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NBA Week 4 – Cosa succede nella Eastern?

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Doveva essere la stagione della rivincita per le franchigie della Eastern Conference e invece si sta rivelando come “l’annus horribilis”. Sebbene gli anelli siano da due anni in Florida, saldi sulle dita di LeBron e compagni e sebbene ad oggi due delle tre squadre più accreditate al titolo (gli Heat e i Pacers) abbiano sede proprio ad Est, lo scenario restante sembra essere stato ripreso da un’ambientazione post apocalittica.

 

I presupposti lasciavano presagire tutte altre atmosfere con i Bulls rinforzati dal ritorno di Rose (purtroppo out of season a causa di un nuovo terribile infortunio, questa volta al menisco), i Nets in grado di costruire un rooster con i “Fab 5” grazie ai petrorubli, i Knicks artefici di un mercato da “grandi firme” nonché con grandi aspettative su team come i Pistons o i Cavs, attese alla rinascita dopo anni di re-building. Ci ritroviamo invece non solo una Conference in cui si accederebbe ai playoff con record negativo, ma altresì solo tre franchigie in “attivo” (Miami, Indiana e Atlanta) ed addirittura una Division, l’Atlantic, in cui sembra che si giochi a “Ciapa no” (ad oggi leader sono i Raptors con un record di 6-8).Dall’altra parte il ritmo sembra essere più serrante, forse anche più delle scorse stagioni: il primo team con record in rosso, i Lakers (freschi del rinnovo di Bryant con un biennale pare da 20 milioni l’anno), occupano al momento la 12° piazza.

Gli italiani – le uniche liete notizie giungono da Marco Belinelli: Rocky, entrato appieno negli schemi di coach Pop, statistiche alla mano, è il secondo miglior marcatore da dietro l’arco con più di 30 bombe realizzate e una percentuale superiore al 50%. Sempre in attesa di buone nuove da Gallinari, il cui rientro dovrebbe essere slittato al 2014, troviamo un Datome relegato sempre più ai margini delle rotazioni di coach Cheeks e un Bargnani ondivago ma sicuramente non la causa principale, come alcuni giornalisti oltreoceano vogliono far pensare, del brutto avvio di New York.