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Basketitaly Tech: Speciale Natale-Sotto l’albero meglio Nba 2k15 o Nba Live?

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Stanchi della classica tombola natalizia? Avete voglia di sudare ma non volete/riuscite ad alzarvi dal divano? Avete bisogno di un modo per fare star zitto il cuginetto che vi ha tormentato per tutto il pranzo di Natale o semplicemente siete talmente malati di palla a spicchi da non riuscire a attendere nemmeno l’inizio del Christmas day? Per questa è altre vicissitudini potete ricorrere

alle console con relativo assortimento di titoli legati al basket, anche se poi la dicotomia è rappresentata da Nba 2K e Nba Live, tornate a darsi battaglia quest’anno. Ma quale dei due sarebbe più bello trovare sotto l’albero?

 

Analizziamoli (semi)seriamente nelle loro caratteristiche tra un panettone e un pandoro:

Grafica: Ragazzi/e è Natale ed è il caso di essere sinceri quando vedete una rappresentante dell’altro sesso la prima cosa che vi colpisce in lui/lei è la bellezza, come si presenta all’ occhio, il fatto che vi dica che il suo giocatore preferito è Kwame Brown e lo faccia sbagliando i congiuntivi ovviamente può essere un problema ma di certe cose ce  ne  accorgiamo (ahimè) solo in seconda battuta . Con i videogiochi è lo stesso. Se possiamo contare i peli della barba di Harden mentre questo sta per eseguire il tiro probabilmente la grafica è buona e questo basterà a convincerci a barattare i soldi per il biglietto del treno per tornare a casa per le feste per un dischetto. Nba Live torna sul campo dopo l’assenza degli ultimi anni tra rinvii e apparizioni deludenti, come l’ultimo Elite ma il Derrick Rose dei videogame baskettari mostra una grafica straordinaria (si arriva a notare il sudore) mentre 2K continua a essere meraviglioso graficamente ma fa della continuità la sua forza anche dopo l’approdo su Ps4 e non mostra differenze grossissime rispetto al predecessore, un pò come gli Spurs. Certo la copertina di Nba 2k con Durant invoglia un poco  più di quella con Lillard del concorrente, che deve espiare ancora la colpa di avere messo in copertina nel 2001 Antoine Walker, tra l’altro.

Gameplay: C’era una volta Live che, complice la possibilità di utilizzare la levetta analogica destra per trick da campetto che neanche gli Harlem Globtrotters, era senza dubbio avanti anni luce su un 2K che sembrava sempre meno fluido, più meccanico e più semplicistico. Poi 2K ha iniziato a chiedere consigli ai migliori (da KD a LBJ) e a studiarli. Risultato oggi la sfida somiglia a quella tra una nobile decaduta, tipo i Lakers o i Celtics e una divertente compagine in ascesa tipo Golden State. Per ora vince ancora 2k ma Live ha ancora appeal e se azzecca un paio di scelte…

Modalità: La EA certo non sembra essersi impegnata nel cercare modalità di gioco: ritroviamo le “solite” Scenario e Carriera oltre al Ultimate Team, preso in prestito da Fifa. 2k15 risponde rimettendo in campo modalità “tagliate” l’anno precedente per motivi oscuri. Fa quindi piacere ritrovare la modalità “Associazione” rinominata nel meno losco “Franchigia” che ci permette di guidare il nostro team per ben 80 anni (virtuali?) al termine dei quali troveremo sulla panchina degli Spurs l’ultima versione (forse) di Pop impegnato nella conquista del quarantesimo titolo. A chiudere la modalità My Player e alla storyline, perchè siamo buoni tutti a diventare fenomeni dopo essere stati prima scelta al draft difficile sopravvivere nella lega come rookie non draftato (vero Lin?). Stessa trama espressa in “Rising Star” di Ea che però fa la figura del cugino povero pur essendo comunque divertente, come passare da avere James ad avere Deng insomma. In più 2k contiene a tenersi la licenza dell’Eurolega e questo è un grandissimo vantaggio perchè umiliare i Cavs con un canestro sulla sirena di Cerella non ha prezzo…

Suono: Partiamo dalle brutte notizie: neanche quest’anno torna la telecronaca italiana. Toccherà quindi tornare a giocare ai mitici Nba Live di inizio millenio per godersi un commento in lingua madre, quando a commentare le nostre imprese c’erano i vari Bagatta e soprattutto “The Voice” Flavio Tranquillo e poco importa se questi usasse 6 frasi sei e abusasse del termine “finger roll”. Ci rifacciamo con le soundtrack con il meglio della scena Urban egaulmente diviso tra i due titoli. Nba Live conta su alcuni pezzi in esclusiva per il gioco come al solito e su tanti new comer da Chuck Inglish & Action Bronson a J.Sands, a TeeFlii e 2Chainz senza rinunciare a mammasantissima come Smif n Wessun e ad hit come la Don’t Tell ‘Em di Jeremith(con tanto di campionamento di “The Rhythm of the Night” di Corona..)

Nba 2K risponde lasciando carta bianca all’uomo più cool del momento: Pharrell Williams che assembla una colonna sonora favolosa quanto eterogenea mettendo insieme classici come “Scenario” dei mitici A Tribe Called Quest a Major Lazer con lo stesso Pharrell passando per cose anche non hip hop come la giovanissima Lorde o i Depeche Mode oltre ai Red Hot (di cui si riesuma “Suck my Kiss”) e all’elettronica dei Basement Jaxx. Insomma parità assoluta su tutta la linea.

Chi vince? Nessuno è Natale e siamo tutti più buoni, però io i miei soldini li butto su Nba 2K poi magari mi rivendo il biglietto per tornare a casa e mi prendo anche l’altro (tanto con Trenitalia sarei tornato comunque in ritardo..) Intanto auguri a tutti dalla redazione di Basket Italy al completo!