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Home Serie A Cremona, Gresta si presenta: “Voglio avere autorevolezza e leadership, piuttosto che autorità e comando”.

Cremona, Gresta si presenta: “Voglio avere autorevolezza e leadership, piuttosto che autorità e comando”.

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L’ultima volta che si è seduto su una panchina di Serie A, Luigi Gresta, correva l’anno 2005 e l’allenatore pesarese guidava Jesi, dopo averla condotta alla promozione nel massimo campionato grazie al 3-0 rifilato alla Virtus Bologna nella finale play off di Legadue. Da allora, solo esperienze come vice allenatore, sino a martedì, quando la Vanoli Cremona ha esonerato coach Caja, affidando a lui le chiavi della squadra. Ecco le prime parole del tecnico, nella conferenza stampa di presentazione: “Quando mi è stata comunicata la decisione di affidarmi la squadra, ho provato stupore e gratitudine. Stupore perchè sono quelle cose che ti accadono durante la vita perchè sono cose che non prevedi; gratitudine, invece, perchè vuol dire che la società aveva pensato a me, perchè avevo dato degli input positivi in questo periodo di lavoro assieme. Adesso sono pronto alla sfida, mi rimbocco le maniche; quando mi hanno chiesto la disponibilità, non ci ho pensato nemmeno un secondo, avevo in mente solo noi e Sassari” .

Cosa porterai alla squadra? “Partiamo da un livello buono; ho lavorato e condiviso tecnicamente il lavoro con chi mi ha preceduto. Dal punto di vista tecnico, la filosofia assomiglia a quella che avevamo. Forse cerchiamo di allenare un aspetto del gioco che ci ha funzionato poco, cioè il contropiede; ma per una squadra che difende forte, sbagliare i contropiedi, non è positivo. Per cui ho cercato subito di allenare questo, aumentando il ritmo e la percentuale al tiro. Manterremo tali le cose che abbiamo fatto; da chi mi ha preceduto, mi differenzia il modo di utilizzo delle risorse umane. Faccio un esempio: se un giocatore non mi prende un rimbalzo, gli dirò “prendi i rimbalzi”, cercando di essere propositivo e meno punitivo. Io sono fatto così; se il bicchiere ha acqua a metà, lo vedo pieno; non voglio sembrare Tonino Guerra con questo ottimismo, ma la mia idea è questa. Dovremmo lavorare sull’aspetto mentale, più che tecnico; trovare entusiasmo, cercando l’orgoglio delle persone; io vinco per qualcosa di bello, non perchè se perdo sono cavoli amari. Sto filosofeggiando, ma spero di concretizzarlo sul campo; ciò non vuol dire mollare il morso, lasciando che le cose vadano da sole, perdendo autorevolezza. Voglio avere autorevolezza e leadership, piuttosto che autorità e comando. Se si è convinti della bontà delle proprie risorse umane, è più facile convincere certe cose, piuttosto che imporle”.

Quindi il metodo rispetto al tuo predecessore, cambierà? “Più che una questione di carattere tecnico, è questione di pressioni, che poteva vivere il gruppo; alcuni giocatori non stanno facendo canestro, ma non sono mai stati presi di mira da Attilio. Ognuno ha il suo carattere; coach Caja ha vinto tanto con quel metodo, spero di arrivare alla sua età vincendo quanto ha vinto lui. Dire a un giocatore “bravo, bell’azione”, non significa che può permettersi di fare cià che gli pare. Io credo in questi ragazzi; i tiri che si prendono Jackson e Huff sono tiri aperti, giusti; il canestro è alla stessa altezza di quello che avevano in Legadue. Solo le percentuali non sono le stesse, ma non sono diventati improvvisamente delle mani di pietra; posso cercare le cause nella tranquillità che non avevano. Io cercherò di toccare quello. Al terzo tiro sbagliato di Huff in allenamento gli ho detto “lo scorso anno facevi canestro, in Nazionale anche, tira ancora”, penso di aver fatto passare il mio messaggio”.

Potrebbero esserci scambi a livello di ruolo, tipo Peric da “3” come giocava a Treviso? “Peric è stato preso come numero “4” e secondo me ha le caratteristiche per fare quel ruolo nel campionato italiano; a noi serve un “4”, poi dovremo essere bravi noi a utilizzarlo facendo si che possa usare soluzioni tecniche tipiche del numero “3”, tipo tirare fronte a canestro o da libero”.

Il primo impegno sarà sul parquet di Sassari, non certo il miglior avversario per esordire… “Con loro non potremo giocare al corri e tira, anzi, dobbiamo fare in modo di abbassare i ritmi; giocare su e giù con i Diener e compagnia bella, è fortemente rischioso. QUando parlavo di giocare in contropiede era riferito in generale, ma Sassari è l’eccezione che conferma la regola”.

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