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Do You Remember?: Dino Radja dai sogni romani irrealizzati a stella Nba

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Continuando sul solco intrapreso la settimana scorsa con Arijan Komazec nel Do You Remember? settimanale abbiamo scelto un altro grande giocatore di origine slava che agli inizi degli anni 90 il nostro campionato ha avuto il piacere di vedere sui nostri parquet di A. Il giocatore in questione è lo spalatino d’origine Dino Radja. Nato nella splendida città della Dalmazia il 24 Aprile 1967, e nelle cui fenomenali giovanili di metà anni 80 cresce, già nel 1985 seguendo la migliore tradizione della pallacanestro slava debutta in prima squadra. Da subito dall’alto dei suoi 212 cm per 120 kg di peso si dimostra uno dei pivot più interessanti dell’intero panorama cestistico internazionale, ma a dispetto della sua stazza si fa apprezzare per la dolcezza delle sue mani, e per gli agili movimenti spalle e fronte a canestro. Già agli inizi degli anni 90’, passati da poco i vent’anni d’età ha già una bacheca da far luccicare gli occhi a chi la guarda e la ammira. Dino infatti con la nazionale slava conquisterà l’oro agli Europei del 1989, per poi ripetersi nel 1991 agli Europei di Roma, mentre in precedenza aveva conquistato la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Seul; mentre con il suo club d’origine, quell’incredibile corazzata conosciuta prima sotto le inesgne della Jugoplastika e poi della Pop 84 Spalato con compagni di squadra vecchie conoscenze del nostro campionato come Zan Tabak, Zoran Savic e Toni Kukoc, vincerà due Eurolega consecutive. La prima nella stagione 1988-89 battendo in finale il Barcelona per 72-67 nelle Final Four di Saragozza, poi l’anno successivo ancora una vittoria nella finalissima di Parigi contro i blau-grana per 70-65, dopo aver battuto una semifinale ad alto contenuto tecnico e di spettacolo la nostra Scavolini Pesaro di Cook e Daye per 93-87. Purtroppo quella splendida squadra allenata dal maestro Bozidar Maljkovic verrà smembrata l’anno successivo sul mercato, ed i suoi talenti più luccicanti come Radja e Kukoc arriveranno nel nostro campionato. Dino, intanto, era stato scelto nel 1989 nel draft Nba al secondo giro con il numero 46 dai Boston Celtics, ma nell’estate del 1990 decise di intraprendere l’avventura nel nostro campionato ammaliato dalla proposta a suon di centinaia di milioni della Virtus Roma. In quegli anni al comando del Il Messaggero Roma vi era la ricchissima famiglia Ferruzzi, che nello sport primeggiava nel volley con Il Messagero Ravenna e nella vela con l’imprese del Molo di Venezia, e che aveva come obiettivo di riportare la Virtus ai fasti del BancoRoma campione d’Europa nel 1984 e campione del Mondo nel 1985. Nonostante la squadra fosse stata affidata all’allenatore dei successi romani degli anni 80 cioè Valerio Bianchini, e l’arrivo nella capitale di tanti campioni, oltre a Radja, come Fantozzi, Brian Shaw, Danny Ferry la squadra romana non riuscì mai a conquistare lo scudetto , fermandosi per due volte in semifinale nel 1991 e nel 1992. L’unica soddisfazione per Radja nell’esperienza romana arrivò con la vittoria nella finale di Coppa Korac tutta italiana contro Pesaro del 1992, andando ad espugnare il viale dei Partigiani di Pesaro dopo il pareggio al PalaEur nella gara d’andata. Nell’anno successivo, anche, a causa del ridimensionamento economico della famiglia Ferruzzi la Virtus soffrì tantissimo in campionato salvandosi solo ai play-out con in panchina Franco Casalini, mentre ancora in Korac arrivarono maggiori soddisfazioni con la sconfitta in finale contro la Philips Milano. Nel triennio romano, mentre intanto Dino diventato croato vinceva un’altra medaglia d’argento con la sua Croazia alle Olimpiadi di Barcellona del 1992, indosserà in totale 104 volte la maglia della Virtus con oltre 20 punti e 10 rimbalzi di media a partita. Chiusa l’esperienza italiana per Dino si apriranno le porte del Nba con la maglia dei Celtics, dove con il numero 40 sulle proprie spalle, si farà notare e non poco dalle platee americane. In quattro stagioni con la gloriosa squadra di Boston disputerà 224 partite con ben 16,7 punti realizzati ed 8,4 rimbalzi di media. Dopo il saltato trasferimento a Philadelphia nell’estate del 1997, Dino tornerà in Europa dove si dividerà tra il campionato greco e quello croato di casa. Con il Panathinaikos vincerà due campionati consecutivi nel 1998 e nel 1999, ma in Europa conoscerà una tremenda beffa nella semifinale di Coppa Saporta del 98’ contro l’Olimpia Milano allenata dal suo vecchio coach in quel di Roma Franco Casalini, infatti il Pana dopo una vittoria larghissima ad Oaka per 77-58, verrà travolto per 86-61 al Forum da Nando Gentile e compagni. Nelle sue esperienze in patria il pivot croata vincerà due coppe di Croazia: la prima nel 2000 con lo Zadar, la seconda nel 2002 con il Cibona Zagabria. Sempre in patria e nella sua società d’origine il Kk Spalato Dino chiuderà la sua carriera nel 2003 a 36 anni, ma due estati più tardi gli arriverà una suggestiva proposta. Infatti il suo vecchio maestro, proprio ai tempi di Spalato, Maljkovic gli proporrà di rimettersi in gioco e niente meno con la maglia del Real Madrid, perché il coach è convinto che Radja nonostante i 38 anni di età possa essere ancora tra i migliori lunghi sul palcoscenico cestistico europeo. Dino confiderà successivamente di essere tornato ad allenarsi in quell’estate del 2005 per circa tre settimane per questa nuova esaltante sfida, ma di aver abbandonato l’idea di tornare al basket giocato, dopo non aver raggiunto l’accordo economico con i blancos di Spagna . Un vero peccato per gli appassionati, che avrebbero potuto nuovamente ammirare sui campi di gioco un grandissimo talento, uno dei quei primi pionieri negli States in grado di far capire agli americani il grande valore tecnico dei giocatori europei, e scardinare quella cortina di scetticismo degli addetti ai lavori statunitensi nei confronti di tutto ciò che non era a stelle e strisce.