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Do You Remember? Rolando “Ro” Blackam ed il suo unico anno in Italia

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Il personaggio che questa settimana abbiamo scelto per la nostra abituale rubrica del Do You Remember? richiede probabilmente uno sforzo memonico maggiore alla grande massa degli appassionati perché ha giocato una sola stagione nel nostro campionato, ma i tifosi di quella squadra nella quale ha militato sicuramente non l’hanno dimenticato per i successi avuti con la sua presenza all’interno del team in quell’unica annata. Il giocatore del quale stiamo parlando è Rolando “Ro” Blackman

protagonista con Nando Gentile, Dejan Bodiroga nella Stefanel Milano vincitrice dell’accoppiata scudetto coppa Italia nella stagione 1995-1996, e di conseguenza i tifosi in questione sono quelli dell’Olimpia. I più attenti e assidui lettori ricorderanno che la settimana passata abbiamo scritto e parlato di Michael Ray Richardson, che per l’infinita classe ho definito uno dei primi tre giocatori arrivati nel nostro campionato dal pianeta Nba, ebbene Roland Blackman non è stato un personaggio a tutto tondo come “Sugar” dentro e fuori dal campo, ma sicuramente non può essere definita come una comparsa un giocatore che ha segnato in quella lega ben 17623 punti ed ha disputato quattro All-Star Game. Probabilmente Blackman, anche se arrivato in Italia a 36 anni, può essere considerato uno degli ultimi americani con un glorioso passato Nba alle spalle arrivati nella nostra A. Rolando nato nel 1959 a Panama si trasferisce a New York e cresce sia come uomo che come giocatore di basket nei quartieri intorno Brooklyn, prima di cominciare la sua carriera universitaria con il glorioso college di Kansas State University. A Kansas State matura cestisticamente sotto le cure di coach Jack Hartman che ne affina le grandi doti di guardia tiratrice in particolare dalla media distanza, dove nel corso della carriera si dimostrerà una macchina quasi infallibile. Nella sua carriera universitaria realizza 1844 punti con oltre il 50% al tiro totale, e la sua migliore annata è il 1980, quando viene nominato giocatore dell’anno nella Big Eight Conference, e si guadagna una chiamata per la spedizione olimpica a Mosca. Però come si sa dai libri di storia quella selezione statunitense mai partì per la capitale sovietica, perché erano ancora gli anni della guerra fredda, e così l’allora presidente Usa Jimmy Carter decise di boicottare l’evento. Quindi nel 1981 viene scelto con il numero 9 dai Dallas Mavericks, con la quale franchigia inizierà la sua lunga carriera Nba. Alla fine gli anni tra i pro saranno 14 ma con pochi movimenti sul mercato per Blackman, che infatti l’unico trasferimento lo avrà nel 1992 quando sarà scambiato da Dallas con New York in cambio di Derek Harper. Proprio nell’anno conclusivo della sua carriera Nba nel 1993-94 vive la più grande avventura, seppur non da protagonista principale, arrivando con i Knicks alla finalissima contro gli Houston Rockets. Alla fine saranno i texani a vincere le Finals nella decisiva gara 7 trascinati dal Mvp ed incontenibile in quegli anni nel pitturato Hakeem Olajuwon. Chiuso il capitolo americano per Rolando inizia la breve carriera in Europa, che come prima tappa nel 1994-1995 lo vede protagonista in Grecia con l’Aek Atene prima di arrivare nella stagione successiva a Milano. In quegli anni l’Olimpia è una società del tutto rivoluzionata dopo il trasferimento del gruppo Stefanel da Trieste a Milano nell’estate 1994. Infatti Blackman troverà come compagni di squadra sotto la Madonnina i vari Gentile, Bodiroga, Fucka, Canterello, De Pol e come coach Boscia Tanjevic , tutti protagonisti negli anni precedenti nella città giuliana, ed oltre loro si aggiunge quel Flavio Portaluppi, altro giocatore fondamentale in quell’accoppiata milanese tricolore coppa nel sessantesimo anno di storia della società meneghina . L’inizio della stagione non fu facile per la truppa milanese, ma una prima svolta si ebbe a fine Marzo con le Final Four disputate in casa al Forum d’Assago. La Stefanel vinse prima la semifinale al fotofinish per 83-82 sulla Buckler Bologna, poi stravinse la finale per 90-72 contro la Mash Verona, ed il grande protagonista della finalissima fu proprio Blackman con una prestazione pazzesca al tiro da tre punti. Alla fine della gara contro gli scaligeri i punti della guardia americana furono ben 28 con 8/12 da tre punti e 2/2 da due punti con il conseguente meritato premio di Mvp della manifestazione. La vittoria in coppa Italia rilanciò la squadra di Tanjevic che arrivò alla finale scudetto contro la Fortitudo Bologna con lo svantaggio del fattore campo. La gara decisiva, che girò la serie in favore dei milanesi, fu gara 3 quando Blackman e compagni riuscirono ad espugnare il parquet di Casalecchio di Reno e portarsi in vantaggio per 2-1 nella serie. In quella epica gara 3 di Bologna i punti a referto per Blackman furono 20, mentre nella decisiva gara 4, che chiuse il discorso scudetto, i punti a referto furono 19, a dimostrazione del fatto che quel venticinquesimo ed ultimo scudetto della storia milanese porta la firma in calce di questo americano, che all’inizio della sua avventura italiana fu bollato da qualche addetto ai lavori come troppo vecchio e venuto nel nostro paese a svernare. Proprio quello che Rolando mai si sarebbe sognato di fare perché da vincente quale era sul parquet il suo obiettivo minimo era sempre quello di essere utile per la propria squadra, ed infatti solamente un anno più tardi decise di chiudere la propria carriera. Dopo la carriera da giocatore ha intrapreso quella di coach dove è stato vice ai Mavericks, della nazionale tedesca e di Tanjevic con la Turchia, prima di intraprendere l’attuale carriera di dirigente sempre ai Mavericks. Per Blackman un solo anno in Italia, ma siamo sicuri che avrà lasciato molta più nostalgia e ricordi nei tifosi milanesi, che molti altri giocatori americani che hanno vestito per più stagioni la gloriosa casacca dell’Olimpia Milano.