godot. Nel frattempo, anche per quel PalaBarbuto nato come provvisorio ma di fatto diventato definitivo, non si riesce a garantire un quadro normativo che possa tutelare chi intende fare basket professionistico nella città.

 

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