fbpx
Home Editoriali Limoges, Come una serata di Eurocup diventa l’occasione di ricordare una favola

Limoges, Come una serata di Eurocup diventa l’occasione di ricordare una favola

0

logo eurocup - bianco

Le storie, quelle belle da raccontare, le ricordi nei momenti in cui non te lo aspetteresti perchè sono lì già dentro di te anche se tu non lo sai. In settimana Cantù al Pianella ha vendicato la sconfitta della settimana prima contro una squadra che in queste due settimane è apparsa forte e solida. Solida tanto da risvegliare in più di qualcuno l’idea di quella squadra sconosciuta che faceva del pragmatismo la sua forza e che in questi anni, tra alti e bassi, ha comunque mantenuto il suo Dna mentre in Europa qualcuno si dimenticava di loro. Questa squadra è il Cercle Saint Pierre Limonges.

La favola del Limonges era iniziata negli anni Ottanta contro il Real in Eurolega. La Francia dei Parker, dei Batum, dei Diaw e delle vittorie in campo internazionale era lontana e ancora più lontana appariva in un piccolo borgo del sud della Francia, in quella partita però c’era già l’eroe della nostra storia, duttile e operaio come la sua squadra Richard Dacoury.

Il Limoges da allora inizierà la sua scalata dominando in Francia e facendosi conoscere in Europa in partite memorabili come la vittoria in Coppa Korac contro il Sibenik di uno sbarbato Drazen Petrovic, che inaugurerà un feeling con l’Europa che porterà nel piccolo ma indiavolato Palais du Sports de Beaublanc due coppe Korac e una Coppa delle Coppe prima del “miracolo” quello vero, dell’happy ending per eccellenza.

Era la stagione 91-92, la bacheca era piena ma nessuno credeva al colpo grosso, l’Eurolega. Non ci credeva neanche l’uomo che a riempirla quella bacheca aveva contribuito sostanzialmente. Docoury infatti è abbastanza deciso a dire basta da vincente e ad abbandonare quella che è una chimera. In semiotica nello schema narrativo canonico si identifica come fase della manipolazione quella in cui un destinatario viene motivato a raggiungere un oggetto di valore da un destinante terzo. Il destinante in questa storia ha un nome e un cognome : Boza Maljkovic. Maljkovic era arrivato nel sud della Francia animato da voglia di rivincita dopo un’avventura da coach a Barcellona in chiaroscuro dove era stato criticato anche per il suo gioco poco effervescente e da quelle parti allo spettacolo, a prescindere da quale sport si pratichi ci tengono. In mezz’ora convince Dacoury a restare con un ruolo diverso dentro e fuori dal campo, gioca meno ma impara a sopperire alla diminuzione dell’atleticità migliorando nel tiro pesante e diventa leader di una squadra rivoluzionata. L’inizio è così e così, poi Boza intensifica gli allenamenti come neanche uno Zeman d’antan e qualcosa comincia a muoversi. La scintilla arriva quando Maljkovic prende Zdvoc, che alla Virtus si barcamenava tra i ruoli di 2 e 3, e lo sposta in cabina di regia. E’ tutto pronto perchè il destino si compia: contro l’Oly il Limoges fa l’impresa, Dacoury sembra ringiovanito di dieci anni e Michael Young (alla Viola non è passato solo Ginobili) mette il punto esclamativo. Il finale è degno di una tale epopea: il Limonges, anima operaia e abnegazione difensiva, contro il talento debordante di una Treviso con giocatori come Kukoc. Ma è soprattutto Skansi contro Majkovic, diversi come Lauda e Hunt, Guradiola e Mou, Duncan e Shaq. Sono uno croato e l’altro serbo e tanto basterebbe, ma sono l’opposto in tutto e le loro squadre gli somigliano.

Epilogo: il Limoges vince a sorpresa, Skansi dirà “è la morte del basket” ma in realtà è solo l’epressione di un altro modo di vedere la palla a spicchi, Maljkovic in finale ci tornerà ma le favole sono belle perche non si ripetono e beccherà un sonoro 81 a 36(uno choc per chi aveva vinto costringendo gli avversari a restare a 55 punti), ma lui la prenderà seraficamente con un:”meglio una sconfitta di 40 che 4 da 10″ e c’ha ragione ancora lui.

Storia recente:

Nel 2004 la storia sembrava finita, niente soldi e problemi giudiziari (sì, non succede solo da noi). Inizia il su e giù tra A e B fino alla definitiva rinascita nelle ultime stagioni, il Limoges esiste ancora(chiedere a Cantù) e sogna il ritorno in Eurolega.

Boza Maljkovic ha continuato il suo giro d’Europa collezionando panchine di prestigio e tornando sul tetto d’Europa altre due volte con il Pana dopo le imprese con Spalato e Limoges

La maglia numero 7 di Richard Dacoury è sul tetto dell’impianto dove è diventato un mito

Frederic Forte, che di quella squadra fu un pilastro, è oggi presidente

Jure Zdovc oggi allena il Gaziantep, Young si è ritirato nel ’98 dopo aver fatto anche una  nuova comparsata in Italia a Fabriano

Ad oggi il Limoges è un unicum nella storia del basket ed è, con gli Spurs, l’unica squadra che abbia messo in difficoltà l’uomo che ci ha raccontato l’era moderna del basket: il venerabile maestro Flavio Tranquillo.