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NBA Week 1: Solo Indiana non perde, l’Italian job non va.

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È passata solo una settimana dal tip-off di questa stagione NBA ma, come di consueto, sono già molteplici i punti di discussione relativi alla lega più bella del mondo.

EST: Un solo team, gli Indiana Pacers, è riuscito per ora a lasciare la casella delle sconfitte immacolata. La ricetta è la stessa che ha portato George, Hibbert e compagni in finale di conference, ovvero difesa solida e tanta tanta “garra” su ogni pallone, ciò che è cambiato è probabilmente la consapevolezza nei propri mezzi nonché un amalgama accresciuto.

 

Dietro ai Pacers, come numero di vittorie, sono presenti due squadre agli antipodi, Miami e Philadelphia: se per gli Heat essere ai vertici è oramai ordinaria amministrazione e la stagione potrà dirsi avviata solamente in post-season, i tifosi 76ers non solo possono godersi per un po’ le zone alte della classifica, ma soprattutto possono ammirare il talento del rookie Carter-Williams il quale viaggia a 20 punti, 7.8 assist, 5 rimbalzi e 3.3 rubate, statistiche che gli sono valse il premio di giocatore della settimana nella Eastern: un solo campione, un certo Shaquille O’Neal, prima di lui era riuscito in simile impresa.

Partenza con due vinte ed altrettante perse per la franchigia più discussa di questa estate, ovvero i Brooklyn Nets. Qualora riuscissero ad evitare in attacco il canovaccio “palla a Williams, palla a Johnson, palla a Pierce, palla a Lopez” e soprattutto riuscissero a rimanere integri anche nel corso dei playoff, potranno sicuramente dire la loro nella corsa all’anello. Dopotutto il team allenato da Giasone (Jason Kidd ndr.) è stato allestito all’insegna del più classico “now or never”

Inizio in sordina invece per il giocatore più atteso e per il suo team: Derrick Rose e i Bulls. L’MVP del 2011 deve ritrovare il ritmo partita dopo il terribile infortunio e solo a sprazzi sembra aver riacquisito la sua proverbiale esplosività, senza la sua arma principale al pieno Chicago viaggia al 33%. Se però in Illinois non possono sorridere, in Massachusetts c’è solamente da piangere: i Celtics si ritrovano già con un record di 0-4 e le aspettative per la season non sono certo delle più rosee. Green, Sullinger e Rondo (ma con quest’ultimo in odore di trade già da inizio anno) sono i tasselli su cui puntare per rifondare ma da soli non sono sufficienti a far risplendere il verde delle casacche di Boston.

OVEST: Mentre a Est la caccia è aperta – con gli Heat nel mirino e i Pacers come cacciatore più temibile – l’Ovest sembra, come da previsione, non avere ancora la propria regina. I Clippers e i Rockets sembrano essere le pretendenti più accreditate alla vetta ma entrambe devono risolvere alcune problematiche di squadra. Doc Rivers dovrà plasmare difensivamente un talento che tantissimo dà ma talvolta tanto toglie come Blake Griffin, mentre Houston già nelle prime uscite si è resa conto che il talento del “barba” Harden si esprime maggiormente allorquando le spaziature sul parquet sono più ampie, con quindi uno tra Howard e Asik in panca. OKC invece, nonostante il ritorno di Westbrook, sembra aver perso il treno giusto.

Tanti punti a disposizione per altri due team che promettono bene, i Warriors e i Wolves. Nella terra dell’oro Curry e Thompson hanno ora un nuovo “amico” per le loro scorribande, André Igoudala: lo spettacolo è assicurato, occorre dare sostanza alle aspettative. In Minnesota invece si godono un Kevin Love giocatore della settimana e un rooster ancora sano. I playoff a meno di cataclismi (come quelli della passata stagione) sono ampiamente alla portata.

Bella partenza per i Suns che con il loro tabellino con impresso 3-1 vedono per ora un po’ più lontano Wiggins, a conferma che le strategie di tanking non partono mai ad inizio stagione.

Lakers meglio del previsto con D’Antoni che finalmente può applicare al meglio la sua small ball e i suoi ritmi d’attacco (sebbene lontani dai “seven second or less” di Phoenix) e con un Young che potrebbe essere il vero steal del mercato estivo. Obiettivo playoff ancora difficile da decifrare ma di certo non saranno una franchigia materasso.

GLI ITALIANI: Gallinari è ancora out e i suoi Denver sono in caduta libera senza il loro leader, Datome gioca a pizzichi e bocconi in un team dove l’altezza sembra essere il fattore chiave per poter giocare più minuti (i Pistons hanno comunque un buon record con 2 vittorie e 2 sconfitte), sono quindi Bargnani e Belinelli ad essere maggiormente sui riflettori nostrani: entrambi stanno tirando più che discretamente dal campo – con cifre appena sotto il 50% e con “Rocky” che da dietro l’arco spara con più del 40%, entrambi hanno la fiducia dell’ambiente – a tempo per il Mago, conclamata per il Beli – ma sono più le ombre che le luci in questa prima settimana. Andrea sta soffrendo più nel previsto l’inserimento nel nuovo contesto difensivo, sebbene abbia a coprirgli le spalle due mastini come Chandler e Metta World Peace, le sue cifre a rimbalzo sono un fardello non da poco ma quello che più preoccupa è la sua scarsa convinzione nel prendersi tiri; Marco si sta ritagliando con impegno e sacrificio il ruolo da 7° uomo negli Spurs ma le aspettative dopo la pre-season erano ben diverse da quelle di essere un Gary Neal 2.0.

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