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Nba Finals, Thunder: occasione sprecata, Lebron consegna gara 3 agli Heat

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Il terzo episodio delle Nba Finals 2012 consegna la serie nelle mani degli Heat, vittoriosi 91-85 all’American Airlines Arena ed ora avanti 2-1. Miami porta a casa una partita spigolosa, con poco ritmo offensivo su entrambi i fronti specialmente nella seconda metà. Lebron James (29, 11/23 dal campo, 14r) e Dwyane Wade (25, 7r, 7a) prendono per mano la squadra, oggi poco partecipe tatticamente nel dare supporto alle iniziativa del duo dinamico. Solo Battier, con due triple importanti a fine primo tempo, ed un Bosh impreciso al tiro (10 punti con 3/12) quanto prezioso a rimbalzo (11) e negli aiuti a centro area, danno un contributo apprezzabile, ma agli Heat va accreditato un eccellente sforzo difensivo, che, forse per la prima volta nella post.-season, espone la gioventù e l’inesperienza degli avversari, togliendo loro lucidità nei momenti decisivi. Durant (29, 11/19 FG, 6r) questa volta buca il quarto di coda, cancellato dalla difesa da manuale del Re, mentre Westbrook (19, 8/18, 4a) si toglie mentalmente dalla partita proprio nel momento migliore dei Thunder, a metà terzo quarto, per non farvi più rientro. Anche James Harden (9, con 2/10 dal campo), nonostante i 6 assist, non riesce a lasciare il segno e la generosità di Fisher (9, 2/3 da tre) e Collison, validissimo nelle letture difensive ed inspiegabilmente tolto da Brooks nei 6’ finali, non bastano per riportare la serie dalla parte di OKC.

In cronaca. Miami parte subito con l’idea di attaccare il pitturato e ci riesce fin dai primi possessi. Bosh esce bene dal roll e affonda più volte le mani nel canestro avversario, Wade segna e fa segnare (4 assist nel quarto), mentre James si prende la scena con 10 punti e già 5 rimbalzi. Miami segna 20 punti dentro l’area nei primi 12’ ed è molto reattiva a rimbalzo d’attacco e sulle palle vaganti. Oklahoma ha il merito, rispetto a gara 2, di non andare sotto nel punteggio, ma manca di ritmo in attacco, tanto che Brooks anticipa l’ingresso di Harden. Il Barba porta un minimo di fluidità e i canestri di Westbrook e Durant tengono lì i Thunder a –6, 26-20 a fine quarto.

E’ ancora Harden, unico dei Big Three in campo ad inizio secondo quarto, a creare per i suoi e con il ritorno in campo degli altri due, OKC ritrova la parità a quota 31. Miami ha poco finora dal cast di supporto, ma continua a capitalizzare la maggior reattività con preziosi extra-possessi. Wade dà sostanza all’attacco in bianco, con un primo tempo da ‘barometro’ della serie, ma gli Heat iniziano ad essere a corto di idee. Grazie a Fisher e KD, i Thunder mettono la freccia, sul 38-41 grazie alla tripla del 35, prima della fiammata di Shane Battier: l’ex-Duke (11/15 da tre nella serie, per i soli parziali) ne consegna un paio dall’arco, e con i botti finali di LBJ – canestro più fallo – e Westbrook – tripla sulla sirena – si va all’intervallo lungo sul 47- 46 interno.

Come non di rado si è visto in questi playoffs, il terzo quarto porta un ribaltamento di prospettiva: i Thunder collassano l’area, obbligando Miami al tiro da fuori, non esattamente prolifico fino a quel momento. In attacco la classe di Durant fa la differenza, OKC vola a +9, 51-60, ma i falli del 35, che pesca il terzo ed il quarto – ad onor del vero piuttosto fiscali – e l’esplosione del lato oscuro di Westbrook, che getta letteralmente al vento quattro possessi consecutivi tra forzature e palle perse, frenano l’inerzia, forse decisiva, dei Thunder. Brooks pina il suo numero zero, giocandosi i quattro piccoli più Collison, la tripla più fallo di Fisher riporta il vantaggio in doppia cifra, ma OKC si perde due volte sui close out sul perimetro e regala due falli sanguinosi a Battier e James Jones, che convertono i sei tiri liberi. Miami è viva e con Wade e la tripla di LBJ dall’angolo chiude avanti 69-67 la terza frazione.

I Thunder iniziano il quarto di coda al grido di ‘ci battono tutti meno quei due’, tanto è vero che aprono Haslem e Jones con la tripla. Il game plan difensivo di coach Brooks, tuttavia,  regge, Miami è ben lontana da esecuzioni fluide in attacco (9 perse nell’ultimo quarto), ma dall’altra parte Durant è fuori ritmo, dopo la sosta per i problemi di falli e Westbrook non riesce riaccendere la luce. La mossa decisiva, in negativo, la fa Brooks, che toglie un Collison puntualissimo sugli aiuti a centro area per la mole di Perkins (10p, 12r), dal QI cestistico non altrettanto elevato. Wade e James si autoinvitano immediatamente in area e con due ‘and 1’ consecutivi, uno a testa, mettono tre possessi tra le squadre a poco meno di 4’ dal termine. Durant spara l’ultima cartuccia, ma poco dopo il Prescelto ribadisce il concetto col lay-up nel traffico, per l’86-79, a poco più di 2’ dal termine.

Sarebbe finita se Miami stessa non provasse a riaprirla, regalando palla e contropiede a Sefolosha e lasciando metri a Westbrook per la tripla del possibile pareggio a 30” dalla fine. Gli Heat chiudono dalla lunetta e tirano un sospiro di sollievo, portando a casa una partita che, in più di un momento, sembrava chiaramente destinata ad altro esito.

I Thunder, che si mangiano le mani anche per i troppi liberi sbagliati (15/24), si trovano adesso tutta la pressione addosso per gara 4, persa la quale difficilmente la serie tornerebbe in Oklahoma. Martedì nella notte italiana (diretta SkySport, ore 3.00) dovranno incanalare in un flusso positivo il proprio mix di gioventù ed incoscienza (citofonare Westbrook…) per tenere viva questa strana e per certi versi contraddittoria serie.

Stefano Mocerino

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