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Dragic è pronto per l’Eurolega: “Sensazioni più che buone, siamo da prime otto”

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Le parole di Zoran Dragic in una lunga intervista a La Gazzetta Dello Sport

Dragic, comincia oggi la grande scommessa della stagione: l’Eurolega. Come vi avvicinate alla sfida col Maccabi?
«Le sensazioni sono più che buone. Veniamo da un periodo in cui ci siamo allenati con profitto. La vittoria in Supercoppa e l’esordio vincente in campionato ci hanno dato serenità. Insomma, ci siamo preparati bene, vedo le premesse per poter partire con il piede giusto. Certo, il livello si alza, arriva il Maccabi, dovremo aumentare i giri del nostro motore».
Cosa non dovrete fare stasera?
«Farli correre. Consentire loro di sprigionare tutto il potenziale che è notevolissimo. Non devono viaggiare a 90-100 punti come sarebbero capaci di fare, ma a 80, meglio ancora 70. Dovremo costringerli a dei cinque contro cinque a metà campo».
L’obiettivo, come avete dichiarato, sono i playoff, ma nel ranking dove posiziona Milano?
«Sì, l’obiettivo sono i playoff. Il problema è che tutte le altre 15 squadre hanno lo stesso step. Sono convinto si possa arrivare tra le prime otto se la squadra rimarrà una famiglia come ora. Se proprio devo fare un ranking dico Cska, Fenerbahce, Real Madrid, Barcellona, Panathinaikos e Olympiacos un bel passo avanti, poi, dietro, può succedere di tutto. Il livello è davvero altissimo e, rispetto agli altri anni, non esistono squadre materasso o partite scontate. Qui c’è la crema d’Europa».
Il suo basket tuttofare ha già catturato i tifosi dell’Olimpia.
«Ne sono felice. Punto ad essere un giocatore versatile. Se c’è qualcosa che nessuno vuole fare o non riesce a fare, io mi ci butto. D’altra parte ci dobbiamo ricordare che il concetto di squadra viene prima di tutto».
Ma anche le individualità hanno il loro peso. Nel trio Dragic-Simon-Gentile in molti vedono il possibile valore aggiunto dell’Olimpia.
«Non vorrei sembrare presuntuoso, ma in effetti siamo un trio di alto livello. Siamo tutti giocatori piuttosto affermati e con una notevole esperienza internazionale. In ogni partita, a seconda delle circostanze, abbiamo la possibilità di scegliere da chi andare».
Parliamo di lei. La sua prima passione è stata il calcio.
«Sì, ho cominciato a giocare con mio fratello Goran, poi lui si è infortunato e mi ha trascinato verso il basket. Quante sfide con lui e quanti pugni sono volati… Il calcio rimane comunque una grande passione»
Per chi tifa?
«Sempre tifato Milan. I miei preferiti? Ibrahimovic, ora Bacca, ma il mio idolo è sempre stato Kakà, uno che in campo sapeva fare tutto. Sì — ride — possiamo dire che mi sento un po’ come lui».
Lei ha detto che si sente un giocatore da Nba, anche se la sua esperienza a Phoenix e Miami non è stata certo memorabile.
«Ma lo ribadisco: posso giocare in Nba. Là, però, la fortuna conta parecchio: bisogna trovarsi al posto giusto nel momento giusto e a me non è capitato. Quella porta la considero sempre aperta anche se la mia testa è tutta per Milano».
Modelli nel basket?
«Bodiroga, un altro giocatore universale. E mio fratello perché…è mio fratello»