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Arriva l’era della rete: dove eravamo fino a ieri?

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Se non fossimo in tempo di crisi, questa sarebbe una buona occasione per brindare con uno champagne. L’Italia della pallacanestro ce l’ha fatta, avrà la propria web tv. L’annuncio a SI Basket del presidente Marino ha dato inizio alla nuova era, e posto fine ad un anno di chiacchiere e polemiche. L’intero paese ha aperto gli occhi per la prima volta, come testimoniano le notizie provenienti anche dal mondo del calcio. I dirigenti del nostro pallone vanno assolti, almeno per quanto riguarda questo tema, poiché non a stretto contatto con il mondo made in Usa, lo stesso non si può dire di chi comanda la pallacanestro. Da anni molti di noi utilizzano il League Pass per seguire l’NBA, valida alternativa a Sky Sport. Non c’è bisogno di attraversare l’oceano, basta spostarsi in altre nazioni europee, come la Germania, per capire che c’è chi prima di noi ha compreso quale sarebbe stata la strada del futuro. Siamo in ritardo, anzi, in forte ritardo. Passato l’attimo di perplessità, nel quale ci chiediamo perché all’Italia accade troppo spesso di arrivare dopo, ci pensano i quotidiani a riportarci sulla terra. A dire la verità sono loro ad essere caduti, dalle nuove però. Il tema del momento è “pallacanestro e streaming”, più in generale “sport e web”, spaventa il modo in cui viene affrontato. Fino a qualche giorno fa ero convinto di far parte di una maggioranza che ritiene tutto ciò come obbligatorio, scontato e per certi versi doveroso. Mi accorgo solamente ora, notando le redazioni sorprese da questa notizia, che probabilmente appartenevo ad una minoranza. Mentre la nostra stampa celebra la svolta, qualcuno in America ride di noi. Chi non lo farebbe, visto che quello che qui è accompagnato da un “wow”, lì è una realtà solida da diversi anni. Insomma, questo benedetto passaggio alla rete della pallacanestro tanto ovvio non doveva essere, se ha sorpreso anche giornalisti ed addetti ai lavori. La prima spiegazione plausibile è sicuramente la mancanza di fiducia nei confronti della Legabasket, comprensibile se si pensa che nel periodo in cui si è cominciato a parlare di nuovi fronti si era in piena “Minuccilandia”. Con inchieste che incombevano come macigni, era difficile immaginare che ci fosse tempo disponibile per dedicarsi a cose di minore importanza. Poche scuse, parliamo comunque di ostacoli momentanei tipicamente italiani. Eppure è successo, superati i potenziali drammi, ecco lo sbarco della rete, per certi versi intrigante. Molti opinionisti ed esperti della Lega Pro hanno risposto a noi pallacanestro-dipendenti facendoci le condoglianze. È risaputa la presenza di una folta corrente che riconduce “l’inizio della fine” alla venuta del web. Come insegna la dinamica, e in questo caso la Lega Pro, il basket deve aspettarsi un forte contraccolpo. La nostra pallacanestro è notoriamente schiava di mille padroni: il calcio, come testimonia lo spostamento della Supercoppa, e la tv da sempre arbitro supremo della visibilità e senza il cui supporto non si va da nessuna parte. Aggiungiamo a questi due anche il web, pronto a completare la lista dei molti e potenti schiavisti. Inevitabilmente, quando il passaggio sarà completato, qualcosa cambierà a livello di orari, calendari, programmazione e distribuzione delle partite. È proprio in quegli ambiti che arriverà il suddetto contraccolpo. Internet da solo non è in grado di campare in Italia, gli americani forse ce la farebbero: il fatto che le leghe non rifiutino i soldi delle televisioni non vuol dire che queste non possano tirare avanti con i soli portali. La paura che lo streaming, a tavolino portatore principalmente di benefici, possa fare male ad un paese non in grado di sfruttarlo pienamente non è infondata. È presto per analizzare i possibili rischi, godiamoci la novità. Quel momento è lontano, arriverà più avanti. Il ritorno al presente ci costringe ad un ulteriore chiarimento: al cambiamento mancava solamente l’assenso di un potente. Il sistema che verrà messo all’opera è il medesimo utilizzato in tempi recenti dalle tv private. La gestione centralizzata delle partite, targata Fastweb, era riservata a loro. Il futuro vedrà noi utilizzare indirettamente quella rete, come potete osservare non si tratta di una vera e propria rivoluzione, ma di una semplice apertura ai comuni mortali. Trasformare in realtà tutto ciò era semplice, fondamentalmente avevamo già un piede nell’era dello streaming. Con il solo “ok” di Marino adesso ne abbiamo due, non resta che vedere dove ci porterà. Cosa abbiamo dovuto capire o scoprire nel frattempo rimane un mistero di difficile soluzione. Nulla, probabilmente, speriamo di non dover rimpiangere il tempo perduto quando magari il nuovo giocattolo si rivelerà difettoso, oppure non di sufficiente qualità, e richiederà correzioni urgenti in corso d’opera.

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