fbpx
Home NBA NBA – Summertime endless: Cosa ci resta della Summer League

NBA – Summertime endless: Cosa ci resta della Summer League

0

La Summer League è un occasione per vedere tanti giocatori all’opera: qualcuno già  sulla buona strada per essere un giocatore importante, tanti destinati a un futuro da onesti mestieranti della palla a spicchi in Nba o, più probabilmente in Europa che con questo vernissage si mettono in vetrina, alcuni sono colossali bidoni destinati a scomparire dalle nostre memorie con la stessa facilità con cui si dimentica il latino finito il liceo.

Teatro ideale per questo antipasto estivo di basket a stelle e strisce è Las Vegas; nella città del rischio infatti manager di squadre Nba e non, scelgono su chi puntare le loro fiches; mentre noi appassionati guardiamo lo spettacolo di partite, spesso tiratissime, dove il non eccelso livello difensivo aiuta però il proliferare di giocate spettacolari e punteggi che neanche l’ABA qualche decennio fa.

 

Il trofeo è andato ai Sacramento Kings in finale contro una Houston che ha dimostrato ancora ua volta di avere un roster potenzialmente completo, con tanti prospetti che andranno sicuramente a completare la oro crescita in quella magnifica realtà che sono gli affiliati Rio Grande Vipers nella D-League.

I Kings, che succedono nell’albo d’oro ai Warriors, vedono la vittoria come un punto di partenza di un progetto che, nelle intensioni della proprietà, un giorno dovrebbe portare al titolo. Intanto a Sacramento gongolano anche per i progressi di due giovani su cui si era deciso di puntare: Ray McCallum ha chiuso in crescita con una prestazione monstre in finale(29 punti e tanto altro) e anche l’altro gioiello al secondo anno Ben Mclemore sembra pronto al salto di qualità che tutti si aspettano dal talento, altalenante nell’anno da Rookie.

Indicazioni buone arrivano anche a Atlanta, dove Budenholzer ha consatato la crescita, anche dal punto di vista fisico, di un esplosivo Denis Shroder che, migliorato visibilmente  il tiro ha bisogno di migliorare nel ruolo di “faciltatore”.

Altro secondo anno che ha impressionato è Tony Snell. Dopo un buon anno da rookie ora per lui i minuti dovrebbero aumentare, soprattutto dopo una Summer League vissuta da leader con 20 punti di media ma soprattutto con ottime percentuali al tiro, cosa che in casa Bulls non è passata inosservata, come le prestazioni di un altro giocatore da New Mexico: il rookie Doug McDermott.

Da segnalare anche un Bennett voglioso di riscatto e se non altro più combattivo. Che l’arrivo di LeBron migliori già l’umore dei compagni?

L’aria della California fa bene ai tiratori da tre: dietro gli Splash Brothers si candida infatti il venticinquenne Justin Holiday con i suoi 14 punti di media e qualche chilo di muscoli in più…E poi un Holiday nel Golden State non dovrebbe fare male a nessuno.

Per la serie “Chi si rivede” vi segnaliamo un positivissimo Montejunas. L’ex Treviso è apparso più disciplinato tatticamente senza per questo perdere in efficacia dal punto di vista realizzativo, cosa che ha impressionato anche chi scommetteva sull’allora ragazzino Moti già quando si sui nostri campi.

A Los Angeles sponda gialloviola doveva essere la vetrina per Julius Randle. Ma, pur avendo ben impressionato, Randle è stato oscurato dall’altro rookie Jordan Claxton arrivato con la quarantaseiesima scelta da Missouri. La giovane combo guard ha oscurato Kendall Marshall e potrebbe ben integrarsi per caratteristiche col nuovo arrivo Lin, aspettando Kobe..

Hanno impressionato positivamente anche l’oggetto misterioso dell’ultimo draft Bruno Cobloco di Toronto, anche se il soprannome di “Lebron brasiliano” sembra esagerato e oltretutto essere paragonati a Lebron di solito porta anche un pò sfortuna. Sembra tornato anche Nerlens Noel, vera arma in più dei nuovi Sixers, mentre sugli scudi i figli d’arte Tim Hardaway e Glen Rice Jr. oltre a un Caspar Ware che, dopo l’avventura virtussina, cerca di staccare un pass per entrare nella lega più bella del mondo.

Divertente la storia di Scotty Hopson: iniziata la Summer League con i Cavs in quattro giorni ha cambiato quattro squadre: Cavs e poi Charlotte, NO e Houston. Tutta “colpa” di un contratto non garantito che ne fa ambita merce di scambio nonostante le sole due partite in Nba giocate e più squadre cambiate che punti a referto.

Storie, nomi e cifre che si intrecciano. Tra poco si fa sul serio; godetevi il mare, il sole e le avventure estive ci saranno ottantadue buone ragioni(più i playoff, si intende…) per restare a casa attaccati al televisore nei prossimi mesi.