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Avanti il prossimo: la morte a fuoco lento della Serie A e la A2, il triste ritrovo delle nobili decadute

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Conferenza stampa Claudio Toti

Fuori un’altra: dopo Fortitudo Bologna, Napoli, Treviso e Siena, adesso anche Roma. Per non parlare di Teramo, Reggio Calabria, Forlì, Udine, Rieti e ce ne dimentichiamo sicuramente altre. E’ ormai una cattiva abitudine, quella del basket italiano, di perdere periodicamente i propri pezzi importanti. Cattive gestioni, cialtroneria, avidità, la letteratura sul caso è decisamente ricca. Piazze storiche costrette ad umiliarsi e ripartire dalle categorie inferiori, ora addirittura la Virtus Roma (finalista nel 2013) che si auto declassa in A2 per evitare il fallimento e contenere le spese.

 

Caserta prenderà il suo posto, e questo è già un bene a livello di pubblico e passione. Ma il panorama rimane desolante: la Serie A asfissiata dai problemi economici e affannata nel cercare di non morire a fuoco lento, tra iscrizioni in dubbio, tensioni con la covisoc e gridi disperati di allarme di chi non ce la fa ad andare avanti. Chi ci riesce, per ora, di questi tempi può considerarsi fortunato, anche se sarebbe auspicabile un piano sportivo di controllo da parte della Lega invece di giocare con Wild Card e rilasciare dichiarazioni a esequie avvenute. Di contro la A2 sta diventando il triste ritrovo di chi un tempo comandava e si gloriava tra campioni e scudetti e ora cerca di riemergere dalle nebbie. Con Roma, il numero delle piazze storiche è impressionante, e si rischia di vedere un campionato quasi più interessante e con più presenze negli spalti di quello del piano superiore. Ennesimo paradosso di un basket italiano dalla geografia sempre più in crisi di identità.

 

 

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