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L’arte di Gentile, la consistenza di Langford, i dubbi di Cantù: Count Down!

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I numeri del successo EA7 nel derby del PalaDesio, dal Gentile devastante del primo quarto al “crotalo” Langford, protagonista di un terzo quarto velenoso. Cantù rimugina sui suoi problemi, in attesa dell’aggiunta di Ragland in settimana per uscire dalle nebbie:

10 come la valutazione di Keith Langford nel terzo quarto, quando ricaccia indietro Cantù nel momento in cui vede la possibilità di girare il match. La sua tripla dopo la persa sanguinosa di Tabu a centro campo fotografa uno dei momenti chiave della partita.

9 come le volte in cui Alessandro Gentile buca la retina (3/3 da due, 2/2 da tre e 4/4 in lunetta) in un primo quarto di onnipotenza assoluta, dove indirizza il match verso Milano, scavando il divario che non verrà più colmato.

8 come i punti di Antonis Fotsis, con 6 rimbalzi e 2 triple (su 4) che tagliano le gambe alla difesa di Cantù. Il greco forse non richiama la luce dei riflettori su di sé, ma il suo plus/minus (+14) è il più alto dell’intera partita.

7 come il plus/minus di Pietro Aradori, l’unico giocatore da cui Cantù non può prescindere e sostanzialmente l’unica risorsa in attacco nello stato confusionale della squadra in questo periodo. La sua assenza si vede tutta nel momento in cui un tecnico ingeneroso porta a 4 il conto dei suoi falli, obbligando Trinchieri a toglierlo dal match con 17’ ancora da giocare.

6 come i rimbalzi e gli assist di Maarty Leunen, che cerca di legare il gioco dei suoi, pur in una serata opaca al tiro (2/5 da due, 1/4 dai 6.75). L’ex Oregon sembra sempre più un pesce fuor d’acqua, in un sistema che non produce più quel movimento di palla e quei tiri qualitativi dal perimetro con cui il biondo Usa inchiodava le difese avversarie.

5 come le sole triple imbucate da Cantù su 21 tentativi: i numeri non dicono tutto, ma neppure mentono e nelle ultime 3 giornate il conto dice 21/72 (29%) dai 6.75, frutto della dilagante anarchia in attacco che spesso si risolve in scelte di tiro forzate e discutibili.

4 come gli assist di Marques Green, che dirige l’orchestra biancorossa con lucidità senza dimenticare le proprie doti offensive, specie nel terzo quarto, dove segna 8 dei suoi 15 punti, con 2 triple esiziali per la zona canturina.

3 come la terza point guard (o combo se preferite) in arrivo oggi nel roster Lenovo, quel Joe Ragland in arrivo da Murcia (ieri 9 con 3/12 al tiro nell’ultima uscita in Liga Acb). “Se non succede qualcosa nella nostra testa – Trinchieri dixit – cambierebbe poco anche se arrivasse Lebron James”. La speranza è che l’ex Wichita State, senza essere il salvatore della patria, possa riportare equilibrio e lucidità nel gioco biancoblu.

2 come i falli tecnici, entrambi affrettati, affibbiati a Aradori e Langford. Sia chiaro, massimo rispetto per gli arbitri, ma la tendenza (vista spesso quest’anno) ad affibbiare questo tipo di sanzione alla minima inezia rischia di condizionare eccessivamente l’andamento delle partite e non è per questo che gli spettatori pagano il biglietto.

1 come il primo derby vinto da Milano quest’anno contro le nemiche storiche Cantù e Varese. Due punti chiave per prenotare il quarto posto finale (con il vantaggio del campo nella serie contro Siena) e un ulteriore spinta emotiva in vista dei playoff.

0 come i minuti in campo di Gianluca Basile, ex ancora molto amato in Brianza nonostante abbia giocato qui per una sola stagione. Non vederlo protagonista nel derby, a prescindere dai colori della maglia che indossa, dopo gli acuti dello scorso anno in biancoblu (spesso proprio nella cornice del PalaDesio) è una ferita per tutti gli appassionati del gioco.

 

Stefano Mocerino

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