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A2 Playoff – Ciani: “La forza di questa squadra è stata quella di avere sogni ma di rimanere pragmatica, coi piedi ben attaccati a terra”.

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Coach Ramondino (Veroli)

E’ un’interessante conferenza stampa quella che si svolge a margine della partita. Sia l’allenatore dei vincitori, Franco Ciani, che quello dei vinti, Marco Ramondino, non hanno alcuna ritrosia nell’affrontare i temi tecnici, psicologici e umani di questa serie e degli interi playoff. Con alcune piccole perle di saggezza e filosofia che fa sempre piacere ritrovare nel contesto sportivo. Come ha detto Ciani, non si tratta soltanto di azzeccare un pick’n’roll o mettere un canestro più degli avversari…

Franco Ciani: “Siamo molto soddisfatti, ancora più di sabato. Ora siamo 2-0, dopo aver conquistato due vittorie in trasferta e abbiamo tre match ball, con due partite al Pala Moncada. Non dobbiamo commettere l’errore inconscio di pensare che la serie abbia preso una piega definitiva. Anche oggi, a un certo punto, abbiamo pensato potesse essere finita e ci siamo rilassati. Ciò va a merito di Casale, che ha provato a riaprire la partita, mostrando una notevole reazione. Noi anche oggi abbiamo avuto il merito di basarci molto sulla difesa e poi abbiamo messo i tiri che non hanno consentito a Casale di arrivare al tiro per raggiungerci. L’attenzione e il gioco che abbiamo espresso per tutta la partita sono le cose migliori, al di là del risultato. Se ci sto credendo alla serie A? Sarebbe banale dirvi che dopo aver battuto Treviso e Verona non abbiamo pensato alla chance di giocarci la finale. Quando fai due imprese così non puoi non pensarlo. Oltre non ci andiamo. Certo, arrivassimo all’atto conclusivo dei playoff ci consentirebbe di riempire il serbatoio di una convinzione incredibile. La forza di questa squadra è stata quella di avere sogni ma di rimanere pragmatica, coi piedi ben attaccati a terra. L’aspetto emotivo, il rischio di subire una maggiore pressione nelle gare casalinghe? Noi al Palamoncada ci sentiamo a casa, non credo ci sia questo rischio di giocare con un approccio sbagliato, il nostro pubblico in questi playoff ci dà una grossa mano a superare ogni paura. La costruzione della squadra? Dal punto di vista tecnico, volevamo una squadra di buoni giocatori, ma una squadra vera. Non volevamo essere legati a dei finalizzatori, e con questa filosofia siamo arrivati ad avere tanti protagonisti possibili per ogni partita: in questo momento è un grosso plusvalore. La frase di Nietzsche sul cogliere i momenti della vita presente sul nostro sito ufficiale(nell’angolo del coach, Ciani ha riportato questa frase del famoso filosofo: ‘La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli’, ndR)? Noi facciamo un grande lavoro sulle motivazioni, e la capacità di riflettere sulle frasi, su qualcosa che è lontano dal mondo dei giocatori, capire perché si fanno certe cose, ci dà una dimensione diversa nel nostro lavoro. Così ci prendiamo meno sul serio, a volte chi fa sport professionistico pensa di aver scoperto la penicillina, ma non è così!”.

L’analisi di Marco Ramondino è sincera e molto articolata come sempre: “L’analisi che vado a fare non deve far dimenticare i grandi meriti dei nostri avversari, che negli ultimi giorni hanno elevato il loro livello di gioco in maniera ammirabile e molto continua. Penso che a inizio partita l’essere già con le spalle al muro dopo gara-1 ci abbia fatto implodere. Se sulla qualità del gioco si può discutere, e iniziare con 0/6 ai liberi non è pensabile, Agrigento ci ha posto dinanzi ai nostri limiti e ci siamo intristiti. Allora ci siamo messi a fare delle giocate di fino, per rinnegare i nostri limiti, dimostrare di non averli. Nel secondo tempo almeno abbiamo reagito, a quel punto è arrivata la pressione data dal dover segnare a tutti i costi e l’abbiamo pagata, non riuscendo a completare la rimonta. Se avevo dei segnali su quello che sarebbe accaduto a inizio gara? Onestamente ho visto nei miei giocatori la stessa serietà, lo stesso atteggiamento, che avevo visto prima di gara-4 con Biella. Quando ho visto come stavano andando le cose, ho provato a dire la verità ai miei giocatori per scuoterli, come la sto dicendo a voi adesso, gli ho detto che ci stavamo facendo schiacciare da ogni singola giocata, e stavamo provando a fare cose di fino per uscirne. Io ho detto che anche se fossimo la squadra più scarsa del campionato, non ci vedrei niente di male. E’ peggio, per me, non riconoscere la nostra identità, non riuscire ad andare avanti come si è fatto finora. I limiti non sono qualcosa di negativo, mi spiace che si faccia finta di non averli e cercare di essere qualcosa di diverso da quello che si è, voler essere belli e sembrare quello che non siamo. Perché non abbiamo giocato come facciamo di solito? Faccio un discorso più ampio. La consapevolezza di quello che si è e si può fare, delle proprie possibilità, la si guadagna negli anni, quando ci si confronta con le responsabilità un po’ alla volta. Le responsabilità che si è preso Martinoni, ad esempio, il dover passare dall’essere un buon giocatore in mezzo ad altri che lo sostengono, a diventare l’architrave della squadra, non è un passaggio da poco. Non sempre sei consapevole di questo ruolo. Ci sono una serie di fattori che hanno influito sul nostro comportamento e non ne abbiamo avuto il controllo: stiamo scoprendo ora come reagiamo in certe situazioni. Anch’io sono soltanto alla mia undicesima partita di playoff. Oggi posso dire che la serie con Biella ci ha tolto energie mentali, e sono quelle che mi preoccupano di più, ancora più di quelle fisiche. Mai, comunque, scaricherò i miei giocatori, quello che fanno i ragazzi in campo è mia responsabilità: non mi sento di dare la colpa di quanto accaduto stasera ai giocatori che mi hanno portato a questo punto della stagione. La rimonta? Cosa è mancato per portarla a casa? Agrigento ha un grosso merito, di giocare sempre la stessa partita; loro restano perennemente al medesimo livello di gioco, dovessi dargli un voto giocano da 7-7,5 e non vanno mai sotto, quando di solito le squadre in questo contesto abbassano il loro livello di gioco, e hanno dei grossi sbalzi di rendimento. Questo è un grosso merito, il non abbassare il proprio tasso tecnico quando il pallone pesa. Sono due partite che ci scappano via da tutte le parti. Con quale spirito si va ad Agrigento? Non credo alle motivazioni negative, credo nel stimolare la squadra nel finire proponendo la propria identità, che è il valore vero della squadra: dobbiamo giocare non la singola partita, ma possesso dopo possesso come fanno loro, che non fanno un tiro fuori contesto, fuori dagli schemi”.

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