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Do You Remember? Arijan Komazec la mitragliatrice da Zadar

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Il giocatore che abbiamo scelto quest’oggi per la nostra rubrica del Do You Remember? è un giocatore slavo che ha fatto parte della generazione dei fenomeni balcanici di fine anni 80 ed inizio anni 90, che hanno dominato in Europa e nel Mondo prima che la sanguinosa guerra che coinvolse la Jugoslavia costrinse quel gruppo a frazionarsi nelle diverse nazioni come Serbia e Croazia per citare le due più forti che uscirono dalla divisione del paese. Il giocatore in questione è Arijan Komazec

visto tra il 1993 ed il 1998 in Italia prima con la maglia di Varese e poi con quella della Virtus Bologna, e nel 2004 alla Scandone Avellino, dove concluse la sua carriera ricca di successi. Arijan nasce il 23 Gennaio 1970  a Zadar, e proprio nelle giovanili della gloriosa squadra croata inizia il suo percorso cestistico, che lo farà diventare una delle guardie tiratrici (o meglio “mitragliatrici” incubo delle difese europee negli anni novanta. Giocatore dalla meccanica di tiro particolare, con quel braccio destro che si allungava alla sua massima estensione prima di rilasciare il pallone dall’alto dei suoi 201 cm di altezza, aveva più un fisico da ala, ma come detto in precedenza il suo ruolo naturale appariva quello di guardia con le sue doti di grande attaccante e tiratore in uno contro uno, ma anche in qualche caso in uscita dai blocchi. Le sue doti eccellenti di attaccante si mettono in luce già nella stagione 1988/89 quando con la maglia dello Zadar a soli 18 anni produce la bellezza di 23,5 punti a partita, ma sarà solo un antipasto perché Arijan nella successiva annata addirittura sfonderà il muro del trentello a partita con ben 31,5 punti a recita. A così grandi prestazioni non poteva rimanere insensibile l’allora nazionale dell’ex Jugoslavia, dove Komacez diventerà convocato in pianta stabile, seppure  come rincalzo in una super formazione con tra le propria fila fior di campioni come Drazen Petrovic, Toni Kukoc, Dino Radja, Vlade Divac solo per fare alcuni nomi. Come detto, anche se solo come seconda linea dalla panchina, a soli vent’anni nel 1990 Arjan diventerà campione del Mondo ai mondiali in Argentina, quando la sua Jugoslavia vincerà la finalissima contro l’Unione Sovietica, dopo aver battuto gli Stati Uniti pre Dream Team in semifinale per 99-91. L’anno successivo, sempre da rincalzo, avrà, anche, la soddisfazione di partecipare alla cavalcata slava agli Europei di Roma, quando gli slavi batterono nella finalissima proprio i nostri portacolori allenati da Sandro Gamba. In questi stessi anni, purtroppo, a causa della guerra incominciano i problemi personali per motivi di etnia per Komazec e la sua famiglia. Infatti Komazec al termine di uno Zadar-Partizan Belgrado fu accusato di essere serbo per un applauso rivolto ai bianconeri belgradesi durante la gara scatenando tutte le furie della propria tifoseria, ma in realtà la famiglia e Komazec erano serbi di Dalmazia (territorio croato), emigrati lì dopo la Guerra Mondiale, quindi alla fine svanite le polemiche Arijan optò ed ottenne la nazionalità croata. Subito con la nazionale croata vinse la prestigiosissima e storica la medaglia d’argento al debutto nelle Olimpiadi di Barcellona del 1992, battuti solamente nella finalissima dalla squadra più forte di tutti i tempi quale il Dream Team Usa visto alla kermesse olimpica spagnola del 92. Nel 92-93 la guardia-ala croata lascerà la sua Zadar lacerata dalla guerra per approdare nel campionato greco al Panathinaikos, dove rimarrà una sola stagione nella quale però non disdegnerà le sue doti di grande realizzatore con oltre 23 punti a partita. Nell’estate successiva nel 1994 il croato approderà nel nostro campionato alla Cagiva Varese, e con i suoi 31,8 punti di media con il 69% da due ed il 53% da tre trascinerà i varesini al ritorno in massima serie. Proprio nell’estate del 1994 quando conquisterà la medaglia di bronzo ai mondiali di Toronto con la sua Croazia (19,4 punti di media nella kermesse mondiale), la guardia attirerà su di se le mire degli scout Nba ed in particolare di quelli dei Suns e dei Nets. Proprio l’interesse dei Nets l’ex squadra del suo idolo ed ex compagno con la Jugoslavia Drazen Petrovic riempirà d’orgoglio e lusingata felicità Arijan, che intanto non smette di segnare e nel successivo anno di massima serie con la Cagiva Varese segnerà addirittura oltre 33 punti di media. Dopo aver conquistato il titolo di miglior cannoniere del nostro campionato di A1 l’anno successivo Arjan arriverà alla Virtus Bologna campione d’Italia in carica da tre anni di fila, e dove avrà la pesante eredità di Danilovic, volato a Miami, sulle proprie spalle. Il biennio virtussino per Arijan non sarà facilissimo proprio per il peso del proprio erede e per i paragoni della piazza con Sasha. Intanto bisogna sottolineare come Arjan continuerà a togliersi soddisfazioni con la sua nazionale con la quale vincerà due medaglie di bronzo agli Europei prima nel 1993 in Germania, poi nel 1995 in Grecia. Nel biennio bianconero Arjan avrà 22 punti di media nella prima stagione, quando vincerà la Supercoppa italiana, e nell’anno successivo le sue medie scendono a 17 punti vincendo la Coppa Italia, ma in entrambe le annate il cammino bianconero si fermerà in semifinale nei play-off. L’anno successivo nel 1997/98 Arijan tornerà a Varese, ma anche nella piazza lombarda che lo aveva lanciato in Italia, il croato non si ripeterà sulle sue medie realizzative  precedenti con “solo” oltre  i18 punti di media, e nell’anno successivo tornerà in Grecia sull’altra sponda di Atene all’Olympiakos dove raggiungerà le Final Four di Eurolega.  Con il nuovo millennio Arijan farà una scelta di cuore tornando allo Zadar dove vincerà la Kresimir Cosic Cup del 2000, e nell’anno successivo tenterà l’esperienza Nba con i Vancouver Grizzlies, ma dopo un periodo di allenamenti nel preseason, lascerà il Canada senza mai fare il proprio debutto tra i pro americani. Infine, come detto, ad esordio del nostro breve racconto sull’asso croato lo ritroviamo in Italia nella stagione 2003/04 con l’Air Avellino di coach Zare Markovski, e con la squadra irpina dimostrerà, anche,nell’ultima annata della propria carriera di saper sempre fare quello che gli riusciva meglio in carriera, cioè trivellare la retina, con 17,6 punti di media. Un Komazec che l’Italia dei canestri ha avuto la fortuna di poter ammirare ed osservare sui propri parquet negli anni centrali degli anni 90, nei quali il campione croato è stato probabilmente il realizzatore europeo numero uno in circolazione, purtroppo con l’unico neo di non essere riuscito a soppiantare nei cuori dei tifosi virtussini Pedrag Danilovic, ma in quel caso ci sarebbe stato bisogno, più che di un impresa, di un vero e proprio miracolo sportivo.