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NBA Week 10 – Splende il sole a Phoenix, Denver attende il “Gallo” ricantare

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Nomen omen: i destini stagionali di Suns e Nuggets sembrano essere indissolubilmente legati rispettivamente al nome di franchigia e a quello (a questo punto non ci sono più dubbi sulle gerarchie relative al valore degli atleti in roster) della stella del team.

 

Prima dell’inizio della regular season Phoenix, a detta della maggior parte degli analisti del settore, era insieme ai 76ers la più seria candidata ad ottenere il peggior record della lega potendo partire quindi in prima fila per l’assegnazione della prima scelta alla prossima stellare Lottery. L’inizio di un nuovo ciclo con le partenze dei vari Scola, Gortat, Dudley, O’Neal, Beasley e Marshall, l’assunzione di un capo allenatore alle prime armi, l’approdo come acquisto principale di un talento mai espressosi a pieno come Eric Bledsoe nonché la discutibilissima numero 5 al Draft ricaduta su Alex Len sembravano l’incipit di una delle annate più tragiche non solo della squadra ma di tutta la storia della NBA.

Nessuno avrebbe mai potuto immaginare una partenza del genere per la franchigia dell’Arizona e invece match dopo match Jeff Hornacek (nominato “coach of the month” di dicembre nella Western Conference) ed i suoi giocatori si ritrovano dopo 33 partite con un record di 30-13, occupando la settima posizione. Il traguardo playoff è tutt’ora difficilissimo da raggiungere dato il sovraffollamento di star power ad Ovest ma questi Suns hanno tutte le carte in regola per continuare la loro scalata. Gli elementi di questa bella favola sono molto semplici: una leadership di gruppo che esalta l’atletismo di Bledsoe e la “garra” di Dragic, rotazioni lunghe che prevedono ben 8 giocatori con almeno 23 minuti sul parquet e tanta voglia di dimostrare, qualità incarnata dai gemelli Morris e soprattutto da Miles Plumlee. A latere la bella storia di Channing Frye, ritornato all’agonismo dopo lo stop dovuto a problemi cardiaci.

Lasciando il deserto e approdando nel Colorado troviamo i Denver Nuggets travolti dalle nevi casalinghe; la “valanga” che ad oggi non consente la qualifica in post season dopo numerose stagioni infatti è stata causata principalmente dalla proprietà. In pochi mesi si è deciso di smantellare tutto: la partenza del GM fenomeno Ujiri, il licenziamento di coach Karl e per ultima la decisione di non pareggiare l’offerta di 12 milioni a stagione di Golden State ad Andrè Igoudala (vedere lo score degli stessi Warriors con o senza il numero 9) hanno destabilizzato uno degli ambienti più “friendly” di tutta la lega e le conseguenze sul campo sono prontamente arrivate. Uno dei team che storicamente ha nel fattore casalingo uno dei propri punti di forza ha visto in questa annata violato il proprio palazzetto già 8 volte in stagione. Ty Lawson non ha le peculiarità per essere il primo violino di una squadra con record vincente, Faried non sembra essere più quel mostro cattura rimbalzi ammirato la passata stagione, Nate Robinson è come sempre un giocatore da strada, lo specialista Foye sta sparacchiando dalla lunga come peggio non può e l’infortunio di Javal McGee ha indebolito ulteriormente un reparto lunghi tra i più atipici ammirabili.

Il ritorno del nostro Danilo Gallinari non potrà essere la panacea di tutti i mali ma potrà garantire a Denver un giocatore dal QI cestistico nettamente superiore alla media, un atleta bidimensionale – schierabile da “3” o da “4” – potenzialmente decisivo sia da interno che sul perimetro nonché un uomo che ha sempre garantito il suo apporto e che quando chiamato in causa ha saputo mettersi sulle spalle oneri e onori.

MERCATO – La decisione di Chicago di lasciar partire Luol Deng destinazione Cleveland in cambio di Bynum (subito tagliato) più tre pick dai prossimi draft da una parte libera spazio salariale nelle casse dei Bulls, che quindi punteranno forte al mercato dei free agent della prossima estate, mentre dall’altra offre ai Cavaliers una nuova importante bocca da fuoco. Sarà il naturalizzato britannico la chiave per far convogliare questa estate “The Decision 2.0” nuovamente nello stato dell’Ohio.

 

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