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Torino – Peppe Poeta: “Duro allenamento con Belinelli. Fiat squadra intrigante”

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Ultimi giorni di vacanza per Peppe Poeta. Il playmaker della Fiat Torino ha a lungo lavorato insieme a Marco Belinelli in vista della prossima stagione.

«Abbiamo lavorato ogni giorno, dalle 9 alle 11, senza palla – ha detto il play azzurro in un’intervista rilasciata a La Stampa. Forza e resistenza, alternando il tutto. Ho potenziato anche la muscolatura della spalla per evitare i problemi avuti a fine stagione: non voglio tralasciare nulla, anche perché tra un mese compirò 33 anni e il fisico va curato ancor più. E il ‘Beli’ la pensa come me».

A guidare il team ci sarà coach Larry Brown.
«Ci ho parlato un paio d’ore quando era stato a Torino in occasione della presentazione e la sintonia è stata immediata. Mi ha fatto un’ottima impressione, ma non sono certo io a poter giudicare un personaggio del genere».

Coach Brown che ha avuto da subito parole di elogio proprio per Peppe Poeta, definendolo un «gran conoscitore di basket e futuro allenatore».
«Leggere certe cose mi ha inorgoglito, non lo nego. Speriamo di riuscire a far bene fin da subito».

La Fiat Torino della prossima stagione sarà completamente rivoluzionato rispetto a quella passata. Del vecchio roster ci sono infatti solo Poeta e Okeke:
«È nata una squadra giovane, con cinque americani su sei che non hanno mai giocato in Europa. Bisognerà mettere in preventivo qualche difficoltà iniziale, però sarà una sfida intrigante. Starà a noi accorciare i tempi per diventare un gruppo che possa dare fastidio a tutti, sia in campionato che in Eurocup».

Nel nuovo roster spicca sicuramente il nome di Royce White, ex prima scelta in Nba la cui carriera è stata poi rallentata da problemi di ansia.
«Tecnicamente è un fenomeno, su questo non ci sono dubbi. Se il coach lo ha scelto, vuol dire che ha avuto garanzie sulla sua affidabilità. Lui, McAdoo e Cusin formeranno una batteria di lunghi difficilmente arginabile: credo partiremo da lì, cercando poi di correre il più possibile visto l’atletismo e la giovane età dei nostri esterni».

Sull’alternanza in campo con il play Holder:
«Non temo di passare meno tempo sul parquet, no. Intanto perché, se la squadra vince, nella mia filosofia cambia poco rimanere in campo 15 o 20 minuti. E poi perché nessun allenatore mi ha mai tolto dal campo quando stavo facendo bene. Come sempre, il minutaggio di ognuno di noi dipenderà da quello che saremo in grado di produrre per il bene comune».