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Le assenze pesano: l’Orlandina perde la prima in casa con Scafati

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Timeout di coach BernardiNon è bastata la grande cornice di pubblico che ha caratterizzato il ritorno di Capo d’Orlando tra i professionisti, non sono bastati neanche l’ottima prova di Battle e i suoi 22 punti per vincere contro la Givova Scafati: l’Orlandina cede 65-72 dopo un match combattuto e sempre in equilibrio, nel quale la squadra campana ha avuto per la maggior parte del tempo in pugno la vittoria ed è riuscita a non perdere la testa nonostante la rimonta paladina.

 

 

Sin dal primo secondo di gara sono andate a delinearsi le linee guida della partita: da un lato l’attacco di Scafati quasi interamente affidato ad un Ron Slay in grande spolvero ed alle indivuadiltà dello specialista Tavernari, dall’altro una squadra alla quale manca in maniera troppo evidente il playmaker titolare (Marco Passera, infortunato allo scafoide della mano destra, resterà fuori almeno 2 mesi) e che conta sull’apporto dei due talenti americani, chiaramente i migliori in termini realizzativi durante la preseason.

Bernardi alterna la sua difesa, come più volte visto nella doppia sfida con Barcellona: uomo e poi zona 3-2, probabilmente utilizzata per troppi minuti e questa volta senza buoni risultati. Perché Slay riesce a segnare in ogni modo, vincendo ogni 1vs1 contro un’impassibile George, spadroneggiando sottocanestro anche in attacco (13 rimbalzi complessivi, 4 dei quali offensivi) e mettendo anche due bombe di fila che neutralizzano i tentativi di rimonta biancoazzurri.

Battle ci mette poco a far capire che sarà lui il protagonista fra i padroni di casa, anche perché Young stranamente stecca la sua prima partita da quando è qui in Sicilia e fatica molto contro la buona difesa di Ghiacci: l’unica volta che il lungo ex-Caserta se lo perde, Young si butta dentro e segna col canestro e fallo.

I primi due quarti di gioco vedono quasi sempre Scafati con in mano la partita; l’Orlandina riesce a non farla scappare, ma manca quello sforzo in più per rimontare e portarsi davanti definitivamente. Il problema più chiaro, come più volte evidenziato, è l’assenza di un playmaker puro tra le rotazioni paladine: Battle si adatta e gioca praticamente tutta la partita in cabina di regia (accusando però problemi di “fiato” nei minuti finali), Palermo si sbraccia e si impegna in difesa, ma la sensazione è che chiedergli di giocare con concentrazione ed intensità per più di 10 minuti è forse ancora un po’ troppo (ottimo l’impegno ma il ragazzo è ancora inesperto), Rullo non fa di certo il timido e tira ben 7 volte da 3 punti mettendo soltanto una bomba, e quell’unico tiro da due, frutto di un tiro purtroppo forzato, lascia intendere che forse bisognerebbe sfruttare in modo diverso le sue caratteristiche di tiratore ma anche di penetratore. Non possiamo giustificarlo, però, per i troppo errori piedi per terra con la difesa scafatese restata immobile a guardarlo. Stesso discorso vale per Young, che nonostante i suoi 17 punti non ha quasi mai inciso in maniera decisiva durante la gara, sbagliando tiri comodi e perdendo palloni banali.

Tornando al commento della gara, gli ultimi due quarti hanno visto Capo d’Orlando tornare in vantaggio grazie ai bei canestri dalla media di Benevelli e alle due azioni spettacolari che hanno portato alle altrettante schiacciate di Alex Young. Quei minuti così positivi non bastano però per allontanare Scafati: Slay si conferma infermabile, domina contro la zona liberando i compagni, fa altrettanto bene contro la uomo sfruttando la difesa disattenta e poco dura di George, il quale in alcune situazioni fa rimpiangere il suo sostituto Poletti, apparso più positivo rispetto alle ultime due uscite. Mays invece, rimasto fuori per metà gara a causa dei suoi 3 falli, capisce che è giornata per difendere forte su Battle: lo affatica facendolo correre per tutto il campo e capisce quando e come servire Tavernari, il quale mostra con chiarezza quali sono le sue caratteristiche. L’ala italo-brasiliana, infatti, entra in difficoltà al momento di mettere palla a terra, ma d’altro canto chiude con un incredibile 6/8 da tre risultando, con i suoi 20 punti, il secondo miglior realizzatore di Scafati (Slay ne mette a segno ben 31).

Niente da fare. I ragazzi in maglia blu, allenati da coach Di Carlo, tornano in campo ben determinati, e nell’ultimo quarto restano in controllo della partita senza mai dare l’impressione di poter perdere, capitanati da un attento e ordinato Antonio Porta, il quale chiude la partita con soli 2 punti ma gioca ben 37 minuti con diligenza e dettando i ritmi della partita, riuscendo a far dimenticare in fretta ai tifosi scafatesi il brusco addio di Bulleri della scorsa settimana.

La bomba allo scadere di Young toglie all’Upea la doppia cifra di svantaggio, probabilmente troppo pesante e immeritata.

Scafati torna a casa con la consapevolezza di aver sbancato un palazzetto che ha visto perdere i propri beniamini soltanto una volta in 3 campionati, dimostrando di potere essere una delle maggiori candidate al salto di categoria.

L’Orlandina deve lavorare ancora molto, cercando di azzerare le amnesie difensive e di tornare a segnare tanto, così come visto in tutte le partite pre-campionato. 65 punti sono pochi, siamo certi che sono parecchi in meno rispetto alla media che risulterà a fine campionato, ma per ottenere qualcosa di più che la semplice salvezza serve sicuramente maggior impegno e determinazione e, ovviamente, anche un po’ di fortuna nel reparto infermeria.