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Home Serie A Count Down: Cantù prepara i playoff con un grande Aradori, Bologna saluta la stagione con onore

Count Down: Cantù prepara i playoff con un grande Aradori, Bologna saluta la stagione con onore

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Pietro Aradori Pallacanestro Cantu vs Jeremy Richardson Sidigas AvellinoE’ stata un’amichevole di lusso quella che ha visto Cantù completare il percorso netto davanti al proprio pubblico, battendo la Granarolo di coach Valli in un match a bassa intensità agonistica, non essendoci posta in palio per nessuna delle due. Sacripanti dà fondo alle proprie rotazioni, in una partita rimasta viva – al netto di numerosi errori, anche banali, equamente ripartiti – per 35′, risolta dalla classe dello Squalo e dal solito Ragland, che ha trovato un valido antagonista in un Willie Warren molto aggressivo nella metà campo offensiva.

Alla Virtus manca la precisione dall’arco (4/19, contro il 9/23 dei padroni di casa) ed il solito eclettico Walsh non basta per tentare il colpaccio di prestigio, ma considerato il clima “vacanziero” e le numerose assenze (Hardy, King, Imbrò) Valli può dirsi soddisfatto per il congedo stagionale dei suoi. In Count Down rivediamo i numeri chiave del match.

 10 come la valutazione di Ragland (11, 4 reb e 4 assist) e Aradori (24, 7/12 dal campo e 5 reb) nel quarto periodo. Per la volata finale dopo un match in sostanziale equilibrio Cantù si affida alle sue bocche da fuoco principali: il play mancino – non perfette condizioni fisiche, dirà poi Sacripanti – trova un apio delle sue accelerazioni al ferro che aprono il break, lo Squalo (20 punti nella ripresa) chiude il suo match a 360° con i punti che mettono in ghiaccio il successo.

schiacciata Awudu Abass, Acqua Vitasnella Cantu9 immancabili triple a segno per Cantù, che inizia gelida dal perimetro (0/4 nel periodo d’apertura), per poi ritrovare le percentuali abituali nel resto del match (9/19 da lì in avanti). Il trattamento e la circolazione di palla (16 assist, ma ben 19 palle perse) non sono quelli cui la squadra ha abituato il proprio pubblico, complice la bassa intensità del match, risolto alla fine dalle giocate dei singoli.

8 come i punti nel secondo quarto di un Abass in grande crescita (12 alla fine, con 4/7 dal campo per 13 di valutazione in 23′), protagonista nel momento in cui Cantù si trova ad inseguire a lungo prima di riacciuffare la parità all’intervallo con la sua seconda tripla. Evidenti i progressi nella meccanica di tiro (ieri 2/4 dai 6.75), fondamentale che ne può fare un giocatore di grande impatto a questo livello.

7 come i punti di Gaddefors nel secondo quarto (10 alla fine, con 2 recuperi 2 stoppate e 3 assist), che firma la reazione virtussina al controparziale VitaSnella riportando avanti le V nere fino quasi all’intervallo lungo. Insieme a Motum (7 e 2 stoppate) porta atletismo e dinamicità dalla panchina, chiudendo con il plus/minus migliore tra i suoi (+5, unico positivo con il +1 di Fontecchio)

6 su 11 dal campo con 10 rimbalzi e 3 assist per un Matt Walsh (17 punti per 26 di valutazione) come sempre poliedrico per la quantità di cose che fa in campo. Il veterano da Florida gioca un primo tempo anonimo (2 punti al riposo) e resta freddo dalla distanza (1/5 da tre), ma nella ripresa prende in mano la squadra e se la Virtus resta “viva” fino in fondo gran parte del merito è suo.

Walsh fallo5 come gli assist di Willie Warren (17 e 4 rimbalzi, ma 5 perse), non sempre lucido, ma efficace nell’attaccare l’area canturina con il suo primo passo più che discreto. Da tre non è serata (0/5), ma assieme a Walsh è l’ultimo ad arrendersi tra gli uomini di Valli.

4 come i falli tecnici (a coach Valli, Ebi e Warren tra le V nere, Ragland per Cantù) assestati da una terna quanto meno suscettibile, in una partita senza traccia di animosità. Passi per quello a Warren, che trattiene e sbatte il pallone a terra dopo un canestro in penetrazione su cui reclamava il fallo aggiuntivo; nelle altre tre circostanze, specie in vista dei playoff e di partite un filo più tese, questo genere di chiamate andrebbe a nostro avviso un po’ più ponderato per evitare di incidere eccessivamente sul risultato del campo. 

3 rimbalzi e 3 recuperi per un Michael Jenkins (12 con 2/4 da tre) che sembra aver ritrovato fiducia nei propri mezzi. L’ex Brescia si conferma giocatore di striscia, capace di condensare il proprio fatturato in spezzoni di partita, ma l’approccio per intensità, sui due lati del campo, è di buon auspicio per la post sesason.

2 soli tiri dal campo, entrambi a segno, per un Cusin silenzioso, ma che alla fine mette assieme 6 punti e 7 rimbalzi, oltre a 3 recuperi e altrettanti assist per 18 di valutazione e 13 di plus/minus (secondo solo al +26 di Ragland). Questionabile la difesa contro Jordan (12, 6/12 al tiro) e in generale la protezione del pitturato, ma è tutta Cantù a girare a “scartamento ridotto” in questo fondamentale, data anche l’intensità non memorabile del match.

1 lunghissima standing ovation, quella tributata prima della palla a due al grande Bruno Arrigoni, di ritorno per la prima volta da avversario dopo vent’anni di carriera in Brianza. Nel tunnel degli spogliatoi, come aveva ironicamente chiesto, compare davvero il suo nome sotto la freccia che indica quello degli ospiti, strappandogli un sorriso, prima che il calore del “suo” Pianella faccia spuntare anche la proverbiale lacrimuccia.

0 come le sconfitte interne di Cantù in regular season, che massimizza l’effetto Pianella con l’imbattibilità casalinga, unica squadra oltre a Milano. A fare da contraltare il magro 5-10 in trasferta, che preclude il secondo posto (sarebbe bastata una sola vittoria in più) e lascia qualche dubbio sulla reale consistenza in chiave playoff, dove vincere in territorio “nemico” diventerà fondamentale per fare strada.

Stefano Mocerino

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