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Home Serie A Il trionfo dell’Olimpia Milano e la gioia dei tifosi. Ma il pubblico ha ancora fame!

Il trionfo dell’Olimpia Milano e la gioia dei tifosi. Ma il pubblico ha ancora fame!

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Milano ce l’ha fatta, dopo 18 lunghissimi anni è di nuovo campione d’Italia. Dopo il rischio del fallimento, il tiro di Ruben Douglas e le delusioni Bucchi e Scariolo i tifosi trovano finalmente quella gioia a lungo cercata.

I tifosi che mai come quest’anno meritavano la vittoria visto il grande affetto dimostrato per una squadra che finalmente ha dimostrato di avere cuore e di essere un gruppo unito. Un Gruppo che ha subito dei ritocchi importanti durante l’anno, basti pensare a Lawal ma soprattutto a Daniel Hackett, arrivato al posto di un deludente Haynes (esploso poi a Siena) portando tranquillità e controllo, che ha permesso poi la crescita un Curtis Jerrels spesso decisivo. Non sono mancati i sold out al Forum (storico quello con il Real Madrid) dove anche un pubblico non sempre caloroso come quello milanese ha fatto sentire il fattore campo. Ma l’affluenza di pubblico è stata alta per tutto l’anno merito anche di una Eurolega sopra le aspettative con le grandi vittorie casalinghe contro Olympiakos e Barcellona, passando per la rimonta con l’Efes e la vittoria sul Fenerbache. Poi quella maledetta gara 1 contro il Maccabi persa per una sciocchezza, d’inesperienza e li, forse, qualcosa si stava rompendo. Il contraccolpo psicologico è stato forte e nonostante il record di vittorie consecutive in campionato Milano non brillava più come prima, complice la sfortuna che prima ha visto infortunarsi un Langford fino a quel momento stellare, poi un Gentile in piena rampa di lancio (che ha dovuto saltare tutta la serie con il Maccabi).
I playoffs non sono stati mai semplici e con Pistoia si è capito che non sarebbe stata una passeggiata. Gara 1 e 2 vinte grazie alla difesa e all’inerzia di Bruno Cerella (incarnazione del fiero guerriero) ma la difficoltà in trasferta è alta ed è subito gara dentro-fuori dove Milano la spunta. Arriva Sassari e a gara 2 sbanca il Forum e la delusione serpeggia sugli spalti. Ma ecco salire di tono Alessandro Gentile e Samardo Samuels che sbancano per due volte consecutive Sassari. Il fattore campo smette di avere senso e Milano perde ancora in casa, segno che manca ancora fiducia nei momenti chiave ma per fortuna continua la “maledizione casalinga” per Sassari. La finale pteva essere solo una: Siena. La grande rivale, il simbolo del basket degli ultimi 10 anni e la ex squadra di Banchi, Moss, Hackett e Kangur, il tutto in un contesto extra-campo molto complesso. Siena al suo atto finale voleva regalare l’impresa al suo pubblico. Milano vince agilmente le prime due poi il blackout come spesso è successo in stagione. Tre sconfitte consecutive, l’enorme delusione del pubblico, la critica feroce e una situazione dalla pressione enorme. Ma c’è chi della pressione se ne frega, tipo Alessandro Gentile che guida Milano in una gara 6 leggendaria, ma soprattutto Curtis Jerrels from Texas autore di quel “The Shot” sulla sirena che vale praticamente mezzo scudetto. Gara 7 è la sceneggiatura di un film: fuga milanese, rimonta, sorpasso, ancora bomba di Jerrels e il ritrovato Hackett (fin li pessimi playoffs i suoi) e per chiudere Alessandro Gentile,  capitano come suo padre 18 anni prima e eletto anche MVP. Il Forum esplode inevitabilmente in una gioia irrefrenabile, la gente si abbraccia e piange per quel titolo che aspettava da troppo troppo tempo. Caroselli per la città, l’orgoglio di una città che lascia il segno in una notte per molti indimenticabile. Red Shoes Are Back dice uno slogan milanese, si sono tornate, finalmente, ma questo deve essere un inizio non una traguardo. Perchè con le scarpette rosse è tornato il grande pubblico ma soprattutto la grande fame. Perchè quella gara 1 col Maccabi è ancora negli occhi di molti, gli stessi che si chiedono “ma viste le Final 4 forse allora avremmo potuto..”
Milano è tornata e non vuole più andarsene, lo dimostrano le 2 ore di coda in sede per gli abbonamenti della prossima stagione. C’è ancora tanta fame di gloria e trionfi.