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Do you remember? – Vrbica “soldatino” Stefanov: il primo motore della grande Siena

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Come si sa atletismo e potenza fisica sono qualità fondamentali nel basket, specie in quello dei nostri giorni che viaggia a ritmi e intensità insostenibili. Cosa c’è di meglio di una imperiosa schiacciata o una umiliante stoppata ai danni dell’avversario?

Certamente un ruolo come quello del play non richiede strutture fisiche particolarmente imponenti, ma sono sempre di più quegli allenatori che amano schierare in cabina di regia giocatori dotati di centimetri e muscolarità, per sfruttare eventuali mismatch e armi in più in qualsiasi frangente della partita. 

Ma questo non era il caso di Vrbica Stefanov (foto da english.republika.mk) . Macedone di Kavadarci, classe 1973, 188 cm spalmati su 75 kg di fisico asciutto e assolutamente nella norma, viso scavato ma sveglio, passo svelto e mente illuminata, la dimostrazione che si può essere un gigante della pallacanestro a dispetto di un fisico non propriamente da corazziere. La carriera di Stefanov è indissolubilmente legata alla Mens Sana, dove giunge nel 2001 dall’AEK Atene dopo la vittoria della Coppa di Grecia e un palmarès in patria di tutto rispetto con all’attivo 1 scudetto e due coppe di Macedonia tra il 1996 e il 1999. Ferdinando Minucci e Ergin Ataman progettano la costruzione di una Mens Sana capace di uscire dalla mediocrità cui era abituata per primeggiare in Italia e possibilmente anche in Europa, e per farlo si affidano al primo tentativo a una truppa di nuovi giocatori spiccatamente esterofila e slava formata da gente come Naumoski, Bulatovic, Topic, Gorenc, Masiulis, Zukauskas e Stefanov a dirigere le operazioni e formare l’asse play pivot con Chiacig. Le intuizioni societarie non sono disattese perché la stagione senese è memorabile: vittoria della Saporta contro il Pamesa Valencia e finale di Coppa Italia persa con l’onore delle armi contro la grande Kinder Bologna di Rigadeau e Griffith. Assemblare tanti giocatori nuovi e etnicamente così vicini e così lontani non era roba facile, ma avere in campo uno come Stefanov rendeva tutto più semplice: il soldatino macedone era una guida profetica per i compagni, dispensando calma, classe, ritmo e giocate offensive apparentemente facili ma sempre decisive.

Etica del lavoro, affidabilità e mai una parola o un gesto fuori posto furono le chiavi del successo di Vbrica anche negli anni a venire: l’ambizione e la scalata al vertice della Montepaschi continua e arriverà in sequela il terzo posto alla prima Final Four di Euroleague a Barcellona nel 2003, e sotto la guida di Carlo Recalcati il primo scudetto nel 2004, il quarto posto alla seconda Final Four, questa volta a Tel Aviv e la Supercoppa: ovviamente il Charlie nazionale non farà mai a meno di lui, designandolo metronomo della sua creatura sportiva. Cambiano i compagni ma non cambia Stefanov, che rimane protagonista, segnando e facendo segnare signori con punti e talento offensivo nelle mani da vendere (Ford, Turckan, Thornton, Vanterpool etc…); l’ultimo anno del macedone è invece più avaro di successi e tra infortuni e un andamento di squadra più altalenante i trionfi precedenti non vengono bissati e così anche Vbrica rimane invischiato nella rivoluzione tecnica dell’anno successivo, completata poi dalla promozione di Simone Pianigiani in panchina.

Stefanov passa all’Ulkespor in Turchia dove è ancora protagonista vincendo lo scudetto nel 2006, poi due esperienze a metà con Stella Rossa e Olympiacos. Terrel McIntyre è intanto il nuovo play chiamato a non far dimenticare Stefanov (e ci riuscirà alla grande) ma in Viale Sclavo ci sarà ancora bisogno una volta della regia fatata del soldatino macedone. Siena vuole coprirsi in caso di infortuni, in vista dei difficili playoff: Stefanov è sotto contratto con i greci dell’Olympiacos ma è fermo essendo fuori squadra e così viene l’idea di richiamarlo, per avere a disposizione la sua esperienza e classe in caso di bisogno. Neanche a dirlo il regista di Kavadarci torna di corsa alla casa madre e puntualmente il 7 giugno 2007, ultima gara della semifinale scudetto contro Roma, McIntyre va ko e Stefanov torna in campo per guidare i biancoverdi, che devono chiudere i giochi per volare in finale. La prestazione di Stefanov è al limite del commovente: recuperi, assist, regia immacolata e canestri pesanti: sembra che il macedone non se ne sia mai andato via, che abbia sempre avuto la squadra in mano. Siena arriverà così in finale dove batterà la Virtus Bologna conquistando il secondo tricolore. Grazie anche alla firma di Stefanov, che nella sua seconda esperienza con la casacca mensanina giocherà quella unica e decisiva partita.

Finita definitivamente l’epopea bianco verde, la carriera si chiude a 36 anni tra Spagna e Turchia, con le maglie di Minorca e Mersin. Nel 2014 è assistant coach allo MZT Skopje, in Macedonia, la squadra in cui ha esordito e vinto i primi titoli: ne vedremo delle belle se la leadership silenziosa e l’intelligenza sportiva sarà la stessa anche in panchina.

© BasketItaly.it – Riproduzione riservata

Come si sa atletismo e potenza fisica sono qualità fondamentali nel basket, specie in quello dei nostri giorni che viaggia a ritmi e intensità insostenibili. Cosa c’è di meglio di una imperiosa schiacciata o una umiliante stoppata ai danni dell’avversario? Certamente un ruolo come quello del play non richiede strutture fisiche particolarmente imponenti, ma sono sempre di più quegli allenatori che amano schierare in cabina di regia giocatori dotati di centimetri e muscolarità, per sfruttare eventuali mismatch e armi in più in qualsiasi frangente della partita. Ma questo non era il caso di Vbrica Stefanov. Macedone di Kavadarci, classe 1973, 188 cm spalmati su 75 kg di fisico asciutto e assolutamente nella norma, viso scavato ma sveglio, passo svelto e mente illuminata, la dimostrazione che si può essere un gigante della pallacanestro a dispetto di un fisico non propriamente da corazziere. La carriera di Stefanov è indissolubilmente legata alla Mens Sana, dove giunge nel 2001 dall’AEK Atene dopo la vittoria della Coppa di Grecia e un palmarès in patria di tutto rispetto con all’attivo 1 scudetto e due coppe di Macedonia tra il 1996 e il 1999. Ferdinando Minucci e Ergin Ataman progettano la costruzione di una Mens Sana capace di uscire dalla mediocrità cui era abituata per primeggiare in Italia e possibilmente anche in Europa, e per farlo si affidano al primo tentativo a una truppa di nuovi giocatori spiccatamente esterofila e slava formata da gente come Naumoski, Bulatovic, Topic, Gorenc, Masiulis, Zukauskas e Stefanov a dirigere le operazioni e formare l’asse play pivot con Chiacig. Le intuizioni societarie non sono disattese perché la stagione senese è memorabile: vittoria della Saporta contro il Pamesa Valencia e finale di Coppa Italia persa con l’onore delle armi contro la grande Kinder Bologna di Rigadeau e Griffith. Assemblare tanti giocatori nuovi e etnicamente così vicini e così lontani non era roba facile, ma avere in campo uno come Stefanov rendeva tutto più semplice: il soldatino macedone era una guida profetica per i compagni, dispensando calma, classe, ritmo e giocate offensive apparentemente facili ma sempre decisive. Etica del lavoro, affidabilità e mai una parola o un gesto fuori posto furono le chiavi del successo di Vbrica anche negli anni a venire: l’ambizione e la scalata al vertice della Montepaschi continua e arriverà in sequela il terzo posto alla prima Final Four di Euroleague a Barcellona nel 2003, e sotto la guida di Carlo Recalcati il primo scudetto nel 2004, il quarto posto alla seconda Final Four, questa volta a Tel Aviv e la Supercoppa: ovviamente il Charlie nazionale non farà mai a meno di lui, designandolo metronomo della sua creatura sportiva. Cambiano i compagni ma non cambia Stefanov, che rimane protagonista, segnando e facendo segnare signori con punti e talento offensivo nelle mani da vendere (Ford, Turckan, Thornton, Vanterpool ecct); l’ultimo anno del macedone è invece più avaro di successi e tra infortuni e un andamento di squadra più altalenante i trionfi precedenti non vengono bissati e così anche Vbrica rimane invischiato nella rivoluzione tecnica dell’anno successivo, completata poi dalla promozione di Simone Pianigiani in panchina. Stefanov passa all’Ulkespor in Turchia dove è ancora protagonista vincendo lo scudetto nel 2006, poi due esperienze a metà con Stella Rossa e Olympiacos. Terrel McIntyre è intanto il nuovo play chiamato a non far dimenticare Stefanov (e ci riuscirà alla grande) ma in Viale Sclavo ci sarà ancora bisogno una volta della regia fatata del soldatino macedone. Siena vuole coprirsi in caso di infortuni, in vista dei difficili playoff: Stefanov è sotto contratto con i greci dell’Olympiacos ma è fermo essendo fuori squadra e così viene l’idea di richiamarlo, per avere a disposizione la sua esperienza e classe in caso di bisogno. Neanche a dirlo il regista di Kavadarci torna di corsa alla casa madre e puntualmente il 7 giugno 2007, ultima gara della semifinale scudetto contro Roma, McIntyre va ko e Stefanov torna in campo per guidare i biancoverdi, che devono chiudere i giochi per volare in finale. La prestazione di Stefanov è al limite del commovente: recuperi, assist, regia immacolata e canestri pesanti: sembra che il macedone non se ne sia mai andato via, che abbia sempre avuto la squadra in mano. Siena arriverà così in finale dove batterà la Virtus Bologna conquistando il secondo tricolore. Grazie anche alla firma di Stefanov, che nella sua seconda esperienza con la casacca mensanina giocherà quella unica e decisiva partita. Finita definitivamente l’epopea bianco verde, la carriera si chiude a 36 anni tra Spagna e Turchia, con le maglie di Minorca e Mersin. Nel 2014 è assistant coach allo MZT Skopje, in Macedonia, la squadra in cui ha esordito e vinto i primi titoli: ne vedremo delle belle se la leadership silenziosa e l’intelligenza sportiva sarà la stessa anche in panchina.