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Shields: “Voglio aiu­tare Trento ad andare ai playoff”

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Un’ala versatile, capace di garantire fisicità ma anche pericolosità perimetrale, per provare a restituire alla Dolomiti Energia Trentino parte della qualità persa con gli infortuni di Devyn Marble e Filippo Baldi Rossi. Il nuovo acquisto aquilotto Shavon Shields, americano di passaporto danese arrivato questa mattina a Trento direttamente da Francoforte, è stato presentato alla stampa dal general manager Salvatore Trainotti.

SALVATORE TRAINOTTI (General Manager DOLOMITI ENERGIA TRENTINO):I due infortuni che ci sono capitati a Milano hanno generato un momento di difficoltà a cui era necessario rimediare in tempi rapidi. Siamo contenti di esserci riusciti, chiudendo in pochi giorni una trattativa non facile con Francoforte che ci ha permesso di arrivare ad ottenere il prestito fino a fine stagione di Shavon Shields. Si tratta di un giocatore versatile, di grande potenziale, che nonostante sia al suo primo anno di professionismo ha già dimostrato sia in Bundesliga che in Champions League di essere adatto al basket europeo. Considerate le sue qualità, unite alla sua capacità di saper fare tante cose diverse e ad un atteggiamento perfetto per il nostro club, è stata da subito la nostra prima scelta per gestire una situazione che, avendo noi esaurito i visti per la stagione, era davvero complicata. Perché non abbiamo preso un lungo o una guardia pura? Abbiamo perso in un solo colpo per la stagione un due e un cinque dell’importanza di Marble e Baldi Rossi, e potevamo firmare un solo giocatore: assieme al coach abbiamo deciso di provare a cercare quante più caratteristiche dei due fosse possibile trovare in un solo atleta. Avevamo notato Shavon l’anno scorso al Portsmouth Invitational Tournament (evento a cui il gm bianconero volerà domani, ndr), e Jared Ralsky non ha smesso di seguirlo durante la stagione: crediamo possa essere il giocatore adatto  a darci quelle caratteristiche”. 

SHAVON SHIELDS (Ala DOLOMITI ENERGIA TRENTINO): “Ho scelto di cogliere l’opportunità di finire questa stagione a Trento perché so che si tratta di una grande organizzazione, e ho voglia di dare il mio contributo per aiutarla a raggiungere i play-off e, perché no, provare poi a fare quanta più strada possibile. Vincere, o comunque fare esperienze nella post-season, è qualcosa di importante e stimolante nella carriera di un atleta. Sono un giocatore che fa tante cose diverse, nel corso delle ultime stagioni a Nebraska ho lavorato molto per aumentare la pericolosità nel tiro da fuori, e spero di poter mettere in mostra questa crescita anche alla Dolomiti Energia come ho fatto per il resto di questa mia stagione da rookie ai Fraport Skyliners. Conosco molti dei giocatori bianconeri: nella Big Ten ho affrontato da avversari i vari Craft, Hogue, Marble, e da ragazzino ho sentito parlare pure di Sutton quando lui era a Kansas State University. Il basket europeo? E’ molto differente da quello collegiale, sia per il tipo di difesa che si trovano, che per come si muove il pallone in attacco. Mio padre? Era un giocatore della NFL, è vero, però fino a una certa età non mi ha mai permesso di giocare a football e quando ho provato, mi hanno schierato nel suo ruolo come giocatore di linea offensiva, e diciamo che non mi è piaciuto più di tanto e ho preferito continuare col basket”.