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Mike Iuzzolino: “Verona città speciale, è la mia seconda casa”

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Una lunga chiacchierata con Mike Iuzzolino. L’indimenticato ed indimenticabile Paisà, pezzo di storia del basket e dello sport veronese, è stato protagonista venerdì nella diretta con Mitch Poletti su Instagram

Tantissimi gli appassionati gialloblù collegati in diretta per incontrare, seppur virtualmente, Mike in questo periodo di quarantena: “Sono molto contento di partecipare a questo appuntamento e credo sia una iniziativa, quella che avete creato, utile per fare compagnia alle persone in questo periodo difficile” ha esordito Iuzzolino.

L’incontro è iniziato parlando della situazione attuale: “Credo che la nostra situazione sia molto simile a quella dell’Italia in questo momento – ha proseguito Mike –  Dipende molto da in quale parte degli Stati Uniti ti trovi in questo momento: ad esempio a New York e nel New Jersey c’è una completa quarantena, ci sono tanti nuovi casi ogni giorno e tanti morti, ma se ti sposti verso Ovest, verso delle zone come il Colorado o il New Mexico, non sono posti colpiti in maniera forte, quindi hanno restrizioni più leggere. In questo momento le nostre situazioni sono davvero simili. Il nostro Governo sta dicendo alla popolazione le stesse cose che hanno detto a voi: state a casa, state lontani dalle persone, fate il vostro meglio per poter fermare il contagio di questo virus. E capisco che sia difficile per gran parte delle persone, ognuno di noi vorrebbe essere fuori casa per fare le proprie cose, noi vorremmo giocare ed allenarci su un campo da basket. Ma bisogna fare ciò che è meglio per tutti, ossia stare in casa e lontani da tutti.”.

Il legame con Verona e con la Scaligera Basket non si è mai dissolto. Anzi, è sempre stato forte e sentito, da entrambe le parti. Iuzzolino, sulla Tezenis Verona, ha precisato: “Seguo sempre la vostra squadra, stavate giocando un’ottima stagione. So che avete attraversato dei cambiamenti, come quello dell’allenatore, ma nelle ultime settimane la squadra stava giocando ad un livello davvero alto. Capisco che tutto ciò sia scoraggiante, anche per me e la mia squadra lo è stato. Siamo stati “fortunati” di aver giocato la nostra ultima partita il martedì prima della totale chiusura, e con quella vittoria ci siamo laureati campioni di Conference, ricevendo il pass per il torneo NCAA. Eravamo tutti molto carichi, ma solo 2 giorni dopo hanno chiuso tutto. So quanto il basket sia importante per le persone di Verona, e capisco come possano sentirsi in questo momento”.

Era il 9 aprile 2017. Sono passati quasi tre anni, meno qualche giorno, dalla cerimonia che ha portato al ritiro della maglia di Iuzzolino. La numero 8, la maglia che ha fatto sognare una generazione di sportivi e appassionati. Indelebile, anche per Mike, il ricordo di quella cerimonia:

“Innanzitutto, quando sono arrivato – ha commentato Iuzzolino –  non avevo idea di quanto sarebbe stato grande l’evento. Il lavoro che ha fatto la società è stato grandioso, è stato un evento durato 3 giorni, io e la mia famiglia siamo rimasti davvero impressionati. Come lo hanno organizzato, come lo hanno presentato, tutto l’ambiente è stato emozionante per me. Dico sempre che Verona per me è una seconda casa: è stato un posto in cui ho giocato a basket, ma ho incontrato tante nuove persone, stretto tante nuove amicizie che spero dureranno per tutta la vita e per me queste cose sono molto più importanti del basket. È stato come tornare a casa, vedere tutte quelle persone che mentre giocavo erano ragazzini che io speravo di ispirare, essere diventati adulti e vederli lì con le loro famiglie…è stato semplicemente fantastico. Avere il tuo numero ritirato è un grandissimo onore, ma io e la mia famiglia siamo stati veramente contenti per tutto quanto, è un’esperienza che mi ha reso molto orgoglioso”.

Naturalmente non sono mancati i ricordi sulla città, sulla società ed alcuni aneddoti: “Verona è speciale grazie ai veronesi. La città ha persone fantastiche, i giocatori sono sempre trattati splendidamente. Ti vedono quasi più come un parente che come un giocatore di basket. Credo di aver cenato in più case di tifosi lì che in tutta la mia carriera, potevo considerarli parte della mia famiglia! Avevo un paio di posti preferiti da frequentare a Verona. Il primo è il ponte di fianco Castelvecchio, andare lì e solamente fare una passeggiata era bello. Mi piaceva vedere le tante persone a Piazza Brà, Piazza Erbe, vedere la gente che beveva il loro bicchiere di vino. Mi piaceva molto passare del tempo girando la città e vedendo tutti i suoi luoghi più caratteristici, per me era la parte più bella”.

Poletti, parlando dell’incontro con Iuzzolino con lo staff gialloblù, ha riscoperto inoltre aneddoti particolari. Il ricordo, che è un punto comune con la gestione di oggi, è per lo staff medico: “Per prima cosa, Paolo Cannas è uno dei migliori dottori del mondo. Lui tiene davvero tanto ai suoi giocatori, sia come sportivi che come uomini, e farebbe qualsiasi cosa nel mondo per aiutarli. È sempre stato uno un grandissimo amico, gli voglio un gran bene. Poi Enrico Vittone altra grandissima persona. A mano a mano che invecchi, il tuo corpo ha sempre più bisogno di cure ed attenzioni. Paolo era sempre lì, e siamo stati molto fortunati ad avere un gran preparatore atletico, Luca Faccioli, ci aiutava tutti in ogni cosa e credo che quello staff sanitario fosse uno dei migliori”.

Non sono mancati poi i ricordi legati alla proprietà ed al management che Iuzzolino ha vissuto sia nella sua esperienza da giocatore a Verona sia in occasione della cerimonia per il ritiro della maglia: “Quando giocavo – ha sottolineato Iuzzolino –  Giuseppe e Mario Vicenzi erano i proprietari della squadra. Erano una proprietà fantastica, ed ora la famiglia Pedrollo non è da meno: quando ho avuto l’occasione di incontrare Giorgio e suo padre Gianluigi, ho sentito tutta la loro passione, la passione della proprietà ed ho pensato “Sì, questo è quello che sa fare Verona”. Da Vicenzi a Pedrollo, gente che ha a cuore la squadra, la società, e avendo persone di questo calibro intorno, capisci che Verona è il posto giusto”.

Infine non poteva mancare il ricordo per la vittoria della Coppa Korac. Proprio il 1 aprile è stato l’anniversario del grande trionfo gialloblù al Pionir di Belgrado: “Assolutamente, è stata un’esperienza incredibile. Abbiamo perso la partita di andata in casa di 6 punti, e non scorderò mai il nostro arrivo nel campo di Belgrado, con 9mila spettatori. Il palazzetto era completamente pieno, e mentre uscivamo dal tunnel per entrare in campo stavano riproducendo “We are the champions”. Non so se credessero di aver già vinto, ma io pensavo solamente “No, questo non è quello che succederà stasera”. Abbiamo giocato una partita incredibile, Roberto Dalla Vecchia fu incredibile da 3 punti, Randolph Keys giocò molto bene, tanti giocarono una grande partita. Sandro Boni fu incredibile: lui aveva già esperienza europea e per vincere una partita così devi avere esperienza. Andrea Mazzon fece un grandissimo lavoro, fu tutto davvero incredibile, c’era anche Alessandro Giuliani. Tantissime persone hanno contribuito, ma la cosa migliore fu il nostro ritorno a Verona, la gente era in estasi per la vittoria. Era la prima Coppa europea della storia, è stato veramente incredibile. È una cosa che mi emoziona ancora oggi mentre la racconto, a volte mi fermo e penso “Hey, ho vinto una Coppa Korac”. Tanti giocatori giocano per molti motivi diversi, il mio era uno solo: io amo vincere partite, e trofei. Alcuni dicono “Dovresti giocare per lo spirito del gioco”. No, io gioco per vincere. E portare un trofeo a Verona fu come dare loro indietro ciò che si meritavano”.

33 minuti con Iuzzolino. 33 minuti di storia gialloblù.