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Road to Final8 – La Reyer Venezia contro la maledizione del quarto di finale.

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L’Umana Reyer Venezia da anni è una delle grandi del campionato italiano, tanto che dal 2014-2015 raggiunge le semifinali playoff, ha conquistato le Final Four di FIBA Champions League e vinto lo storico scudetto nel 2017, senza dimenticare nella stagione scorsa la conquista del suo primo alloro europeo di sempre, la FIBA Europe Cup. Anche per questa stagione la compagine oro-granata si candida ad essere una delle alternative all’Olimpia Milano. Ma le Final Eight di Coppa Italia sono un’altra storia come dimostrano le ben sei eliminazioni su sei al primo incontro. Una specie di “King Kong” sulle spalle di coach Walter De Raffaele e dei suoi giocatori che vogliono e sono intenzionati a spezzare finalmente questa cabala dal primo avversario, il Banco di Sardegna Dinamo Sassari.

STORIA

Impietosa. E’ la sesta partecipazione consecutiva per il team oro-granata, settima negli ultimi otto anni. Si è sempre fermata alla prima partita dei Quarti di Finale (2012 contro Pesaro, 2014 e 2015 contro Brindisi, 2016 contro Milano, 2017 contro Brescia, 2018 contro Torino).

LO STATO DI FORMA

Buono se si considera il secondo posto in campionato alle spalle della sola Milano avanti di 6 punti, il +2 sul terzo posto occupato dal terzetto Cremona, Avellino e Brindisi, e la qualificazione ai playoff della Basketball Champions League con il secondo posto nel girone B dietro solo a Tenerife – Venezia se la vedrà agli ottavi contro i russi del Nizhny Novgorod – . Ma la sconfitta con Trento di domenica ha certificato un momento di alti e bassi per la squadra oro-granata che alle Final Eight vuole lasciarsi alle spalle il periodo.

PUNTO DI FORZA

E’ una squadra con identità precisa basata sulla circolazione di palla (miglior media assist del torneo con 19,8 a gara) e il tiro da tre punti con un numero assoluto di specialisti di quantità e qualità come Michael Bramos, Marquez Haynes e Julyan Stone senza dover citarli tutti; è terza per tiri dai 6,75 tentati dietro Cremona e Varese, ma prima per precisione con il 40%. Non solo, ha la miglior difesa del torneo con 71.9 punti a partita e subisce dietro Milano il minor numero di tentativi dall’arco con 20.2 di media e il 28.1 %, il dato più basso dell’intero campionato. Quindi, come l’anno scorso, Venezia è la miglior squadra nell’uso proprio e nella negazione del tiro da tre avversario. Un altro punto a favore è la profondità del roster, tanti giocatori che portano il loro mattoncino e aiutano la squadra dalla panchina: gli italiani si stanno togliendo tante soddisfazioni come De Nicolao per tensione sui play, Giuri da guardia fisica (il brindisino sarà con molta probabilità assente a Firenze per una distorsione alla caviglia rimediata prima del match con Pesaro), Cerella per pressione difensiva, Mazzola da lungo tiratore e Biligha da uomo d’area. A questi va aggiunto naturalmente Stefano Tonut, protagonista di una stagione di grande validità.

PUNTO DEBOLE

Nelle ultime due gare di campionato ha visto sicuramente un brutto approccio alle partite (massimi svantaggi di -21 con Pesaro, -24 con Trento), salvo poi rimontare in entrambi i casi con la vittoria finale contro la Vuelle e con il raggiungimento del supplementare, poi perso, contro l’Aquila. E’ sicuramente l’aspetto sul quale De Raffaele dovrà lavorare maggiormente per il match senza domani contro Sassari; a riprova degli avvii negativi di partita, basti pensare alle scorse Final Eight quando Venezia perse contro Torino causa anche, se non soprattutto, di un primo quarto visibile degno nemmeno da minibasket: 4 punti segnati con 1/17 al tiro, 2/6 ai liberi e -10 di valutazione. Una cosa che non si dovrà assolutamente ripetere. Oltretutto, il rovescio della medaglia di una squadra costruita come Venezia per il tiro da tre, sta nel basso numero di tiri liberi conquistati con solo 15,6 tentativi (ultima della Legabasket) ed è terzultima per precisione tirando con il 71%, una scarsa percentuale per chi vuole essere nei primi posti della classifica e ambire alla Coppa Italia. Non sempre, poi, la Reyer è in grado di superare le difficoltà che le si presentano nell’arco della gara e giocare sotto al suo ritmo. Pesano le partite ondivaghe degli uomini simbolo come capitan Haynes e di Austin Daye che attaccano poco dal palleggio, poiché praticamente tutti i giocatori della Reyer sono tiratori da innescare attraverso il passaggio con solo Mitchell Watt, primo realizzatore della squadra, capace di attaccare i pivot avversari dal post basso mettendo palla a terra.

OBIETTIVO

Ovviamente quello “minimo” è cercare finalmente di superare “la bestia nera” del Quarto di Finale, mai oltrepassato da quando la Reyer partecipa alle Final Eight. Per farlo, gli oro-granata devono sconfiggere la Dinamo Sassari di coach Gianmarco Pozzecco. Al di là della cabala, Venezia ha molte possibilità per assicurasi il primo trofeo stagionale a Firenze.

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