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Presentazione Serie A: la parola passa ai dirigenti

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Cramascoli Lupo Minucci Sardara

Alla presetanzione del campionato di Serie A, oltre ad aver raccolto le voci istituzionali della pallacanestro italiana, abbiamo raccolto le parole di diversi dirigenti di Serie A, cercando di cogliere le sensazioni poco prima del via della stagione.

È un Minucci a tutto tondo quello salito sul palco dell’Arena del Sole: I playoff a 7 alla fine ci hanno portato, nonostante in sede di Lega fossimo contrari. Sono stati dei playoff fantastici, ma estenuanti. La stagione mi ha ricordato la prima con Simone (Pianigiani, ndr) ed anche il risultato finale è stato lo stesso. Anche quest’anno siamo più deboli rispetto all’anno scorso, ma daremo in campo il massimo per ribaltare i pronostici. A Siena si lavora bene e da quando sono arrivato nel ’92, ho provato a fare fare sport con una prospettiva diversa. L’obiettivo per un manager è essere sempre il migliore, se poi qualcuno ti batte non ti resta che fare i compliementi. Ricordiamoci sempre che prima di saper vincere bisogna saper perdere. Ieri (alla vittoria della Supercoppa, ndr) ho provato la stessa emozione della prima volta, nonostante siano “passati” 21 trofei.

 

Terminata la presentazione, siamo riusciti ad intercettare Flavio Portaluppi e Renato Villalta per un veloce scambio di battute.
Il GM Minucci prima ha detto che per saper vincere bisogna prima saper perdere, l’Olimpia ha imparato?
(Sorride amaro, ndr) È difficile da dire, perché è vero che l’Olimpia ha perso sempre negli ultimi anni, ma diciamo che anche le altre società hanno fatto fatica. Tutti gli anni partiamo sempre come favoriti, anche se poi deludiamo le aspettative, speriamo di invertire la tendenza.
Capitolo Eurolega. Si dice sempre che per fare bene in Europa si debba schierare una certa taglia fisica per poter competere, Milano non sembra un po’ troppo leggera sotto canestro?
Indubbiamente è vero che non siamo attrezzati come le migliori squadre di EL e rischiamo di pagare dazio in questo senso, ma l’Oly con Hynes ci ha insegnato che si può vincere anche in altro modo. Il basket sta evolvendo verso una situazione in cui lunghi tecnici, ma lenti faranno sempre più fatica a giocare. La nostra idea è quella di puntare su altre armi come la velocità e anche se manchiamo di centrimetri di certo non si può dire che manchiamo a livello di tonnellaggio. Inoltre l’anno scorso Siena ha fatto quello che ha fatto presentando diverse volte Moss da #4, quindi è un problema che per ora non si pone.

 

Presidente, come sono stati i primi mesi alla guida della Virtus?
Non si può dire che siano stati mesi semplici, anche se è stato un grande onore essere stato chiamato a guidare una società come la Virtus. Ci sono davvero moltissime cose da fare. Abbiamo deciso di puntare su un progetto a medio-termine ed in questa prima stagione si può parlare di sogni, anche se l’obiettivo rimangono i playoff. La mia gestione vorrebbe basarsi su quattro pilastri fondamentali: credibilità, onestà, trasparenza e senso di appartenenza. Credo che abbiamo cercato e trovato giocatori e staff con queste caratteristiche e speriamo di avere un ritorno dal parquet.
Fermo restando la differenza di ruolo, come si può convincere qualcuno ad entrare nella Fondazione Virtus in un momento come questo?
I soci sono già aumentati a 19, segno che c’è fiducia nel progetto Virtus. Credo sia fondamentale puntare sulla credibilità e far capire che la squadra è una risorsa del territorio e per questo va aiutata. I risultati sul campo ovviamente non possono che aiutare.
Cosa pensi della squadra?
Trovo la squadra molto intrigante, con diverse scommesse che speriamo di vincere. Penso che sarà una bella squadra da vedere sul parquet anche se probabilmente avrà degli alti e dei bassi, sopratutto all’inizio.
Quale pensi sarà il giocatore rivelazione? Non vale dire Imbrò. E quale pensi potrebbe essere il futuro dei giovani giocatori della Virtus?
Se non posso dire Imbrò, allora dico Motum. Forse non è velocissimo, ma di sicuro sa giocare a basket e può essere decisivo in determinati frangenti. Agli under non posso che dire di impegnarsi ed applicarsi più che possono, sopratutto finché sono giovani. Per ora posso solo dire questo, visto che nessuno può conoscere il futuro.

Ormai hanno parlato tutti, non resta che sentire che ha da dire il campo.