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Dimitri Lauwers sul caso Hackett: Senso di patriottismo, ‘obbligo’ di rispondere alla convocazione e uso dei Social Network

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Arriva una nuova testimonianza sul caso che ha coinvolto Daniel Hackett: quella di Dimitri Lauwers. L’ex giocatore di Avellino e Montegranaro utilizza Facebook per esprimere il suo pensiero non tanto sulla vicenda ma, piuttosto, sul concetto secondo il quale il giocatore è obbligato a rispondere alle chiamate della propria Nazionale ma, soprattutto, si concentra sulle moderne tecniche di comunicazioni che dovrebbero essere regolamentate in modo diverso.

Ecco il post:

Partiamo dal presupposto che io non posso né voglio giudicare quello che è successo nello specifico tra Daniel Hackett e la federazione pallacanestro.
Quello che in questo momento mi sto chiedendo è se la regola che tante federazioni hanno adottato e hanno all’interno del loro regolamento con l’obbligo della risposta alla convocazione in nazionale, sia giusta o meno.
Credo che il patriottismo e il senso di appartenenza ad una nazionale non si possa insegnare ne lo si possa ricreare in una persona che non lo ha, e sempre secondo il mio parere bisognerebbe innanzitutto chiedere ad ogni giocatore prima della convocazione se ha interesse a far parte della nazionale e in secondo luogo cercare i giocatori più motivati (e in forma) da convocare e formare così il miglior gruppo per ricercare la vittoria.
Sono d’accordo con il Presidente quando sostiene che si diventa qualcuno quando si gioca e si fanno grandi cose con la nazionale… ma credo, e un esempio è Belinelli, che si possa diventare qualcuno non solo ottenendo risultati in nazionale ma anche giocando ad alti livelli internazionali.
Un’ultima riflessione che mi preme fare è in merito ai nuovi sistemi di informazione e all’utilizzo dei social network. In un mondo in cui l’informazione viaggia al secondo e in cui oramai chiunque può esprimere liberamente il suo pensiero con un clic, mi chiedo se non ci sia bisogno di una revisione dei sistemi di regole e di comunicazione e se non si ci sia bisogno di un maggior utilizzo del buonsenso sia da parte di chi scrive, ma anche da parte di chi deve far rispettare le regole.
I tempi sono cambiati, non viviamo più negli anni 80 dove l’informazione era solo quella dei giornali……
Ormai chiunque può essere giornalista di se stesso e nel bene o nel male di questo ormai bisogna prenderne atto, anche nello sport.