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NBA Week 12 – Quando un infortunio fa male

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Come un fulmine a ciel sereno: la notizia di ieri sera relativa alla necessità di un nuovo intervento chirurgico per Danilo Gallinari ha scosso non solo il “bel paese” ma tutto il panorama NBA. Questa ricaduta, sebbene con modalità diverse, è associabile a quelle di altre stelle che, per periodi più o meno lunghi, si ritrovano a vivere il parquet solo da spettatori.

 

La frequenza di simili infortuni potrebbe scatenare numerosi dibattiti, primo tra tutti quello inerente la lunghezza della regular season. In questo articolo cercheremo dunque di analizzare quanto la mancanza di tutto questo talento sta influendo sulle sorti delle franchigie afflitte da importanti defezioni.

L’assenza più dolorosa dai palazzetti è certamente quella di Derrick Rose. Il playmaker dei Bulls, infortunatosi in un garbage time durante la serie di playoff 2012 contro Philadelphia, dopo aver saltato tutta la scorsa stagione a causa di una lunga riabilitazione (nonché per alcune legittime insicurezze di natura psicologica), è ritornato in campo all’inizio di questa stagione ma il suo calvario ha purtroppo inscenato un nuovo capitolo quando dopo sole dieci partite contro Portland il suo menisco ha subito una lesione; Chicago si è trasformata quindi da una seria contender a un team da playoff, con conseguente decisione di smantellare cedendo ai Cavs un tassello storico come Luol Deng.

L’infortunio più acclamato della passata stagione è stato indubbiamente quello occorso a Kobe Bryant al tendine d’achille. Le illazioni di carriera finita sono state però scongiurate lo scorso dicembre ma nella gara contro Memphis una frattura del piatto tibiale del ginocchio destro ha costretto il Black Mamba ad un nuovo stop. L’infortunio del 24, insieme ai malanni cronici di Steve Nash, hanno fatto sprofondare le quotazioni dei Lakers, costretti a mettere una dolorosa “X” su questa annata.  

Team che stanno invece stanno reagendo bene all’infortunio delle loro stelle sono i Thunder e i Clippers: i primi hanno dovuto salutare Westbrook fino almeno a dopo l’All Star Game mentre l’altro team di Los Angeles sono privi di Chris Paul. Le assenze, almeno nel breve periodo, stanno essendo sopperite grazie soprattutto a prestazioni maiuscole rispettivamente di Durant (fresco di career high) e Griffin; è palese però che queste due squadre necessiteranno nei playoff, per poter ambire a qualcosa di grande, dell’apporto di questi due talenti al meglio della loro condizione atletica.

Curioso infine il caso dei Nets, i quali hanno perso l’unico giocatore che si stava ben comportando nella continua debacle di inizio stagione (Brooke Lopez ndr.), ma che senza la sua presenza nel pitturato – nonché grazie a un amalgama accresciuto – hanno migliorato nettamente il loro posizionamento ad est, agguantando ad oggi la settima piazza nella conference.

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