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Olimpia Milano, fallimento senza precedenti: cosa non ha funzionato?

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L’annata 2015 della Pallacanestro Olimpia Milano si può riassumere in due parole: fallimento totale. Le stesse parole usate da Alessandro Gentile che in gara 7, tra le lacrime, ha chiesto scusa ai propri tifosi per l’enorme delusione, nonostante la serie di semifinale lo abbia definitivamente consacrato tra i migliori giocatori europei. Molto del futuro milanese passerà dalla sua scelta se volare subito o dopo un anno in terra americana, nel mentre iniziano i processi.

Eh sì, perchè riflessioni su questa annata sono doverose ed è chiaro che non si può correre il rischio di ripetere tale esperienza; tra l’altro si ripresenta un deja vù del secondo anno di Scariolo, con la grande differenza che un miracolo di Curtis Jerrells e una gara 7 da leoni hanno reso Banchi l’uomo che ha riportato lo scudetto a Milano dopo 18 lunghissimi anni, rendendo più dolce il ricordo rispetto ai disastri del bienno di Don Sergio.
Il grande accusato ha però il nome e cognome di Luca Banchi. L’operato del coach ha molto deluso nel corso dell’anno e molte cose sono emerse anche nella decisiva gara 7. Appare inaccettabile come dopo 2 anni e con tanto talento a disposizione non si è riusciti ad attuare un gioco che vada oltre all’isolamento o al semplice 1 vs 1, rendendo quindi prevedibili ogni manovra ma soprattutto non sfruttando quasi mai le capacita di svariati giocatori. Andrebbe anche detto che la panchina lunga è molto utile in una serie, se la si usa però, visto che giocatori dai punti nelle mani come Ragland e Marshon Brooks sono finiti spesso a marcire in panchina insieme al deludente Linas Kleiza (il quale però probabilmente aspetta ancora uno scarico nell’angolo prima di 23 secondi). Già, in gara 7 mentre non si segnava mai dov’era il miglior Ragland stagionale o il Brooks reduce da 18 punti sul campo di Sassari? A rimbalzo sul tiro libero di Dyson dov’erano i restanti lunghi milanesi mentre Moss lottava da 4 contro gente più alta di svariati centimetri?
I giocatori hanno le loro colpe è ovvio, chi ha deluso sono in tanti, ma bisognerebbe capire chi li ha messi in campo ma soprattutto chi li ha scelti. Si perchè parte tutto probabilmente da una campagna acquisti fallimentare, con uno Shawn James (che si godrà il suo ricco biennale) che non ha mai veramente iniziato a giocare, un Brooks che uomo da panchina non è e che è stato punito puntualmente a ogni primo errore, un Ragland che ha pagato dazio fisico in Europa, e un Kleiza ormai al tramonto della sua gloriosa carriera. Dalla linea difensiva della stagione precedente si è passati a giocatori “tutto attacco” e zero difesa, e allora qualche domanda va fatta anche in società dove anche il presidente Portaluppi ne esce molto male (soprattutto visti i pesanti biennali concessi a James e Ragland), non a caso è fresco di oggi il nome di un possibile futuro presidente (Leo Dell’Orco).
Quindi da dove ripartire? Da un nuovo allenatore sicuramente, qualcuno che abbia l’esperienza giusta per prendere in mano le situazioni critiche, ma anche da una società che deve uscire dal diktat della finezza e inizare a sollevare la testa e a urlare la propria voce.
Il futuro come già detto dipende da Gentile, autore di una semifinale da capitano vero,  attorno al quale girerà tutto il mercato, ma le riflessioni vanno fatte anche sui singoli. Moss pare in netto declino fisico, Samardo Samuels avrà parecchie offerte estere, Brooks vorrà rimanere dopo essere stato trattato cosi? Kleiza ha già un piede in Lituania insieme alla bellissima moglie (assente in gara 7 e già faceva presagire il suo n.e.) dalla quale attende un figlio, Melli in scadenza dopo un’altra annata senza il salto di qualità, un Hackett che ha contratto ma dal quale ci si aspetta di più, James per il quale si cercherà la rescissione cercando di evitare un bagno di sangue. Insomma ancora una volta come tante altre volte, molte domande poche certezze e la sensazione che sarà l’ennesima rivoluzione.
Ma sta volta servirà per davvero?