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Esclusiva – Jack Devecchi si racconta

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Umiltà, simpatia e voglia di far bene, questo è Jack Devecchi, giocatore simbolo della Dinamo Sassari che ha raccontato ai nostri microfoni la sua esperienza e le sue ambizioni con la maglia biancoblu.

Dentro e fuori dal campo, il numero 8 della Dinamo, conosciuto da molti come il ministro della difesa, si dimostra umile e allo stesso tempo disponibile, cercando sempre di dare il massimo.  Abbiamo provato a farci raccontare la sua esperienza in maglia Dinamo, un avventura che nasce nel 2006 e che prosegue ininterrottamente fra tantissimi alti e pochi bassi, con la vetta di Febbraio della Coppa Italia. Lui ha vissuto da protagonista, la crescita esponenziale di Sassari in questi anni e ha raccontato le sue emozioni vissute ormai da Sassarese vero.

Esperienza Dinamo, una storia che nasce dal 2006 e vede, per ora, la scadenza nel 2015…
“Io sono arrivato qua quasi per caso, dopo due anni a Montegranaro ho avuto la chiamata dalla Dinamo; il primo anno è stato molto difficile, tanti cambiamenti in corsa fra squadra e panchina e abbiamo rischiato anche di retrocedere, è stata insomma una stagione un po’ travagliata, ma per mia fortuna e di Manuel (Vanuzzo ndr) è stato sempre un crescendo, una storia incredibile,  un miglioramento progressivo continuo, con prima la finale playoff, poi la prima stagione in Serie A, fino ad arrivare alla coppa Italia oggi. Dopo la vittoria a Febbraio a Milano, ho detto che ad Ottobre non ci avrei mai pensato ad alzare la coppa con la Dinamo ed è stato un sogno. L’esperienza in Sardegna è incredibile, mi sento Sassarese e se prima consideravo Sassari la mia seconda casa, oggi per me è proprio la prima. E’ Tutto molto bello perché oggi c’è entusiasmo intorno alla squadra ma soprattutto c’è un progetto, che è grosso ed importante e io sono davvero onorato di farne parte. Credo che realtà come la nostra, siano di esempio per tutti, non solo per il mondo del basket, ma per tutto lo sport italiano e mi fa davvero piacere farne parte”.

Giacomo Devecchi vs David MossDato che hai parlato di un progetto alle spalle e hai citato Montegranaro; senza entrare nei meriti della questione societaria che riguarda la Sutor, ti va di parlare di come un giocatore professionista vive il basket attuale che ha visto sino ad ora diverse società storiche del basket Italiano, essere costrette a scomparire.
“Purtroppo ogni società ha i suoi problemi e ultimamente se ne sentono sempre di più, comprese squadre che sono sparite dopo tanti anni ad altissimo livello con diverse vittorie importanti; purtroppo si rischia tanto da un anno all’altro di cadere nel baratro, in ultimo le varie notizie che circolano su Siena, campione in carica, fanno veramente male dal punto di vista dei giocatori e anche noi rimaniamo stupiti e capita di parlarne negli spogliatoi; per quanto riguarda noi, ci reputiamo davvero fortunatissimi di poter far parte di un progetto importante che riesce a coinvolgere il territorio; dalla nostra c’è il fatto che abbiamo alle spalle la Sardegna tutta che ci sostiene e questo, rappresenta un qualcosa di nuovo e fresco che purtroppo per altre società non esiste”. 

Parlando invece di Bakset giocato, chi vedi come favorita in campionato?
“Milano senz’altro, ora che poi si è qualificata alla fase successiva di Eurolega è ancora di più quella accreditata per portarsi a casa questo scudetto”.

E per l’Eurolega?
“In Eurolega vedo molto bene le due spagnole Real e Barcellona, sono davvero solide, con il Real Madrid in testa, entrambe un mezzo gradino davanti alle altre; la partita di Milano mi ha sorpreso parecchio per il risultato, anche se Milano è una grandissima squadra, ma ragionando per tutta la competizione credo che il roster del Real Madrid sia quello con il più alto numero di giocatori abituati a partite di un certo livello, ma il bello della pallacanestro è proprio questo e può capitare come è successo a noi per la Coppa Italia, di partire da sfavoriti e poi, con la partita secca in cui può succedere di tutto, puoi battere chiunque. Credo che ci saranno delle sorprese prima della fine , ma sulla carta, per ora, la favorita rimane il Real Madrid”.

Obiettivi personali e di squadra?10
“Per quanto riguarda me, la prima cosa che conta è ritornare in campo il prima possibile, visto che mi sto portando purtroppo dietro questo infortunio da un po’, ma voglio dare una grossa mano alla squadra; io quest’anno sono partito molto bene, Meo mi faceva giocare molto, con anche qualche partita in quintetto, dove mi sono tolto qualche soddisfazione; quindi l’obiettivo è di migliorare sempre di più come ho fatto negli anni e dimostrare, di poter giocare ad un buon livello in A e in Europa, dimostrando di poter reggere il campo in una squadra del genere.

Per quanto concerne la squadra, siamo partiti quest’anno con qualche obiettivo in più rispetto ad anni passati, siamo già riusciti a mettere in bacheca questa coppa, nel frattempo abbiamo inserito qualche giocatore e puntiamo ad arrivare ai play off carichi e vogliamo dire la nostra; non ci accontentiamo dei quarti di finale come l’anno passato, vogliamo come minimo la semifinale e poi una volta lì, proveremo a giocarcela tutta sino in fondo”.

Meo Sacchetti, soprattutto dopo alcune partite, ha parlato di una carenza a livello mentale per essere una grande squadra, che cosa è mancato sino ad ora per vedere una Dinamo al 100% come quella vista in Coppa Italia?
“Bisogna solo essere un po’ più costanti, io sono d’accordo con Meo, abbiamo effettivamente dei cali di concentrazione che non sono da grande squadra che ha obiettivi importanti come la nostra, dobbiamo essere più costanti e bravi, soprattutto dobbiamo essere più uniti, come abbiamo fatto durante la coppa Italia; dobbiamo trovare la giusta concentrazione come abbiamo fatto con Milano in cui abbiamo messo in mostra una bellissima pallacanestro e da lì ci siamo uniti e abbiamo continuato a giocare bene, tanto da arrivare a quella vittoria incredibile. Dobbiamo solo essere più concentrati e come ha detto Meo, bisogna senz’altro mettersi a disposizione della squadra, visto che ognuno sa il proprio ruolo bisogna mettersi a disposizione degli altri, sia che si giochi 5 minuti sia che si giochi per 35. Per fare bene le cose, bisogna farle per il bene della squadra e tutti insieme, perché si vince sempre di gruppo e non vince il singolo, a meno che non giochi con M.Jordan, però di Jordan ce ne è stato uno solo, bisogna sacrificarsi un pochino e ci si può togliere soddisfazioni importanti”.

Durante la tua carriera hai avuto diversi allenatori, da ormai 5 stagioni invece, ti allena Meo Sacchetti, qual’è il tuo rapporto con lui?
“Meo prima di tutto dal punto di vista umano è fantastico, il fatto che sia stato un giocatore, fa si che alcune volte capisce di più lo stato d’animo dei giocatori e le loro necessità, facendoli esprime al meglio; sa come porsi nei nostri confronti, sa come gestire alcune situazioni che altri allenatori che ho avuto in passato, magari non riuscivano ad affronatre, ma senza fare alcuna critica ai miei ex coach sia chiaro, semplicemente essendo stato un giocatore, alcune situazioni le legge meglio di altri. Ho avuto altri allenatori come Cavina con il quale mi ho tolto davvero delle belle soddisfazioni; ma oggi che ho Meo come allenatore da 5 anni, non posso che ringraziarlo, perché io non avrei mai pensato e sperato di giocare in Serie A e lui mi sta dando questa grande opportunità ed io, mi alleno e gioco ogni volta per ricambiare con la stessa moneta con il quale lui mi regala questa fiducia. Questo è il rapporto fra me e Meo.”

Quando ti vedremo capitano?
Spero il più tardi possibile, perché vuol dire che avremo Manu in campo il più a lungo possibile, perché abbiamo ancora un gran bisogno di lui; è il nostro capitano da anni, soprattutto nello spogliatoio, lui sa nei momenti difficili come fare il lavoro sporco, quello che nessuno vede, ma nel quale lui è bravissimo. Lui sa come fare il collante nel gruppo, come prendere le decisioni giuste e dare morale e spirito alla squadra, è il primo che si mette a disposizione del gruppo e dall’alto della sua esperienza fa si che tutti quanti nello spogliatoio lo seguano e lo prendano come esempio da seguire ed imitare. Soprattutto per la voglia che ha di scendere in campo e vincere, cosa che mette sul parquet sempre tutti i giorni, quindi vorrei che rimanga lui come capitano il più a lungo possibile perché veramente non so, quanta gente a 39 anni possa giocare o ha giocato in Serie A e come lui sia in grado di fare la differenza.”

Giacomo DevecchiUn ultima battuta in chiusura: quali sono i canestri che ricordi con più piacere e dispiacere?
“Un canestro che ricordo con dispiacere è, purtroppo per me che non sono un tiratore, una bomba che ho messo nella finale playoff di LegaDue con Cavina contro Soresina, dove ho messo la tripla del +3 a pochi secondi dalla fine e poi loro sono riusciti a pareggiare e poi, al supplementare batterci e da lì non c’è stata più storia anche nelle altre gare. 
Con piacere, posso dirti invece, che essere riuscito a mettere una bomba in finale di Coppa italia, mi fa sentir parte di quel gruppo che ha alzato la coppa, quindi sono orgoglioso di aver messo il mio mattoncino per una vittoria che rimarrà comunque nella storia, diciamo che mi rende abbastanza fiero.”

BasketItaly.it ringrazia con grande piacere, la disponibilità dell’ufficio stampa della Dinamo Sassari e del ministro della difesa Jack Devecchi.

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