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NBA, the Italian season! Il punto sugli azzurri d’oltreoceano!

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La stagione 2013-14 è nata con le più grandi prospettive dal 2006 (anno della first pick al Draft di Andrea Bargnani) per i colori azzurri. Ai tre moschettieri italici si è aggiunto infatti l’MVP dell’ultima stagione della “Lega A” nonché capitano della nazionale Gigi Datome in quel di Detroit.

Ben presto però la stagione che si sta avviando alle fasi finali della regular season si è dimostrata piena di insidie per i nostri quattro portabandiera (e anche il quinto, Amedeo Della Valle, nel suo secondo anno a Ohio State ha avuto più ombre che luci). Tanta amarezza quindi ma un importantissimo acuto di Marco Belinelli all’All Star Weekend nel Three Points Contest in attesa del cammino dello stesso giocatore di San Giovanni in Persiceto ai playoff con i suoi Spurs.

Il campionato 2013-14 Danilo Gallinari purtroppo l’ha potuto osservare solo dall’esterno. L’infortunio occorsogli dodici mesi fa è stato più serio del previsto e durante la riabilitazione lo staff medico dei Nuggets, congiuntamente all’atleta lodigiano, ha preferito ricorrere a un nuovo intervento chirurgico per la completa ricostruzione del legamento crociato del ginocchio sinistro. Numerosi i tweet attraverso i quali il Gallo ha rassicurato i propri fan assicurando loro che tornerà, grazie anche a specifici programmi in palestra, più forte di prima.

Andrea Bargnani la scorsa estate aveva deciso di dare uno scossone alla sua carriera lasciando dopo sette anni Toronto per approdare in una delle franchigie più importanti della lega, i New York Knicks. Le aspettative di Melo e soci erano estremamente alte, grazie anche a un mercato fatto di nomi importanti atto ad accrescere lo star power del team. Lo scarso amalgama però, unito a un animo troppo solista di molti elementi del rooster nonché a scelte poco felici di coach Woodson hanno fatto sì che la stagione dei Knicks si trasformasse in un vero e proprio incubo. Tra i principali indiziati di questa debacle è caduto purtroppo il nostro Mago, il quale in qualche circostanza ci ha messo del suo ma ha soprattutto pagato la nomea di “giocatore molle” in difesa e a rimbalzo. La stagione di Andrea, fino al misterioso infortunio occorsogli lo scorso gennaio, è stata caratterizzata comunque da una media di 13,3 punti a partita, 5,3 rimbalzi e 1,2 stoppate a gara in 30 minuti a partita, statistiche che non possono di certo incoronarlo il peggiore tra i suoi.

Grande attesa c’era nel nostro paese per lo sbarco del capitano azzurro Gigi Datome negli States, in quel di Detroit. In pre-season coach Cheeks aveva fatto intravedere grande stima per l’ultimo MVP della Lega A e il GM Dumars aveva più volte elogiato il talento e le caratteristiche del nostro sardo. I Pistons però sono incappati in un’annata ben al di sotto delle previsioni e Gigi ha pagato il caos tecnico-tattico nella Motown. Lo scotto di essere rookie a 26 ha inoltre inciso sul rendimento del nostro atleta che, nei suoi brevissimi in campo, ha tirato con percentuali ben lontane dai suoi standard. A sotterrare del tutto le pretese di Datome ci ha pensato l’esonero di Cheeks con conseguente arrivo di Loyer, il quale ha centellinato ancora di più il suo minutaggio. Una seconda opportunità non deve essere negata a nessuno, tantomeno a un giocatore che da sempre ha dimostrato di mettere il 110% ogniqualvolta è sceso sul parquet.

Se Andrea, Danilo e Gigi non possono ritenersi di certo felici relativamente a questa stagione, ben diverse sono il resoconto e le prospettive dell’ultimo condottiero azzurro, Marco Belinelli. Il talento di San Giovanni del Persiceto, dopo essersi espresso a sprazzi lo scorso anno con i Bulls di Thibodeau (indimenticabile il suo apporto nella serie contro i Nets durante gli ultimi playoff), è giunto alla corte di Popovich a San Antonio, l’ambiente più adatto per vedere sbocciare del tutto il potenziale dell’ex Fortitudo. In principio il ruolo di Marco doveva essere essenzialmente quello di sostituire nelle rotazioni Gary Neal, magari aggiungendo più pericolosità lungo il perimetro, ben presto però Popovich ha intravisto in lui – con le dovute proporzioni – il nuovo Ginobili, ritagliandogli uno spazio sempre maggiore e facendolo diventare uno dei tasselli fondamentali della second unit, se non uomo schierato in quintetto e nei finali di gara. “Rocky” ha viaggiato a una media di 11,4 punti, 2,2 assist e 2,8 rimbalzi, tirando con il 43% dalla lunga e il 48,5% dal campo. La sua avventura in questa stagione non è giunta ancora al capolinea e i suoi Spurs, forti del miglior record della Lega, sono tra le più serie contender all’anello.

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