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Home Serie A Matteo Imbrò: “Ci concentriamo su noi stessi nelle lunghe pause tra i match”
Matteo Imbrò: “Ci concentriamo su noi stessi nelle lunghe pause tra i match”

Matteo Imbrò: “Ci concentriamo su noi stessi nelle lunghe pause tra i match”

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Matteo Imbrò, playmaker e capitano della De’ Longhi Treviso Basket, è intervenuto a Udinese TV nella trasmissione “Basket a Nord-Est”. Ecco le sue dichiarazioni principali.

Sul calendario “Perazza” fatto con i compagni di squadra. “Quarto anno che collaboro con lo Studio Perazza per fare questo calendario. Sicuramente è divertente, ma serve per uno scopo, per aiutare l’associazione IOV, Istituto Oncologico Veneto. Noi quando facciamo le foto ci chiedono se le facciamo a petto o con la maglietta, oppure decidono loro come e cosa fare. Speriamo di poterli aiutare il più possibile, non c’è solo del basket, ma anche rugby (Benetton Rugby) e pallavolo (Imoco Volley Conegliano). Diamo una mano allo IOV.”

https://twitter.com/treviso_basket/status/1330848862727254020

L’assenza dei tifosi al PalaVerde. “E’ una situazione diversa rispetto agli anni precedenti, quando si entra in campo si sente l’assenza del pubblico perchè, per me magari che ero abituato, uscire dal tunnel degli spogliatoi e vedere tutta la gente che ti tifava, ti sosteneva e ti incitava, era una cosa bella e positiva. Speriamo di tornare il prima possibile a una normalità, dove magari possa entrare la gente a vederci e che in generale la situazione migliori di settimana in settimana.”

Come affrontare il problema del Covid19 attaccando e riattaccando la spina continuamente. Matteo Imbrò lo spiega così: “Prima di tutto ci concentriamo su noi stessi, sui nostri punti deboli e su quello che abbiamo sbagliato nelle partite precedenti. La concentrazione in allenamento è molto alta cercando di limitare gli errori, perchè dovevamo presentarci in casa della Fortitudo dopo non aver giocato per più di due settimane al meglio. Sicuramente poteva essere difficile perchè in alcuni momenti potevamo avere dei break negativi, però questo l’abbiamo messo in conto, abbiamo sempre cercato di aiutarci soprattutto cercando sempre più di fare gruppo. Forse il fatto di non giocare ci ha aiutato a trovare quella chimica che non avevamo prima.”