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Ettore Messina parla Texano: “Pop, un leader. Margini per fare una stagione interessante. In Italia? Milano favorita”

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ettore messina, cskaCoach Ettore Messina è il quinto italiano in NBA. Questa per lui sarà una stagione particolare, sulla panchina dei campioni in carica dei San Antonio Spurs come vice di signor allenatore come Gregg Popovich. Come se non bastasse, ad alimentare le emozioni, il fatto di ritrovare Manu Ginobili dai tempi della Virtus Bologna e l’italiano Marco Belinelli. Il coach ha raccontato tutte le sue sensazioni, facendo il punto della situazione anche su Nazionale, campionato italiano ed Eurolega ai microfoni de La Gazzetta dello Sport.

Messina, come sta andando quest’esperienza?«Finora è stata estremamente interessante, soprattutto a settembre quando avevamo la squadra che si allenava

informalmente con noi assistenti. E’stato un mese importante per me per imparare il loro sistema, il modo di allenarsi e di prepararsi. Cerco di viverla nel modo più completo possibile».

 

Come si trova con Pop?«Trovo incredibile il controllo che ha dell’allenamento e dello stato della squadra: sa come sta fisicamente ed  emotivamente, capisce quando ha bisogno di essere spinta o lasciata tranquilla. Cura anche ogni dettaglio tecnico: organizza l’allenamento e lo coordina con una lucidità invidiabile. Ha una leadership fantastica».

Quale contributo pensa di poter dare?«Forse posso essere un compagno per andare a cena, anche se sui vini io sono un dilettante e lui un profondo conoscitore (ride, ndr.). Posso dare un’idea di quello che facciamo in Europa, ma questa è una macchina che viaggia da sola. E’
Pop che ti fa capire se ha bisogno di qualcosa».

Questi Spurs sono ancora i più forti?«Non credo di potermi permettere una valutazione del genere, visto che li sto cominciando a conoscere solo ora. Ma, per come si sta preparando, questa squadra non mi sembra aver finito col titolo della scorsa stagione. C’è chi sta spingendo tutti a provare ad arrivare ai playoff in condizione di fare bene. Questa però non è un’organizzazione che si mette ansie da prestazione, e questa probabilmente è stata la chiave del loro successo. Ma potrebbero esserci i margini per fare una stagione molto interessante».

Come è stato ritrovare Ginobili?«Dopo aver ultimato il lavoro di recupero dall’infortunio che gli ha fatto saltare il Mondiale, si è presentato al  primo allenamento e ha cominciato a fare le sue “anguillate”, destro, sinistro, passaggi, tiri… Aveva una tale voglia di giocare che se l’avessero visto i tifosi della Virtus si sarebbero commossi fino alle lacrime».

Chi l’ha impressionata di più?«Al di là di quelli conosciuti, non posso che dire Kawhi Léonard: è già un giocatore di livello, ma secondo me ha dei margini non indifferenti».

Dal punto di vista linguistico si trova a suo agio?«Mi diverto molto. Ogni tanto puoi dire una cosa in spagnolo, ogni tanto la dici in inglese. Qualcuno parla italiano, due parole di francese oltre a croissant e bonjour ci sono… E’ una bella esperienza»

Il 28 ottobre comincia la regular season: emozionato?«Sarò doppiamente emozionato. Noi 3 assistenti di panchina ci siamo divisi lo studio degli avversari, e a me è toccata proprio Dallas: quindi sarò anche il responsabile della preparazione della gara. Un segreto dei Mavs? Quel tedesco alto e biondo che si apre e tira da 3. Ma credo che sia il segreto di Pulcinella…».

In Italia Milano è la favorita? «Direi di sì, non può che essere la favorita numero uno per esperienza, roster e capacità. Penso comunque che in una partita secca possa perdere contro chiunque, ma in un playoff la vedo dura batterla».

L’Eurolega come la vede?«Mi aspetto le solite: le due spagnole (Real e Barcellona, ndr), il Cska Mosca, il Fenerbahce che si è rinforzato ulteriormente, e anche l’Olympiacos. Poi ci può essere spazio per una sorpresa tipo il Maccabi dello scorso anno. Ma tra le 4 squadre che arriveranno alle Final Four ci saranno le solite».

All’Europeo 2015 l’Italia potrebbe avere 4 pro: e se fosse il torneo degli azzurri? «Speriamo. E’ un Europeo che qualifica per l’Olimpiade, che mi sembra l’obiettivo di giocatori, allenatori e federazione. Ma è soprattutto quello che si aspettano i tifosi, che vogliono vedere la Nazionale tornare ai Giochi. Tutte le volte che gli azzurri hanno fatto bene hanno dato una bella spinta al nostro sport. E siamo in un momento in cui ne abbiamo bisogno».