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NBA Recap Week 21 – Clash of the Titans: Miami e Indiana a Confronto

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Il match andato in scena questa notte tra i Pacers e gli Heat, il quale ha visto prevalere la compagine dell’Indiana per 84-83 grazie ai 23 di George, ai 17 nel solo primo tempo di Hibbert e nonostante i 38 di LeBron, è la miglior vetrina per cercare di analizzare i match-up tra le due principali pretendenti al predominio della Eastern Conference – nonché forse le più accreditate contender all’anello.

 

LE STELLE – Da un lato abbiamo LeBron James, “The Chosen One”, un già 4 volte MVP della lega nonché presente in una sorta di classifica all time a soli 29 anni. Anno dopo anno ha inserito un tassello nel suo già ben munito mosaico di base e dopo i due anelli conquistati ha del tutto tacciato le voci che lo volevano un giocatore non da momenti topici.

Dall’altra abbiamo Paul George, un talento grezzo e puro allo stesso tempo, capace di ottenere meno di dodici mesi fa il riconoscimento di Most Improved Player of the Year per entrare oggi nei Top5 d’America.

Atleti devastanti in entrambi i lati di gioco, il numero 6 degli Heat può contare su un “total package” che gli consente di ricoprire all’occorrenza praticamente tutte e cinque le posizioni. Dalla sua George può contare il fatto di essere stato meno “scoutizzato” dagli avversari e di avere ulteriori margini.

 

I SECONDI VIOLINO – Data la carriera di Dwayne Wade l’appellativo di “secondo violino” potrebbe far storcere il naso ai più, ma nel 2013 e ancora di più in questa stagione “Flash” si sta adattando sempre più a questo ruolo, rimanendo comunque all’interno del rooster il leader carismatico alla pari di LBJ nonché il suo “equilibratore umorale”. Persa la straordinaria esplosività degli anni d’oro, DW sta cercando costanza nel tiro dalla media, il suo essere accumulatore di falli creerà inoltre non pochi grattacapi alla miglior difesa della lega.

Nei momenti canti Indiana potrà sicuramente avvalersi del supporto di Lance Stephenson; il suo nickname – “Born Ready” – è già tutto un programma. Marcatore della stella avversaria, finalizzatore, all’occorrenza playmaker, Lance è il facilitatore del team e la sua esplosione ha consentito a Larry Bird e al suo entourage di scaricare a cuor leggero un certo Danny Granger, il salvatore dei Pacers nei recenti periodi di down.

 

LE CHIAVI DI VOLTA – Chris Bosh ha da poco compiuto 30 anni ma già da un po’ ha ottenuto la sua definitiva maturazione sui parquet. Abbandonate le velleità di stella in team da anello, è riuscito a migliorare nettamente nelle “intangibles”, basti pensare al rimbalzo catturato in gara 6 delle Finals o al suo netto miglioramento in marcatura del centro avversario. Gli schemi degli Heat gli permettono altresì di avere molto spazio da dietro l’arco e così il buon Chris ha affinato altresì questo fondamentale.

Roy Hibbert è forse il giocatore più temuto da Spoelstra e dagli Heat interi. Un centrone “vecchio stampo”, letale per una filosofia di gioco “new style”. Il rendimento in difesa è costante e di primissimo livello, qualora riuscisse a incasellare più prestazioni offensive di prima fascia consecutive – senza auto-annullarsi a causa dei pochi palloni ricevuto – sarà quasi impossibile trovare una controrisposta per i campioni in carica.

 

IL SUPPORTING CAST – Miami dovrà cercare in primis di innalzare i ritmi di gioco e aprire gli spazi. Atleti come Mario Chalmers e Ray Allen potrebbero essere pedine fondamentali nello scacchiere di Spoelstra. In seconda battuta bisognerà arginare il predominio nel pitturato di Indiana. Birdman e Oden non sembrano – per motivi diversi – essere all’altezza di tale arduo compito, ma dovranno fornire ad ogni modo minuti preziosi di agonismo. Infine c’è un certo Shane Battier: nelle finali di Conference dello scorso anno era relegato a ultima ruota del carro, potrebbe essere un fattore non pronosticato nel computo delle sfide.

I gialli dalla loro possono contare su David West, George Hill, Evan Turner e Luis Scola. L’ex New Orleans senza mai essere troppo evidente macina doppie-doppie a ripetizione, l’ex Spurs invece dovrà ottimizzare al meglio il suo ruolo da playmaker spurio. Turner, arrivato da Philadelphia a febbraio, dovrà dimostrare di poter avere un ruolo importante anche in una squadra da titolo, infine l’argentino ha ricoperto il ruolo che l’anno passato apparteneva a “Psycho Tyler”, ma con maggiore qualità. Da annotare inoltre la presenza nel rooster di Andrew Bynum: qualora riuscisse a inserirsi a pieno nelle rotazioni di Vogel, i Pacers potrebbero contare su due centri incontrastabili nell’arco d tutti i 48 minuti di gioco.

Se il primo turno dei playoff – a meno di un’insperata qualificazione dei Knicks – dovrebbe essere un’assoluta passeggiata per queste due franchigie, un loro eventuale scontro più avanti potrà togliere moltissime energie fisiche e mentali alla squadra trionfante, ma potrà far acquisire altresì la consapevolezza completa nei propri mezzi.

 

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