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Aradori: “Venire a Cantù la scelta giusta”

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Intervistato dal Corriere della Sera Pietro Aradori parla delle prime impressioni sul nuovo ambiente canturino, marcando una profonda differenza con il proprio passato senese: “Dopo il primo allenamento sono tornato a casa più contento di come mi sono sentito in tutti i due anni al Montepaschi. Allo specchio mi sono detto: Pietro, hai fatto la scelta giusta: adesso conto di tornare il giocatore totale che ero prima di andare a Siena”.

Evidente che qualche cosa non abbia funzionato nella città del Palio, con segnali peraltro visibili anche dall’esterno, da cui la guardia bresciana ha però avuto benefici sul piano caratteriale: “Da un punto di vista mentale stare sempre sul pezzo, giocare quando non te lo aspetti e non giocare quando pensi di meritartelo, mi ha reso più forte”.

Peraltro il giocatore ha parole di elogio per la società, sottolineando come le incomprensioni fossero tutte con lo staff tecnico: “Della società dico solo bene, ma alla fine quello che fa la differenza per un giocatore è il suo utilizzo. Ho avuto l’impressione che a credere in me fosse il solo presidente Minucci, che ringrazierò sempre per come mi ha considerato e trattato. Tutto lo staff tecnico, invece, sembrava “non vedermi”… Lo dimostra il fatto che quando contava, in Eurolega non giocavo mai. Andando a Siena, mi era stato detto che avrei rimpiazzato Henry Domercant, non uno qualsiasi: non ero io quello che costruiva castelli in aria”.

E tuttavia Pianigiani è lo stesso coach che gli ha dato ampio spazio nel recnte torneo di qualificazione con la nazionale: “Mancavano due dela Nba e qualche altro italiano… – la dura risposta di Pietro – Pianigiani mi usa quando non ne può fare a meno. La delusione più cocente? Alla fine del dicembre scorso. Ho segnato 20 punti al Barcellona e nel turno successivo 23 al Prokom. Ma negli incontri successivi avrò giocato in tutto 3 minuti. Senza spiegazioni da parte del tecnico. Se sembra strano a voi, figuratevi a me… Capita. Ribadisco che non c’è nulla di personale nei confronti di Siena, di Pianigiani e del suo staff. Semplicemente, quella non era la mia pallacanestro. E ci soffrivo”.

Tutt’altre aspettative quelle che la guardia coltiva in Brianza: “Cantù? Anche da avversario mi è sempre piaciuto il suo sistema: aiuta i giocatori e non ne reprime la libertà. Supercoppa? Ci sto pensando dal giorno in cui ho scelto Cantù: ho una voglia matta di giocare quella partita. Per rivincita? No, per vincerla”.

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