fbpx
Home Serie A Lacrime e sorrisi, il Countdown della Semifinale Milano vs Sassari

Lacrime e sorrisi, il Countdown della Semifinale Milano vs Sassari

0

travis diener, sassariDalle lacrime per l’addio di Travis Diener alla crescita di Gentile, passando per la solidità di Samuels e le triple mancate Sassaresi. Il COUNTDOWN della serie MILANO vs SASSARI

 

10 Come le trasferte vincenti di Milano in terra sarda prima di gara6: tutto il PalaSerradimigni si aspettava che le gite di PIACERE fossero finite con la cifra tonda ed invece è arrivato l’undicesimo sigillo delle scarpette rosse. Se i primi sono datati in un altro secolo e avevano un peso specifico decisamente più leggero, gli ultimi sono stati l’emblema di questa stagione per entrambe le squadre.
Sassari doveva sfatare un tabù per dimostrare con il talento di essere più forte anche del fisico altrui.
Milano doveva essere più forte anche di se stessa, per dimostrare che dietro al budget c’è anche finalmente una mentalità vincente.
Samuels a parte, ha avuto ragione Milano, ma il passo più duro è ancora da compiere. EVOLUZIONE

cj wallace, alessandro gentile, milano

9: Come il voto che spetta agli asciugamani dell’Olimpia portati al PalaSerradimigni; che la Sardegna fosse terra di sole e mare è risaputo, che il tempo per goderseli è fissato dopo l’ultima sirena stagionale è conclamato, ma che si volesse portare in panchina la nostalgia dalle spiagge è stata una sorpresa un po’ per tutti. La realtà è che l’Olimpia è dovuta rivolgersi all’hotel dove alloggiava ad Alghero per recuperare gli asciugamani da portare sul parquet, diventati poi dei portafortuna; sorprende però che la scelta sia ricaduta su teloni da mare con ancore, ombrelloni e pesci sorridenti come fantasia. DE GUSTIBUS

8: Come le stagioni in maglia Dinamo di capitan Vanuzzo e Ministro della difesa Devecchi; i due sardi d’adozione hanno ancora dimostrato quanto bene vogliano alla terra che gli ha accolti; ancora una volta hanno dato tutto e non è un caso che il primo abbia messo l’ultimo canestro dal campo della stagione, il secondo sia stato il protagonista dell’ultima vittoria nei playoff in terra Lombarda. Poco conosciuti al di là del Tirreno, Devecchi e Vanuzzo strappano applausi da una vita al pubblico del PalaSerradimigni e rappresentano due delle pochissime BANDIERE, rimaste nel mondo della palla a spicchi. Se oltre la tecnica e le regole, si riuscissero a trasmettere i valori come quelli che questi due grandi giocatori hanno nel loro DNA, il basket ai massimi livelli, sarebbe la scuola di vita più frequentata. ESEMPI

7: O meglio 70 o giù di lì: parliamo delle ore di riposo non concesse, tra una gara e l’altra con il trasferimento aereo di mezzo.
In tutte le conferenze stampa post partita è stato fatto cenno alla mancanza di un intervallo di tempo adeguato per recuperare fisicamente fra una partita e l’altra. Il giocare ogni due giorni, con la trasferta aerea di mezzo ha effettivamente abbassato il livello tecnico sia di giocatori che di arbitri, con i primi apparsi a volte frastornati (c’è chi giura di aver visto CJ Wallace cercare la cintura di sicurezza una volta sedutosi in panchina), e i secondi spesso non all’altezza del valore delle due squadre in campo. Alla fine hanno vinto i migliori, solo che non c’è stato modo di apprezzarne il vero valore, così come per gli sconfitti. RIFLETTERE

6: Come le partite giocate in questa serie: il divario complessivo in 5 gare, fra le due squadre parlava di un +15 di scarto Milanese, con 2 vittorie della Dinamo a domicilio nel mezzo. L’ultima gara però ha visto l’Olimpia volare, nel vero senso della parola, il conteggio dei rimbalzi in gara6 ha visto l’EA7 primeggiare in maniera evidente, 18 a 42 il computo finale delle carambole, con una marea di punti dalle seconde opportunità. E’ stata questa la chiave che ha deciso l’ultima partita e anche la serie. FISICO

5: Come le trasferte vincenti in questa semifinale: in una serie PlayOff in cui il fattore campo è stato utile come un frigorifero al polo nord, il primo dubbio per entrambe le tifoserie è stato: “Ma non è che è meglio se giochiamo sempre a domicilio?” E dire che a Sassari le hanno davvero provate tutte per vincere una gara in casa, compreso l’indifferenza alla presentazione della squadra avversaria. Onore comunque ai tanti trasfertisti che per i propri beniamini hanno viaggiato per chilometri e chilometri, spesso abbinando le ristrettezze economiche a panchine comode come letti fatti di chiodi, per portare il proprio apporto a suon di applausi e cori; da questo punto di vista vince Sassari in maniera netta e rumorosa, presente sempre in grande numero al Forum; nota di merito anche per i pochi tifosi Milanesi apparsi al PalaSerradimigni che seppur in minoranza, non hanno fatto mancare il loro supporto. SESTO UOMO COMUNQUE

4: Come i canestri realizzati da Lawal in 5 partite; in questa serie playoff Milano ha davvero fatto male con il gioco in post basso, Samuels è stato spesso un rebus per la difesa sarda e più lui si tratteneva sul parquet, più la Dinamo soffriva; nel frattempo l’ex Roma pareva indossare sempre di più la casacca biancoblu piuttosto che quella dell’EA7, risultando spesso una terza scelta, dettata anche dai quintetti piccoli di Sassari. La rinuncia forzata ad Hackett ed il sacrificio di un USA per permettere l’inserimento di Deane negli esterni ha in qualche modo stimolato il Pivot di origine Nigeriane che ha ritrovato fiducia, punti e presenza nel pitturato, tanto da essere dietro Langford il miglior marcatore in gara6 a quota 17. PAURA EH?

3: Come i punti per i canestri pesanti, quelli che sono mancati alla Dinamo. La scelta di tirare dalla lunga distanza è una delle opzioni preferite dagli uomini di Sacchetti, ma dopo una gara 2 con un terzo quarto in cui i biancoblu potevano far canestro dall’aeroporto, Sassari non è più riuscita ad incidere, pagando poi dentro l’arco, la maggiore fisicità avversaria. Peccato per la Dinamo, perché aveva dimostrato di poter reggere in difesa gli isolamenti Milanesi, cosa che non molti si aspettavano, brava Milano a bloccare le folate offensive Sassaresi. DETTAGLI ed EPISODI

keith langford, milano

2: Come i punti per i canestri leggeri, quelli che Milano ha messo. Già detto della forza di Samuels in questa serie, rimangono da sottolineare le prove di Langford e Gentile. Simpatici ai tifosi avversari come la varicella ad Agosto, ma amati dai propri supporters come i termosifoni d’Inverno, il capitano di Milano e il top scorer dell’Eurolega, hanno dimostrato che hanno talento da vendere, soprattutto quando le scelte di Hackett in attacco costringevano il duo agli isolamenti. Bravi e a volte fortunati (quella di tripla di Gentile in gara3 ha fatto ingoiare alcuni gomiti) Langford e il capitano Milanese si sono rivelati spesso immarcabili e maturi per giocarsi qualcosa di pesante. CRESCITA

1: Che va letto come PRIMA: c’è sempre una prima volta, non è ancora il tempo per la prima finale della Dinamo, ma è l’ora della prima finale di Banchi… da avversario di SIENA.
OTTO finali in cui l’allenatore e la Menssana sono presenti, UNA sola quella in cui Banchi sarà nella panchina opposta.
Se non puoi batterli unisciti a loro diceva qualcuno, ad inizio stagione questa sembrava la filosofia scelta dall’EA7, tanto che qualcuno oggi ironizza su una finale SIENA A vs SIENA B; la realtà dei fatti è che Milano ha cercato di costruire un progetto vincente e per farlo ha scelto chi con le vittorie ha un certo appeal. Sarà quindi una finale con un certo fascino, fra la prima e la seconda della regular season, dove il talento conterà di meno e a spuntarla sarà chi avrà la mentalità giusta. MILANO E’ PRONTA?

7a DINAMO SASSARI vs AVELLINO

0: Come le partite di Travis Diener che rimangono da giocare: è arrivato con un infortunio sulle spalle\schiena, ha chiuso la sua ultima gara infortunandosi, come ogni cristallo che si rispetti aumenta il suo valore in proporzione alla sua fragilità.
Probabilmente SE gli intoppi fisici non avesSEro condizionato la sua carriera, non lo avremmo mai visto in Italia, ma SE fosSE stato al 100% in maglia Dinamo, oggi Sassari festeggerebbe traguardi più prestigiosi, inoltre SE il fisico avresSE retto anche la Nazionale avrebbe potuto raggiungere altri traguardi, ma SE non fosSE partito con Pianigiani avrebbe risparmiato le energie e forSE avrebbe giocato un’altra stagione, ma SE non fosSE andato all’Europeo non avrebbe preso il passaporto italiano e forSE sarebbe andato via un anno prima dal nostro campionato e SE…

Troppi SE, troppi pensieri in conto terzi sulla carriera di un giocatore che in 4 stagioni è stato capace di far diventare grande una squadra, abituata per anni e anni a versare lacrime sulle occasioni mancate; ha scritto un era cestistica per una regione, ha fatto riscoprire il piacere del gioco con il play puro, quello che non solo conosce gli schemi, ma li interpreta per adattarli alle difese avversarie, uno che vive d’istinto e di intuizioni e che ha fatto dell’amore per la pallacanestro la sua ragione di vita.
Si è chiuso un ciclo di vita per una persona e per una squadra, ci saranno ora immagini e ricordi ad incorniciare tutto ciò che ha rappresentato per il basket italiano e soprattutto per una città e una regione intera. Forse il modo migliore per rendergli merito è citare Alessandro Mamoli che commentò la sua prima apparizione sul parquet Sassarese, dove TD12 decise con una tripla la prima vittoria della Dinamo in LegaA.

In qualche modo la palla schizza NELLA MANI DI DIENER………

Da quei punti di sospensione in poi ogni cosa è possibile. ALADIENER

BasketItaly.it – riproduzione riservata