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Stefano Tonut: Sono fortunato a lavorare con coach De Raffaele alla Reyer

Stefano Tonut: Sono fortunato a lavorare con coach De Raffaele alla Reyer

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Stefano Tonut, guardia dell’Umana Reyer Venezia, è intervenuto a Udinese TV nella trasmissione “Basket a Nord-Est”. Ecco le sue dichiarazioni.

Le sue condizioni di salute, dopo che nella giornata di ieri la Reyer ha annunciato che non c’è stata alcuna negativizzazione dei giocatori positivi al Covid19, tra cui per l’appunto Stefano Tonut.

“Per fortuna sto bene, sono in quarantena chiuso in casa da ben 16 giorni. Però mi ritengo veramente fortunato, seppure nei primi giorni ho avuto un po’ di sintomi, ma nulla di grave. Sto aspettando il tampone che farò domani, e speriamo che sia negativo per tornare in campo di nuovo, non si vede l’ora.”

“Come andiamo avanti? Con la stessa mentalità. E’ più difficile preparare le partite come successo nell’ultima con Milano, è stata preparata in 1-2 giorni, mai facile contro una squadra così lunga e profonda. Sapevamo che il campionato fosse così e quindi stiamo cercando di adattarci, la cosa più importante sarà ritrovare i giocatori, compreso me, e la forma atletica che è la cosa principale, ovviamente. Faremo tante partite nel mese di dicembre con tantissimi recuperi che saranno molto impegnativi. Non sarà facile, normalmente le partite richiedono del tempo per prepararle, e noi non l’avremo. Ma la cosa più importante sarà ritrovare noi stessi, non pensare agli altri, ma trovare atletismo e la nostra fisicità per poi metterle in campo, per poi pensare alla fine alle altre squadre. La cosa più importante è recuperare tutti i giocatori.

Sulla Reyer Venezia considerata underdog (sfavorita, sottovalutata) “Onestamente, come ho detto prima sulle partite future, prima di tutto si pensa a noi stessi, senza presunzione, cercando di lavorare in palestra. I risultati negli ultimi anni sono arrivati perchè la chiave è stata il gruppo. Ogni anno sono cambiati dei giocatori, ma il gruppo è sempre stato formidabile. Per me è il sesto anno alla Reyer, mi trovo sempre benissimo coi giocatori, con lo staff tecnico, con quello medico, il dietro le quinte…

La cosa principale alla Reyer è sempre stata il gruppo, che abbiamo avuto e abbiamo tutt’ora, poi il lavoro in palestra. Partire underdog è una carica in più per noi, posso prendere l’esempio della Coppa Italia vinta a Pesaro: ci siamo qualificati all’ultimo da ottavi, e sapevamo che per andare avanti dovevamo affrontare le prime della classe, per partire dalla prima della classe, la Virtus Bologna che era quella più in forma, per passare con Milano, e infine Brindisi.

L’anno prima, nello scudetto vinto contro Sassari, sono arrivate in finale le due squadre con i migliori gruppi e che hanno dimostrato anche in Europa, con la Dinamo che quell’anno vinse la FIBA Europe Cup, di aver dimostrato di essere in un bellissimo ambiente dove lavorare in maniera serena. Non dà fastidio non essere considerati, anche se tra le prime 3-4 ci mettono sempre, però per me essere messi dietro a squadre dai nomi come Virtus Bologna, Milano e talvolta Sassari, non è un peso, così credo per nessuno. Lavoriamo meglio pensano a noi stessi.”

Nella Reyer Venezia tanti minutaggi agli italiani e 3/5 del quintetto è italiano. “E’ una delle cose più belle, fa parte della nostra squadra da un paio d’anni questo concetto, non solo il puntare sugli stranieri ma anche su un gruppo di italiani come il nostro, come Sassari, la Virtus Bologna quest’anno, indifferente. La cosa più bella per me è vedere gli italiani che possono aiutare, se non trascinare la squadra verso degli obiettivi. Noi abbiamo la fortuna di avere qualche risultato, e il fatto di lavorare bene durante la settimana ti permette di entrare in campo con il sorriso e divertirti, che è la cosa principale.”

Stefano Tonut, Reyer venezia

L’importanza di avere una grande persona come coach Walter De Raffaele. “Assolutamente, io sono fortunato a lavorare con lui da sei anni come tutto il club. Ho un bellissimo rapporto con lui e spero che continui. Perchè, all’inizio, quando ero in difficoltà per tanti motivi, nel primo anno di Serie A, lui mi ha messo in campo e ci ha creduto, ha visto che mi allenavo, e nell’anno successivo ha puntato su di me per mettermi subito in quintetto nel mio secondo anno alla Reyer.

E’ una persona di gran spessore e si fa sentire. Noi facciamo tantissime partite durante l’anno, e quindi tantissimi allenamenti e viaggi, dobbiamo stare assieme, e da una parte siamo costretti a starci, però questo per me in questi sei anni non è mai successo con un allenatore, ne con lo staff, ne coi giocatori; questa è la cosa principale e più bella da ottenere quando si costruisce la squadra.”