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NBA Finals, Si gioca per la storia! Ecco la preview dei nostri redattori

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Superato l’incanto e lo stupore della serie persa da Oklahoma City eccoci già pronti per le imminenti NBA Finals che inizieranno stanotte (gara 1 ore 3.00 sky sport 2).
L’occasione è ghiotta, il rematch è servito: Golden State Warriors contro Cleveland Cavaliers.

Le opinioni sulla serie, mai come quest’anno, sono vastissime e differenti (i record non servono senza l’anello, Cleveland è più riposata, la pressione è tutta su Steph, Lebron non può perdere ancora, eccetera), e siccome il mondo è molto vario quando si tratta di Nba e trovare un accordo è sempre molto complesso abbiamo interpellato quattro membri della nostra folta redazione Nba, forti della loro esperienza (ma chiamiamola malattia che è meglio) di basket americano: Manuel Santangelo, Stefano Minerba, Niccolò Gino e Dario Destri.

Ragazzi benvenuti alle Finals, partiamo parlando del cammino, differente, affrontato dalle due squadre nei playoffs.

Manuel: Iniziai l’articolo dell’anno scorso dicendo che ero felice di potermi godere una finale tra due squadre molto diverse. Oggi le squadre che ci costringeranno a notti insonni sono sempre Golden State e Cleveland ma farei fatica a utilizzare lo stesso incipit. Non che i Cavs si siano trasformati nei Warriors (o il contrario), però gli spunti, tattici e non, che ci regalano queste finali sono completamente diversi.

Se arriviamo all’appuntamento con questi nuovi e succulenti presupposti e anche perché il cammino dei playoff ci ha detto cose che in stagione regolare non vengono messe giocoforza a fuoco.

Il primo turno sulla Baia è stato accolto con un sospiro, dato che ha regalato agli uomini di Kerr l’incrocio con una squadra destinata a cadere dopo un anno di equilibrismi sulla sottile linea rossa come i Rockets.

Più interessante la sfida che ha opposto i campioni con Portland. Il risultato finale è stato lo stesso ma se vi fermate alla lettura superficiale dei numeri probabilmente non siete il pubblico adatto per seguire queste disquisizioni.

Abbiamo potuto intanto ammirare per cinque gare il duello tra Curry e la cosa che più ci somiglia, per gli amici Damian Lillard. Se ciò non bastasse questa serie ci ha aperto gli occhi su una cosa che non volevamo forse ammettere a noi stessi: la pallacanestro di GS presuppone uno sforzo fisico e mentale incredibile, bisogna essere sempre avere un certo ritmo per non incorrere in blackout che sono clamorosi e spesso fanno da contraltari a momenti celestiali, come l’overtime di gara 4 con il 30 protagonista che ha definitivamente fiaccato Portland che, come qualunque squadra del globo, non ha la forza mentale per reggere l’urto di certe ondate dei Warriors capaci di distruggerti il castello di carta che hai faticosamente costruito con una facilità abbacinante.

Quando la squadra che va in altalena incontra quella che sull’orlo di una crisi di nervi ci vive da una vita il risultato è scoppiettante. Donovan si è dimostrato allenatore perfetto per i playoff, costruendo sempre ottimi aggiustamenti in corsa. Ha messo in crisi Golden State limitandogli le penetrazioni con i tre “alberi” come li ha chiamati Kerr, sotto al ferro limitando le soluzioni di una squadra che non è, lo ripetiamo anche agli scettici, solo tiro da tre e che comunque crea molte situazioni partendo dal post basso anche se poi non conclude nei pressi.

Poi è successo semplicemente che Oklahoma è arrivata in riserva a un passo dal traguardo, ha perso certezze e energie mentali (veniva da una serie vinta con gli Spurs) e ha trovato una Golden State con le stelle in costante crescita nella serie tanto da non limitarsi solo a quanto da loro siamo abituati ad aspettarci, vedere a proposito la difesa sfoggiata da Curry su Durant nel momento del bisogno.

Dall’altra parte Cleveland ha fatto quello che ormai siamo abituati a dare per scontato ma che scontato non è: dominare un Est che, sebbene in crescita lenta, risulta sempre avere un deficit competitivo con l’altra conference. I Cavs hanno dovuto prima di tutto dovuto capire che animale sono nel primo turno, e la cosa ha dato la possibilità a Detroit di regalarsi dei momenti in cui è andata oltre lo spartito, facendo vedere buone cose prima di lasciare il passo a chi di dovere alla fine con un rotondo 4 a 0.

Capito chi volevano essere i Cavs non hanno fatto troppa fatica ad avere ragione di un Atlanta stanca la cui dimensione sembra quella di restare sempre in un piacevole limbo tra l’anonimato e la gloria. E’ stata la serie in cui abbiamo definitivamente certificato quanto la pericolosità dall’arco sia un arma su cui si basano i Cavs con un record Nba di triple che è l’exploit che nasconde un processo iniziato già da tempo.

Più ostica è stata la serie con Toronto dove sul due a due Cleveland ha preso coscienza di avere situazioni in cui può andare in sostanziale difficoltà ma anche di avere le armi per uscirne. Toronto fa quello che deve fare nella sua stagione, scopre pedine che in qualche modo torneranno utili, e ringraziano i Cavs per avergli regalato la possibilità di fare quello che gli riesce meglio per alcuni brani della serie: il pick ‘n roll.

Niccolò: I Cavs hanno trovato le prime due sconfitte di questi playoff, tra l’altro consecutive, solamente nelle finali di Conference contro Toronto arrivando prima di allora ad un filotto di ben 10 vittorie consecutive passando in scioltezza su Detroit e Atlanta con due netti 4 a 0. Erano i favoriti e hanno rispettato tutte le attese di inizio stagione.

Golden State dopo un facile primo turno (4-1) contro una Houston con evidenti problemi di identità, si è ritrovata nelle semifinali di conference contro una arrembante Portland (serie vinta 4-1) che grazie al duo Lillard-McCollum e compagni ha impensierito i campioni in carica vincendo gara 3 e perdendo gara 4 solo negli overtime e gara 5 per pochi punti. L’ultimo atto della Western Conference ci ha invece regalato una delle sfide più belle di sempre, il massimo che possa chiedere un appassionato di NBA, con Golden State che ha ribaltato il netto 3-1 rifilatogli da Oklahoma City. Se la serie fosse stata al meglio delle 15 nessuno avrebbe obbiettato.

Il divario tra Est e Ovest, soprattutto nei playoff, resta ancora marcato ma è un trend che nel tempo dovrebbe andare a ridimensionarsi visto che in questa Regular Season le squadre di Est hanno fatto meglio rispetto a quelle di Ovest.

Stefano: 12 mesi dopo si ritrovano le stesse due franchigie a contendersi il titolo… sembrerebbe tutto immutato ma in realtà più di una dinamica é cambiata. Prima di tutto abbiamo la voglia di rivalsa di Lebron, chiamato a rispondere a Curry (MVP all’unanimità) su chi sia realmente il maschio Alpha della lega. Non é da sottovalutare la questione playoff, dove le carte si sono invertite: Cleveland non ha mai avuto battute d’arresto, mentre Golden State é uscita graziata dalla serie contro Oklahoma…. ma se ciò che non ti uccide ti fortifica…

Dario: Rematch! Cosa si poteva volere di più? Agonismo alle stelle, voglia di rivincita totale da parte di Cleveland e i Warriors per la storia nba. Francamente è il meglio immaginabile. Cammino totalmente diverso, come sempre, Cleveland più rilassata a est (occhio che non sia controproducente per entrare a ritmo partita) cammino complesso per Golden State, che però ha reagito colpo su colpo e non si è mai abbattuta neanche con gli infortuni di Curry e ha trovata grande durezza mentale diventando la decima squadra della storia a ribalzare un 1-3. Occhio che la pressione è tutta sui ragazzi della baia e questo non può che far piacere a Lebron.

Nelle finali interviene sempre quel “fattore X”, quella cosa magari inaspettata che cambia gli equilibri. Cosa ci sarà in queste finals?

Manuel: Sono certo che la coppia Curry-Thompson darà il suo contributo in termini realizzativi e di leadership ma l’uomo che può far pendere la bilancia da una parte o dall’altra, e non esattamente a causa del peso ragguardevole, è Draymond Green per i californiani. L’uomo da Michigan State vive un periodo difficile ma, non essendo frutto esclusivamente di un appannamento fisico, è arduo dire quando e come finirà. Di certo Golden State non può prescindere da lui e dalla sua carica ma se il suo agonismo esce fuori dai binari può risultare un fattore dalla parte sbagliata. Nell’ ultime serie non gli è entrato il tiro ma giudicare Green dall’impatto offensivo è come giudicare un coltellino svizzero solo da quanto funziona come cavatappi.

Da quale Kevin Love vedremo passeranno molto le sorti dei Cavs. Che cosa possa dare e fino a che punto possa spaccare gli equilibri pare non saperlo davvero neanche lui. Dopo le sconfitte contro Toronto è sembrato ancora quel giocatore cui manchi sempre quel centesimo per fare un dollaro. Anche in questo caso le statistiche non ci diranno tutto sul suo impatto ma una sua insperata crescita difensiva e la qualità con cui sarà in grado di riaprire dal post basso potrebbero dare più dividendi di una serie finale vissuta in doppia cifra alla voce punti.

Niccolò: Avendo ancora in mente la finale della Western Conference è difficile pensare che ci sia qualcuno o qualcosa che possa fermare Golden State. Oklahoma ha giocato la “serie della vita” mettendo in mostra una difesa esemplare fatta di intensità e cambi sistematici mettendo parecchio in difficoltà Golden State e annullando talvolta gli splash brothers, ma non è bastato.

Cleveland dovrà imporsi a rimbalzo con Thompson e Love, così come ha fatto per tutta la serie Oklahoma, cercando di creare il prima possibile un vantaggio consistente e di mantenerlo visto che a Golden State bastano davvero pochi minuti per tirare fuori dal cilindro il parziale da doppia cifra. I Cavs dovranno sfruttare il tiro da 3, avendo sotto questo aspetto più alternative rispetto ad Oklahoma, sperando di trovare alte percentuali. Fondamentale per questo aspetto sarà la capacità di Love di allargare il campo e realizzare importanti canestri da 3 e l’apporto di J.R. Smith che dovrà certamente trovare serate positive da dietro l’arco.

Fondamentale e decisiva sarà la fase difensiva dove tutta Cleveland dovrà sacrificarsi e dare anima e corpo dall’inizio della serie, nascondendo bene difensori di non eccelso livello come ad esempio Irving. LeBron dovrà guidare la sua squadra in quella che si prospetta a tutti gli effetti come un’impresa impossibile, sfruttando al massimo tutto il suo talento e la sua leadership per evitare che questa serie si trasformi nella terza finale consecutiva persa.

Cleveland non ha certo il livello difensivo di Oklahoma ma può contare, a mio modo di vedere, su un pizzico in più di talento e su rotazioni più lunghe.

Se i Warriors riusciranno a giocare sui loro standard, non facendosi imbrigliare dalla difesa e non subendo troppo nel pitturato e a rimbalzo, la strada per la vittoria del secondo anello consecutivo è certamente in discesa. Un fattore che potrebbe essere determinante è Igoudala, se l’ex MVP delle Finals riuscirà come l’anno scorso a limitare King James, la serie potrebbe essere ancora più a favore di Golden State.

Stefano: A mio avviso la chiave di volta della serie saranno le percentuali da dietro l’arco di squadra, i Warriors potranno contare su 2 certezze (leggasi Splash Brothers), mentre i Cavs (che in questi playoff hanno tirato meglio dei loro avversari) se escludiamo Frye, possono avvalersi di tiratori più ondivaghi. Sarà quindi vitale per il team dell’Ohio prendere i tiri “più giusti”, magari abbassando il pace della gara, nonché capitalizzare al meglio le seconde opportunità che Tristan Thompson sicuramente metterà a disposizione con i suoi rimbalzoni offensivi.

Dario: La serie con Okc ci ha insegnato che Golden State, seppur fortissima sul perimetro, soffre clamorosamente l’area chiusa, e se il problema era Steven Adams adesso potrebbe essere un fattore decisivo Tristan Thompson. Le seconde occasioni create dai suoi rimbalzi offensivi potrebbero essere decisive per costringere Golden State a rinunciare alle Death Lineup (il quintetto piccolo). Dall’altra parte decisivo appunto in questa situazione un uomo solo: Draymond Green. Occhio che basta un flagrant e scatterà la sospensione…

Possibile Mvp delle finals?

Manuel: Se la porta a casa Golden State poi è difficile uscire dalla dicotomia: Curry-Thompson. Il secondo, se non incappa in inizi diesel, ha le carte in regola per portarsi a casa il premio visto che ha le giocate decisive, che poi sono quelle che fanno vincere il premio, nelle mani. Ce le avrebbe anche quello col trenta ma credo sia pleonastico soffermarci oltre. Difficile l’MVP possa uscire dalla panchina di GS visto un Igoudala fondamentale ma non al livello monstre dell’anno scorso mentre nessuno tra Barbosa e un pur mostruoso Livingston pare poter attentare al premio.

Se vince Cleveland il premio sono abbastanza convinto che finirà nelle mani di Lebron James. L’esplosione di Curry ha un po’ messo in secondo piano per la prima volta un giocatore che ricorderemo tra i più grandi di tutti i tempi. Ha imparato a coinvolgere i compagni e questa volta ne ha ben donde. In più ha una capacità incredibile di accendersi quando più la partita richiede ed è una autentica macchina da basket con una capacità di lettura straordinaria. Per la prima volta, dai tempi del liceo, non ha inoltre la pressione data dallo stare in bilico perenne tra esaltazione e fallimento più completo. Sarebbe bello fosse libero di potersi concentrare solo sul campo da basket ma la sua storia ed anche il suo volere lo costringono a dover gestire sempre anche il marchio Lebron, oltre al giocatore Lebron e all’uomo Lebron. Non vorremo essere nei suoi panni.

Niccolò: Dipenderà ovviamente da chi vincerà la serie, ma sulla carta sembra una gara a due tra Curry e LeBron, con le possibili aggiunte di Kyrie e di Thompson. Così come lo era l’anno scorso d’altronde… e infatti se lo aggiudicò Igoudala, staremo a vedere.

Stefano: Il vero go to guy dei Warriors in questa postseason é stato indubbiamente Klay Thompson: é stato lui a chiudere la serie coi Rockets, é stato lui il primo violino contro Portland, ma soprattutto é stato lui l’uomo dei parziali contro i Thunder. Dovessero bissare il titolo, difficilmente però non sarà assegnato questa onorificenza a Curry: i tifosi lo vogliono, tutta l’America lo vuole ma soprattutto é la lega a volerlo… E dopo dodici mesi non si farà scappare nuovamente questa occasione.
Il destino di Cleveland é ovviamente in mano a LBJ. Durante i playoff é stato il leader silenzioso che si é occupato più di mettere in ritmo i compagni (Love sentitamente ringrazia) che di andare a canestro. Solo una volta infatti ha superato i 25 punti. Per battere i Warriors dovrà giocoforza aumentare le marce, senza dimenticare i compagni… Questa volta il re non è solo.

Dario: Diifficile uscire dal duo Lebron-Curry, però in questa post season si è visto un Klay Thompson a livello MVP, sopratutto mentale perchè ha saputo capire quanto era il momento di trascinare e quando è il momento di lasciare il campo al fratello di sangue. La capacità e la freddezza di prendere queste decisioni e di essere così freddo e lucido per una superstar moderna è una cosa di assoluta rarità.
Dall’altra parte è Lebron e solo Lebron, non si scappa lui è il leader lui deve trascinare la truppa lui deve portare una città intera al trionfo che aspettano da quel draft del 2003

Bene, ma alla fine chi vince? Sotto col pronostico

Manuel: Vince chi fa più canestri. Mi piacerebbe cavarmela così salmonicamente ma credo che vogliate un pronostico di quelli in grado di porre un punto interrogativo sulla mia pur giovane carriera da aspirante raccontatore del gioco con la palla arancione. La verità è che non ho la più pallida idea di come andrà a finire e la cosa mi elettrizza e mi motiva ancora di più a seguire l’evento rappresentato da queste finali Nba. Non mi sorprenderei se si scrivessero record in questi per lo meno quattro match, tipo numero di triple in una finale. Non mi aspetto una finale corta, non mi aspetto un basket che sarà sempre costantemente di un livello celestiale, di conseguenza mi aspetto una serie dove l’inerzia rimbalzerà da una parte all’altra tipo palla magica degli anni 90 e vincerà chi avrà meno blackout. Detto questo io il mio decino lo butto su Lebron Raymone James ma onestamente faccio fatica a spiegarla razionalmente. Comunque vada io, come il personaggio di Hattie McDaniel in “Via col Vento”, “rimango per vedere anche questa!”.

Niccolò: A prescindere, da appassionato NBA, tifo sempre e comunque per gara 7: se si riuscisse a replicare un’altra serie come la finale di Western Conference sarebbe il massimo. Ho però anche una particolare predilezione per gli uomini in missione come LeBron quindi, con il massimo rispetto per una delle squadre che potrebbe diventare la più forte ad essere mai scesa su un parquet d’oltreoceano, dico 4-3 Cleveland.

Stefano: Sarò conciso. Cleveland non riuscirà a vincere in trasferta, quindi sarà 4-1 o 4-3 Golden State. LeBron potrà accontentarsi (ma anche no) dimostrando come sempre (o quasi) essere il miglior giocatore di questa era… Anche se un possibile record di 2-5 nelle finals comincerebbe a pesare non poco.

Dario: Comunque vada sarà storia. Non è una battuta, sarà storia vera sia per le franchigie sia per tutta la NBA. Uscirei immediatamente dal discorso “Lebron non è da solo quindi questa volta dominerà”, perchè per quanto (poco) ne capisca io il basket non è una addizione perfetta. Lebron fece vedere da solo i sorci verdi a Golden State con delle prestazioni superlative ma dubito fortemente che possa giocare allo stesso modo con la squadra al completo altrimenti Lebron+Irving+Love= 200 punti. Non funziona cosi. Funziona che però anche realizzando di meno puoi giocare incredibilmente meglio e questo potrebbe davvero essere importante per Cleveland.
Curry e compagni arrivano incredibilmente galvanizzati, stanchi ma in ritmo. E hanno ancora tanta fame sopratutto a un passo dalla storia. Vincere alla Oracle Arena non sarà facile, ma non lo sarà neanche nel catino infuocato di Cleveland.
Clima rovente, storie tese, giocate sovrannaturali. Preparate i popcorn e le birre: 3-3 e si va alla 7 con leggermente favoriti i ragazzi del 73-9

 

Ora non resta che goderci lo spettacolo sul divano armati delle peggio schifezze o del miglior caffè per rimanere svegli. Basketitaly per quanto possibile cercherà di essere a tutte le partite per interagire live su twitter con tutti voi, anche se magari rimarremo ammutoliti per questo spettacolo. Welcome to NBA Finals 2016