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Recalcati benedice Sacripanti: “Pino è l’uomo giusto per la Virtus”

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Un Recalcati a tutto tondo. Parole al miele per Sacripanti, Pozzecco e Fantinelli.

Questa mattina sul “Resto del Carlino di Bologna”:

«Spero veramente di rivedere al più presto il derby di Bologna. Non solo per la passione della città, ma per tutto il movimento della pallacanestro. Quest’anno ci sono tre promozioni e rivedremo in A tanti club che meritano di essere al top». Musica e parole di Charly Recalcati, l’ex et della Nazionale che Bologna la conosce bene. Reduce da un camp in Calabria, Carlo è tornato a Cantù, dove sta scaricando tutte le partite di qualificazione ai Mondiali 2019. Non è un assist a Sacchetti, ma la voglia di conoscere da vicino giocatori che potrebbe chiamare, quando tornerà in panchina.

Recalcati, partiamo da Sacripanti?

«Pino è di Cantù. Quando ero il et della Nazionale lui era l’assistente di Frates all’under 20, poi è diventato capo allenatore di quel gruppo. Io e Alberto Mattioli avevano un progetto: trasformare Pino nel et della Nazionale. Poi le cose sono cambiate».

Cosa porta Pino alla Virtus?

«Esperienza. Anche in campo Europeo. Esperienza ed equilibrio. Credo che non ci sia nessuno che conosca così bene i giocatori europei. Proprio perché con l’under 20 dell’Italia ha affrontato i migliori».

Come gioca?

«Gli piace avere un centro di stazza. Uno che occupi l’area. Williams a Cantù, Fesenko ad Avellino».

E il contropiede che era il marchio di fabbrica di Cantù?

«Quello è rimasto. Il centro serve anche per prendere rimbalzi e aprire subito la transizione. Anche se…».

Anche se?

«Volete sapere qual è la vera storia dei contropiedi di Cantù?». Sì. «E’ legata al Pianella. Faceva talmente freddo, in inverno, che bisognava andare di corsa».

E i coach?

«Io andavo con la giacca a vento. Lombardi allenava con il montgomery».

Fortitudo: dove ha fallito il suo amico Pozzecco?

«Non credo abbia fallito. Era una squadra senza americani. Alla lunga lo paghi. Come ha pagato la Virtus, rinunciando a un americano. Alla fine la Virtus è arrivato stanchi per aver tirato troppo la corda e ha mancato i playoff».

La Fortitudo riparte da Fantinelli.

«Mi piace tantissimo. Lo avevo indicato a Cantù, perché secondo me è pronto per la A. Ha tutto: qualità, fisico, taglia giusta, interpretazione».

E’ il nuovo Basile?

«Le caratteristiche sono completamente diverse. Ma ha le potenzialità per aver lo stesso impatto».

Poi c’è Rosselli.

«Un altro che portai in Nazionale. Con me in azzurro hanno giocato in tanti. Ero allergico all’idea della sperimentale. Quando non c’erano i big, pescavo altrove. Con Guido facemmo una tournée in Cina».