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Il fallimento di Milano: gli errori, le colpe e da dove ripartire

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Come detto dallo stesso Livio Proli si tratta del peggior anno della gestione Armani, un fallimento su tutta la linea in quella che doveva essere l’annata del

ritorno a un trofeo. Investimenti enormi in giocatori e staff tecnico con 3 semplici obiettivi: Coppa Italia (in casa), Scudetto, Top16 di Eurolega (almeno); il risultato è stato una eliminazione al primo turno di ogni competizione e la sensazione di non essere mai veramente in corsa per quei trofei.
Il primo, evidente, errore nasce in costruzione del roster: Hairston praticamente già preso dal CSKA di Ettore Messina tanto che la società di Piazzale Lotto si premunisce con l’acquisto costoso di Keith Langford per sostituire l’ex Mens Sana Siena che però a sorpresa viene comunque rifirmato con un ricco biennale. Già qui la confusione la fa da padrone con l’Olimpia che si ritrova entrambi senza averlo minimamente progettato e i risultati si sono visti in campo con i 2 americani che facevano fatica a giocare insieme pestandosi molto spesso i piedi nonostante l’enorme talento offensivo. Verrebbe da chiedere a Scariolo (perché la squadra l’ha costruita lui) perché firmare anche Hairston una volta preso Langford ma sono domande che non avranno mai risposta. Altra nota dolente è il ruolo di playmaker con Cook, fatto pure capitano, e Stipcevic. Cook è un ottimo passatore ma non è e non sarà mai il play che attacca il ferro o fa 20 punti a partita e lo si era già visto l’anno precedente, è un giocatore che ha bisogno di un sistema di gioco per rendere; al povero Stipcevic gli si recrimina l’inizio di stagione drammatico ma quando era ormai in pieno miglioramento fu ceduto a Pesaro dove ha iniziato a macinare punti su punti. Cook fu cacciato al Caja Laboral e al suo posto tornò JR Bremer che non fu tenuto dopo la stagione precedente: Bremer non è un play ma bene aveva fatto lo scorso anno a Milano tuttavia si era ampiamente visto al Fenerbache che l’annata in corso era disastrosa e cosi è stato anche a Milano(con il solo acuto di Gara 2 con Siena) anche dopo l’arrivo di Marques Green. Già il folletto ex Avellino, innegabile che il suo arrivo ha portato corsa e freschezza nell’attacco milanese ma al vero punto debole dell’Olimpia, ossia la difesa, ha portato più problemi che altro; non ingannino le palle rubate e con tutto l’impegno che Green ci mette è palese come subisca fisicamente gli esterni avversari, e basta pensare al duello con Mike Green di Varese in coppa Italia. L’ultima delusione tra i nuovi arrivati è Hendrix: possibile che un ottimo giocatore, estremamente atletico, arrivi a Milano e appaia come un brocco spaventoso? È evidente che problemi fisici ce ne fossero ma anche che era completamente spaesato nel “sistema” di gioco di Scariolo e lascia ancora più perplessi il fatto che una volta ceduto al Lokomotiv Kuban è diventato anche MVP di Eurocup vincendola. Con un anno di contratto a cifre elevate sarà importante capire se è recuperabile per la prossima stagione ma solo il nuovo allenatore potrà decidere a riguardo. Per sostituire l’ex Maccabi ne sono successe un po di tutte: prima viene valutato Pops Mensah Bonsou a cui però viene detto no per le condizioni fisiche e poi viene richiamato in anticipo dal prestito il giovane Radosevic che però delude enormemente costringendo Milano a firmare quel Pops già valutato in precedenza. Insomma la confusione regna sovrana e i risultati si sono visti, nonostante la grande voglia dimostrata dal nazionale inglese. A tutto ciò si aggiunge la delusione Fotsis (è palese che di stare a Milano non ne aveva più intenzione e il suo “non giocare” suona quasi come una sciopero contro Scariolo), il non utilizzo di Giachetti che nel caos dei playmaker un tentativo poteva anche farlo e per finire lo scarso utilizzo di Bourousis, l’unico giocatore di Milano apparso dominante in tutta la stagione: può un giocatore simile, pur con i suoi difetti difensivi, giocare solo 20 minuti di media guardando spesso dalla panca  i momenti chiave (come fu con Siena in gara 7)? veramente una gestione inspiegabile che potrebbe compromettere il rinnovo del contratto in scadenza.

Ricapitolando gli errori gravi sono 2: la costruzione senza criterio della squadra (non si vince con e figurine ma con un roster assemblato con senso e che possa lavorare bene di gruppo) e la totale mancanza di un sistema di gioco costruito su di essa e in 2 anni di gestione Scariolo una cosa simile è francamente inaccettabile per chi vuole dominare in Italia.

Le colpe sono da distribuire, sicuramente in gran parte al Coach ma anche alla gestione societaria di Proli e senza dubbio a quei giocatori che hanno deluso troppo per essere giustificati dal “non gioco”. L’unica nota positiva della stagione è la definitiva esplosione di Alessandro Gentile che con un girone di ritorno strepitoso è assolutamente il punto fermo da cui ripartire la prossima stagione vista la giovanissima età.  Già, ripartire. Come e con chi? A Milano prima di tutto serve un presidente che si occupi a tempo pieno dell’Olimpia. Proli è un grande manager ma non è uomo di basket e a Milano serve una persona competente in tal senso. I nomi già si sprecano sui giornali: Meneghin, Peterson, Casalini e altri, quello che è certo è che deve essere un uomo “Olimpia”. Il secondo passo è l’allenatore: le opzioni non sono molte e se i “sogni” sono irraggiungibili (Obradovic su tutti) allora bisogna puntare su chi ha fame di vittorie e chi meglio di Trincheri che l’Olimpia la conosce bene e con Cantù sembra arrivato alla fine del ciclo? Ma i nomi sono tanti, da Pianigiani a Vitucci passando per Djordjevic. In ogni caso è una scelta che va fatta con estrema attenzione e difficilmente avremo risposte prima della fine dei Playoffs. Il discorso a livello di giocatori dipende totalmente dall’allenatore, quindi ogni ragionamento in tal senso lascia il tempo che trova ma è abbastanza preventivabile un assalto a Gigi Datome che potrebbe lasciare la sua amata Roma per palcoscenici più elevati come l’Eurolega o addirittura la NBA.

L’importante per la più titolata società italiana è ripartire con criterio e convinzione perchè non si vince solo coi soldi ma anche con la competenza, e un altro fallimento non sarebbe neanche lontanamente accettabile dai tifosi che hanno collezionato tantissime delusioni negli ultimi anni.

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