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Home Serie A Vincenzo Esposito: “Il nostro basket è malato, anche se non grave. Prodotto nessun grande talento italiano”

Vincenzo Esposito: “Il nostro basket è malato, anche se non grave. Prodotto nessun grande talento italiano”

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Il coach di The Flexx Pistoia, Vincenzo Esposito, ha rilasciato un’intervista a Mario Canfora de La Gazzetta dello Sport parlando di sul ruolo di allenatore e sui giovani talenti italiani.
Eccone un estratto.

(…)

Oggi segue l’Nba?
“Poco. Fatico a guardare una partita intera perchè di tecnico c’è poco, spesso si assiste a un torneo di uno contro uno e di tiro. Meglio Eurolega e Ncaa.”

Sono passati 23 anni (da quando Esposito fu il primo giocatore italiano a andare in Nba) ma di italiani ce ne sono sempre pochini: due, Gallinari e Belinelli.
“Che però sono due giocatori veri, Beli poi è diventato uno specialista super. In verità, non ci sono nemmeno giocatori da Eurolega: abbiamo Datome, Melli e Hackett. Fine. Fino a poco tempo fa c’era Ale Gentile: sarebbe stato da Nba. Ha perso una bella chance, ma può ancora farcela.”

Come giudica il nostro basket?
“Di sicuro non è in salute. E’ un malato, anche se non grave.”

Che interventi ci vorrebbero?
“Soffriremo con i club e la Nazionale per altri 8-10 anni, quindi ci vorrebbe una terapia d’urto. Finora ho solo sentito chiacchiere. Non ho ricette, ma sediamoci tutti attorno a un tavolo e discutiamone. Fermo restando che si dovrà partire dalla base, lavorando sodo sui settori giovanili e sulla formazione degli allenatori.”

Giocando ad alti livelli, la strada da allenatore è stata più facile?
“Al contrario. Ho trovato solo porte chiuse. Per due anni zero opportunità, forse c’erano timori per la mia forte personalità, non saprei. E’ stato triste, sono andato alle Canarie a gestire un bar. Poi, la chiamata della mia Caserta tre stagioni fa.”

Come allena?
“Curo il dettaglio, come fanno nei paesi dell’Est, poi adatto il sistema ai giocatori che ho, usando la praticità e la flessibilità degli americani. Mi sento sempre uno di loro.”

Si è parlato tanto di formule per la A: qual’è la sua?
“Non c’è formula perfetta, dipende come vengono utilizzate e dalla capacità di noi coach nel lanciare ragazzi.”

E’ stato un grande tiratore da 3: c’è un abuso nell’utilizzo?
“E’ un basket che mi piace ma non ne sono schiavo. Così come non sono schiavo del pick&roll. Bisogna bilanciare tutto.”

Chi sono oggi i migliori giovani?
“Tanjevic diceva che sei giovane solo se hai meno di 20 anni. Quindi, non c’è niente. Dobbiamo alzare l’età e i nomi dei migliori vanno vicino ai trenta… Non abbiamo prodotto nulla, questa è la verità. Ora c’è un buon gruppo di ragazzi del 1999 e del 2000, ma talenti da Eurolega non ce ne sono.”

Un Esposito non esiste proprio?
“Della Valle come personalità e talento un po’ mi assomiglia: ha la mentalità del realizzatore come me.”

Chiudiamo con un pensiero su Pistoia.
“Una realtà di provincia dove sono transitati ottimi giocatori, gestita molto a conduzione familiare, che mi ha dato la possibilità di mettermi in luce come coach: sono grato al club, ho passato tre anni incredibili, compreso quest’ultimo concluso ormai con la salvezza.”