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L’Upea non riesce a sorridere, arriva la sesta sconfitta

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Difficile riuscire a ricordare un inizio di campionato così pessimo nella storia dell’Orlandina basket, almeno in quella recente. Zero vittorie e sei sconfitte è il bilancio di questa prima parte di stagione disastrosa che vede l’Upea non riuscire a venir fuori dal difficile momento che da più di un mese, ormai, caratterizza la squadra biancoazzurra.

Dalla trasferta della settimana scorsa a Verona ci si aspettavano delle risposte in termini di gioco e di carattere che, seppur in maniera parziale, sembravano essere arrivate. Il duro lavoro svolto in settimana da coach Bernardi e il leggero soffio d’aria positiva che aleggiava poche ore prima della partita aveva fatto ben sperare, ma ancora una volta il campo non è stato clemente e siamo qui a parlare di altri due punti persi.

Eppure l’inizio pazzesco di Alex Young aveva dato una grande iniezione di fiducia al pubblico: l’ala americana, ispirato dal compagno di reparto Talor Battle, è subito entrato in partita con un 3/3 da tre punti e con una forma fisica importante. Dall’altro lato, però, le risposte dell’esperto Jobey Thomas non tardavano ad arrivare: canestri su canestri, alcuni dettati da una disattenta difesa di Portannese prima, Palermo e Battle poi, altri frutto dell’incredibile talento che contraddistingue la guardia tiratrice ex Montegranaro.

Il primo quarto vede l’Upea col naso avanti, il resto della partita invece è segnato dal dominio incontrastato di Trieste: soltanto Young, come detto in precedenza, riesce a rispondere ai canestri di Thomas e Mescheriakov; il resto della squadra, un po’ immobile, non contribuisce per come dovrebbe e pecca molto soprattutto nella fase difensiva: Portannese, dopo l’ottima prova di Verona, non riesce ad entrare in partita e chiude a quota 0; Rullo fornisce solo qualche sprazzo positivo nel terzo quarto ma spesso compie scelte rivedibili e forza troppo da fuori, George combina soltanto danno e fa presto ad uscire dalla partita dopo aver intrapreso un’inutile sfida con Brandon Brown che alla fine, così come il lungo dominicano, si siede in panchina con 4 falli e finisce per giocare soltanto 12 minuti. Sotto canestro si gioca poco, Gandini fa reparto da solo, prende appena 2 tiri ma cattura 13 rimbalzi, risultando paradossalmente fondamentale nei giochi d’attacco triestini: ogni azione parte dalla regia di Filloy, ogni penetrazione ed ogni taglio vengono sfruttati grazie ai blocchi del lungo classe ’85 dell’Acegas.

Trieste è cinica, spreca davvero poco e chiude con percentuali impressionanti (28/40 da due, 70% e 10/22 da tre, 45%): non è più un caso che gli attacchi avversari riescano a tirare così bene da fuori, non può più essere una coincidenza; l’Orlandina ci prova a tornare sotto e la rimonta del terzo quarto è la fotocopia dell’ultima in casa con Veroli.

Il pubblico si gasa, Young fa lo stesso, Thomas torna a sedersi in panchina per riposarsi e tutto sembra andare per il verso giusto: è proprio qui che viene fuori l’esperienza di Marco Carra, sempre mortifero contro l’Upea, che sigla un parziale di 7-0 a cavallo fra il terzo e l’ultimo quarto e ricaccia di nuovo a -7 i biancoazzurri, arrivati ad impattare con Trieste sul 65 pari dopo essere stati sotto anche di 11 lunghezze. Tutto da rifare, ma è troppo tardi. Mescheriakov rifila tre o quattro canestro consecutivi da due sfruttando la scarsa difesa di Young, Thomas rientra in campo giusto per mettere un’altra bomba e chiudere così la partita. Non c’è nemmeno il tempo di provare l’ultimo assalto che avrebbe lasciato un minimo di speranza ai padroni di casa.

Trieste vince e convince, va ad 8 punti dimostrandosi una piacevole sorpresa del campionato. L’Orlandina non va, forse è arrivato il momento di cambiare, forse parte della squadra non è motivata, sicuramente manca qualcosa. Ma cosa? Noi non lo sappiamo, la società avrà tempo per riflettere e valutare.

Intanto domenica prossima l’Upea farà visita a Jesi, non di certo uno dei campi ideali per trovare la prima vittoria. Tutto rimandato alla prossima in casa? Chissà. Le giornate di campionato vanno avanti, la salvezza è comunque in tasca, ma il pubblico non può ritenersi soddisfatto. I fischi di fine gara, infatti, sono l’emblema di questo momento difficile dal quale l’Upea deve cercare di uscire il più in fretta possibile.