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NBA Week 2 – Indiana all’ottavo cielo, problemi nella Grande Mela

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EST – Due team, una città, mille difficoltà: sembra essere questo il filo conduttore che unisce le due franchigie di New York. In pre season entrambe le squadre hanno eseguito grandi manovre sul mercato ed entrambe si candidavano a serie contender perlomeno per essere la rivale principale degli Heat. Siamo solo alla seconda settimana e mancano ancora più di 70 partite da giocare nella regular season ma l’avvio di Knicks e Nets pare promettere scarse soddisfazioni. Tra i mille problemi quello più evidente è l’assenza di schemi: per New York è l’assenza di un play di livello a imporre un abuso d isolamenti, il talento è tra i più alti della lega, ma il QI cestistico sembra essere inversamente proporzionale; a Brooklyn invece i dilemmi sono legati sempre più alla difficile convivenza di cinque All-Star in quintetto, ai quali si aggiungono nella rotazione altre due prime donne come Kirilenko e Terry.

Chi prosegue invece a ritmo spedito sono invece gli Indiana Pacers che aggiungono alle 4 vittorie della prima settimana altre 4 e vedono staccate. La stella di George è oramai splendente e ulteriore buona notizia (almeno sulla carta) per coach Vogel è il ritorno, almeno in allenamento di Danny Granger. Filotto di quattro successi anche per i Celtics (tra cui uno a Miami allo scadere con una tripla da fantascienza di Green) che fanno il paio alle altrettante sconfitte della settimana. Con tale record Boston appaia la sorpresa della prima settimana, i 76ers e i Bulls di un Rose ancora a mezzo servizio.

In una Conference molto compressa (in 2 vittorie troviamo 13 team) solo a metà stagione potremo individuare gerarchie più assodate.

 

OVEST – Nella West Conference dietro la certezza Spurs, in cui il nostro Marco Belinelli partita dopo partita guadagna considerazione all’interno del rooster, si riaffacciano gli Oklahoma Thunder; Durant è sempre più in modalità “man on a mission” e finalmente non è più solo poiché Westbrook è ritornato a calcare i parquet dopo l’infortunio che estromise lui (e i Thunder) dagli scorsi playoff. Bene Phoenix e Portland (entrambe record 5-2), con la seconda che potrebbe insidiarsi nella corsa alla post season, che come al solito ad Ovest imporrà ai team un record superiore al 50% di vittorie per qualificarsi. Rockets, Wolves e Warriors confermano che amano molto di più attaccare che difendere e di essere legate indissolubilmente alle prestazione dei loro leader Harden, Love e Curry.

I Lakers, sempre in attesa di Kobe, sembrano avere impostato una marcia ondivaga; la certezza (sebbene il primo derby perso) è che per il secondo anno consecutivo Los Angeles sarà “Lob City”, con i Clippers capeggiati da Paul e Griffin a dispensare “alley oop” in tutti i palazzetti. Male Denver, con l’assenza del Gallo che sembra mancare più in termini di leadership che dal punto di vista tecnico, malissimo Sacramento e Utah, con quest’ultima ancora a secco di vittorie.