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Nba, finale Western Conference, Parker e Duncan griffano il 2-0 Spurs

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Onnipotente. Non esiste altra possibile definizione per il Tony Parker che, nella notte italiana, trascina i suoi Spurs sul 2-0 nella serie di finale della Western Conference contro Oklahoma City. Il francese manda in archivio una prova da 34 punti, con un incredibile 16/21 dal campo e 8 assist, ma è il sistema Spurs a predicare pallacanestro per 34 minuti, dando una vera e propria lezione sui due lati del campo a dei Thunder disorientati. E’ un Tim Duncan monumentale in difesa, il fattore che altera gli equilibri tattici della partita, pur in una giornata da 2/11 al tiro (ma altra doppia-doppia, 134esima nei playoffs, a 11p e 12r , più 6 assist e 4 stoppate), mentre il terzo ‘big’, Manu Ginobili stronca il tentativo di disperata rimonta ospite, con un quarto periodo da 10 punti, in una gara da 20 più 4 assist. Nomination a X factor di serata per un Kawhi Leonard da 18p e 10r, con 3/6 dall’arco.

Poco da fare per i Thunder, apparsi slegati, surclassati nel gioco dentro le due aree, appesi alle iniziative individuali delle loro stelle. Durant (31punti), Harden (30p uscendo dal pino, con 7r e 4 assist) e soprattutto Westbrook (27p, 7r e 8a), al di là delle cifre, non hanno mai dato l’impressione di trovare le letture giuste per affrontare la difesa di San Antonio, mentre il reparto lunghi, detto di un generoso Serge Ibaka da 8p e 10r, è andato pesantemente sotto contro la front-line nero-argento.

In cronaca. Si apre subito nel segno di TP e delle sue accelerazioni: il francese va al ferro, colpisce ripetutamente dalla media, innesca i compagni. I Thunder attaccano l’area secondo il piano partita, ma ci trovano solo coccodrilli affamati. Gli Spurs, con Duncan torreggiante nel pitturato, sono perfetti nell’occupare gli spazi, negando o alterando il tiro ai penetratori. Dopo 7 minuti il vantaggio interno è già in doppia cifra, 19-9. Durant si carica i suoi sulle spalle, con un primo quarto da 12, ma alla prima sirena i padroni di casa guidano 28-22.

Secondo Quarto. Con Splitter in campo, la musica in area non cambia per OKC, che trova un vero e proprio muro difensivo. L’attacco di San Antonio, per contro, gira come un orologio, orchestrato da Parker e Ginobili, con la palla che va dentro e fuori dall’area fino all’inevitabile tiro aperto, ed il vantaggio Spurs tocca il più 13, 42-29 dopo 5 minuti. Harden si mette in proprio, ma ha il merito di tenere bene o male cucita la partita, col ritmo che si fa per un momento caotico. Ancora Parker dipinge un paio di capolavori in penetrazione e, negli ultimi due possessi, un Tim Duncan ‘vintage’ inchioda ad una mano l’assist di Ginobili e stoppa senza saltare, di pura posizione, Westbrook lanciato al ferro sulla sirena di mètà partita. E’ più 11 Spurs, 55-44 all’intervallo lungo.

La ripresa si apre nel segno di Boris Diaw (9p e 7r) che lascia la propria firma su gara2, facendo letteralmente detonare l’attacco dei texani, a suon di punti, assist e blocchi da manuale per i tiratori. Risultato: Spurs da 5/5 dall’arco nella prima metà del periodo e vantaggio che decolla fino al +22, 80-58, a poco più di 5’ dall’ultimo intervallo. Dall’altra parte la panchina produce davvero a poco, a parte Harden (che però è panchinaro ‘finto’ quant’altri mai) che tenta una timida risposta, poi coach Brooks ordina l’hack-a-Splitter: fallo sistematico sul brasiliano (che i più, compreso chi scrive, continuano a ritenere un oltraggio al gioco), che però non ha altro esito se non togliere ritmo alla gara, danneggiando addirittura i suoi. Terzo periodo che si chiude su un comodo 92-76 interno.

Quando si torna a giocare a pallacanestro, San Antonio vuole controllare il ritmo e – evento non raro in questi casi – perde il timing della propria esecuzione offensiva. Oklahoma abbassa il quintetto, con Ibaka da 5, alza il volume in difesa e sogna la rimonta, grazie anche ad un cospicuo numero di viaggi in lunetta, fino al –7, 103-96 a poco meno di 5’ dalla fine. Nemmeno il tempo di spaventarsi per i 18.000 dell’AT&T Center, che Ginobili chiude la porta conquistandosi 6 liberi fondamentali e disegnando un paio delle sue misteriose giocate, fino alla tripla del 115-105 che mette in ghiaccio il 2-0 nella serie.

Finisce 120-111, con i Thunder che tornano a casa con molti interrogativi, sperando di ritrovare davanti al pubblico amico, quel ritmo e quella brillantezza visti per 3 quarti in gara1, ma scomparsi stanotte. L’appuntamento è per giovedì, alle 3 ora italiana, sempre in diretta su SkySport2.

 

Stefano Mocerino

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